(gennaio 2015) Alla fine ha avuto ragione Della
Valle. Voleva 30 milioni di euro, poi saliti a 35. Ne avrà 31, pare, più il
prestito non oneroso di Salah. Dal Chelsea del magnate Abramovich, uno dei pochi
al mondo che può permettersi di pagare cifre simili per un giocatore di calcio.
Non che quel giocatore non se le meriti, se questi sono i parametri, anzi.
Sono le ultime ore a Firenze di
Juan Guillermo Cuadrado. La Grande Bellezza viola, l’uomo che ha reso possibile
questo secondo progetto dellavalliano più di ogni altro. La Vespa colombiana, soprannominato così (da
Luca Toni, pare) per la velocità con cui colpisce, micidiale, imprendibile. Domenica
scorsa ha giocato la sua ultima partita in maglia viola, contro la Roma.
Domenica prossima probabilmente esordirà a Stanford Bridge a Londra con i suoi
nuovi compagni, contro il Manchester City di Stevan Jovetic, un altro talento a
suo tempo in fuga da Firenze, e da un calcio italiano che certi giocatori non
se li può permettere più.
E’ il più grande affare di
calciomercato dell’era Della Valle. Fu il più grande esborso economico dei
fratelli marchigiani il suo riscatto, 21 milioni complessivi all’Udinese. I 31
incassati dagli inglesi con capitale russo creano una plusvalenza di 10,
annientano il precedente record stabilito da Felipe Melo alla Juventus, e
posizionano l’affare al secondo posto assoluto dietro la vendita di Cavani al
Paris Saint Germain da parte del Napoli, almeno in epoca recente. Stasera il
ragionier Cognigni, che tiene da anni i conti della Fiorentina e soprattutto
quelli dei Della Valle, farà probabilmente sogni d’oro.
Eppure, non è una musica allegra,
né tanto meno una marcia trionfale, quella che fa da colonna sonora agli ultimi
momenti fiorentini di Juan Guillermo Cuadrado. E’ piuttosto una melodia triste,
un refrain suonato sul violino tzigano che accompagna i celebri addii della
storia del cinema, o sulla fisarmonica che scandisce passi che si perdono in
lontananza, per non tornare più.
JGC11, così l’avevano chiamato i
supporters viola quasi a sottolineare che il loro beniamino aveva poco o nulla
da invidiare ai superassi celebrati del calcio mondiale come Cristiano Ronaldo
(CR7 per gli aficionados della playstation appunto), resterà nella storia viola
come uno dei campioni più clamorosi, più piacevoli a vedersi, più simpatici e
tutto sommato più decisivi. Da Amarildo a Daniel Bertoni, la Vespa colombiana
va a posizionarsi in quella galleria di ali destre devastanti che hanno fatto
sognare il Comunale prima ed il Franchi poi. Da stasera è lì, ad occupare il
suo posto nel Corridoio Vasariano dei ritratti di coloro che hanno onorato la
maglia viola. Da domani sarà altrove, ed è una storia che non ci riguarda più.
Arrivò a Firenze nell’estate del
2012, era la fine di luglio e questo ragazzo di colore che veniva da Udine via Lecce
passò quasi inosservato. In quel momento la Fiorentina era una banda sbandata,
gli uomini che avevano fatto dissolvere il primo progetto – quello passato da
Prandelli a Mihajlovic a Delio Rossi – erano dispersi ai quattro venti. Gli
uomini del secondo progetto non erano ancora arrivati. Montella era a Moena con
tre o quattro ragazzi della Primavera, Pradé e Macia non avevano ancora
ricevuto il via libera all’acquisto di quasi 20 giocatori per rifare di sana
pianta la squadra.
Arrivò e restò in disparte, Cuadrado.
Era una ex promessa di 24 anni, prelevata dall’Udinese del talent scout Pozzo
presso l’Independiente di Medellin, e girata in prestito al Lecce, che non
riuscì a salvarsi malgrado i suoi dribbling ed i suoi primi gol in serie A. I
salentini andarono in B proprio grazie alla Fiorentina che si salvò nello
scontro diretto con loro. Questa Vespa fastidiosa che macinava chilometri sulla
fascia destra fu notato però dalla coppia di diesse viola, che ci volle
scommettere sopra. Un milione costò il prestito con diritto di riscatto. 5,5
milioni la prima metà alla fine del campionato 2012-13, quello che lo vide
esplodere. 14,5 milioni la seconda metà, quella del riscatto totale alla fine
del 2013-14, con l’Udinese che tentò di monetizzare il più possibile la sua ex
promessa scopertasi nel frattempo fuoriclasse, inserendo nella trattativa
minacce di Juventus, di Roma e di tutta la concorrenza possibile e
immaginabile.
A quel punto la Fiorentina era
sola di fronte al mondo, a lottare per tenere un top player che faceva gola
alle squadre più forti del pianeta oppure a cedere alla tentazione di fare l’affare
del secolo. La clausola rescissoria fissata a 35 milioni di euro non lasciava
dubbi. Era solo questione di tempo. La Vespa era destinata a volare altrove.
Nel frattempo, il mondiale brasiliano, le misure che gli avevano preso i
difensori avversari, probabilmente un timore più o meno inconscio di rimetterci
le gambe a causa del gioco sempre più duro subito, avevano fatto sì che la
Vespa fosse meno devastante rispetto ai suoi primi campionati.
Con Montella erano ritornate le
incomprensioni iniziali, quelle di quando il tecnico campano lo schierava
dovunque meno che all’ala destra, sua posizione naturale, mettendolo a terzino
in partite decisive (Juventus in Europa League), retrocedendolo come ultimo
difensore sui calci d’angolo allorché tutti i titolari del reparto arretrato
salivano in area a colpire di testa, spostandolo centrale o all’ala sinistra.
Un Joaquin stratosferico certo facilitava l’equivoco, ma Montella sembrava
caderci volentieri, e come Prandelli aveva a lungo equivocato Juan Manuel
Vargas come terzino al posto di Pasqual, così lui aveva spesso e volentieri
rinunciato alla sua arma più devastante per disperderne il talento ed il fiato
a giro per il campo.
La gente di Firenze non è nota
per la sua gratitudine, anche se la chiede ai suoi portacolori, incondizionata.
Così Cuadrado era diventato quello che “tira la gamba indietro”, un altro che
come Gilardino non aveva più la luce accesa. Uno che voleva andarsene già in
estate, uno da accompagnare a Londra questa sera stessa, medaglina e
arrivederci, avrebbe detto il compianto Mario Ciuffi. E nessuno che ricorda già
più i suoi numeri, non solo quelli sul campo a deliziare gli occhi come pochi
altri, ma anche quelli della statistica: 101 presenze e 26 gol. C’è bisogno di
aggiungere altro?
E’ un grande affare, Della Valle
ha avuto ragione e Cognigni stasera canticchia soddisfatto mentre si mette il
pigiama per andare a sognare i suoi sogni d’oro. Ma non è allegra la musica che
accompagna gli ultimi passi di Cuadrado sul suolo fiorentino. E’ un tango
triste, una musica struggente come si confà agli addii che spezzano il cuore.
Triste, solitario y final, avrebbe scritto Osvaldo Soriano, se fosse stato qui
vivo a raccontare la storia di questo jugador de futebol come ne abbiamo visti
pochi.
Da stanotte siamo tutti più soli.
Dio ci conservi in salute Joaquin Sanchez Rodriguez. Da stanotte la vespa è
lui. E soltanto lui.
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