da "La Nazione" del 15 marzo 2012
VENTISEI gennaio 1975, Fiorentina battuta in casa dalla Samp (reti di
Prunecchi e Maraschi). Sulla squadra volteggiano voci di dolce vita che
l’allenatore Rocco — già sotto choc per i famosi pantaloni rossi di
Speggiorin e le potenti auto esibite dai calciatori — non ridimensiona
con le sue occhiate cupe. I giovani del gruppo sono nel mirino e la
sconfitta in casa è la scusa per una lezione spicciola di galateo.Il 26
gennaio 1975 è il giorno della contestazione delle contestazioni, quella
che nella memoria è archiviata come la vittoria suprema del tifoso: la
rabbia del popolo e i giocatori che scappano a piedi, soddisfazione
massima senza feriti, la rivincita sui divi che ritornano umani
scappando sulle gambe, che all’occorrenza sanno muovere con frequenze
notevoli.La pista era quella del viale dei Mille, la distanza i 500
metri piani.
Dopo 34 anni il protagonista dello sprint sorride al ricordo. Claudio
Desolati aveva vent’anni e contro la Samp aveva giocato solo un quarto
d’ora entrando nel finale al posto di Guerini: «Io c’entravo poco, ma mi
trovai in mezzo a quella bolgia e corsi come Mennea».
Ricostruiamo l’episodio, se le va.
«Come no. Restammo chiusi un’ora e mezzo negli spogliatoi, poi un
dirigente accompagnò me e Speggiorin nella sede viola, che era nel viale
dei Mille. Quando uscii capii subito che non era il caso di parlare con
chi ci stava aspettando».
E allora?
«C’era Carlo, il cuoco della nostra mensa. Gli dissi: coprimi, che io
parto. Lui non capì, mi chiese che fai, ma ero già scappato. Più di
cinquecento metri a tutto fuoco, anche se avevo uno strappo muscolare
alla coscia destra. Ogni tanto mi voltavo e gli inseguitori perdevano
terreno».
E poi?
«Avevo la macchina in un garage, la presi e fuggii a casa. Quando
arrivai avevo la febbre a 39 per la paura. Il giorno dopo però era
finito tutto, arrivai allo stadio e nessuno mi offese».
I tifosi avevano ragione a contestarvi?
«In quel periodo andavamo in ritiro da una settimana all’altra, anche
volendo non avremmo avuto la possibilità di fare niente di
particolare... Ma quando la squadra perde, la gente ha sempre ragione».
Anche oggi?
«Anche oggi. Non vorrei che a Firenze qualcuno si fosse adagiato,
soprattutto fra i più giovani. I tifosi hanno ragione: in campo bisogna
correre».
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