venerdì 1 gennaio 2016

Adiòs Juan Guillermo Cuadrado, la Vespa vola via

(gennaio 2015) Alla fine ha avuto ragione Della Valle. Voleva 30 milioni di euro, poi saliti a 35. Ne avrà 31, pare, più il prestito non oneroso di Salah. Dal Chelsea del magnate Abramovich, uno dei pochi al mondo che può permettersi di pagare cifre simili per un giocatore di calcio. Non che quel giocatore non se le meriti, se questi sono i parametri, anzi.
Sono le ultime ore a Firenze di Juan Guillermo Cuadrado. La Grande Bellezza viola, l’uomo che ha reso possibile questo secondo progetto dellavalliano più di ogni altro.  La Vespa colombiana, soprannominato così (da Luca Toni, pare) per la velocità con cui colpisce, micidiale, imprendibile. Domenica scorsa ha giocato la sua ultima partita in maglia viola, contro la Roma. Domenica prossima probabilmente esordirà a Stanford Bridge a Londra con i suoi nuovi compagni, contro il Manchester City di Stevan Jovetic, un altro talento a suo tempo in fuga da Firenze, e da un calcio italiano che certi giocatori non se li può permettere più.
E’ il più grande affare di calciomercato dell’era Della Valle. Fu il più grande esborso economico dei fratelli marchigiani il suo riscatto, 21 milioni complessivi all’Udinese. I 31 incassati dagli inglesi con capitale russo creano una plusvalenza di 10, annientano il precedente record stabilito da Felipe Melo alla Juventus, e posizionano l’affare al secondo posto assoluto dietro la vendita di Cavani al Paris Saint Germain da parte del Napoli, almeno in epoca recente. Stasera il ragionier Cognigni, che tiene da anni i conti della Fiorentina e soprattutto quelli dei Della Valle, farà probabilmente sogni d’oro.
Eppure, non è una musica allegra, né tanto meno una marcia trionfale, quella che fa da colonna sonora agli ultimi momenti fiorentini di Juan Guillermo Cuadrado. E’ piuttosto una melodia triste, un refrain suonato sul violino tzigano che accompagna i celebri addii della storia del cinema, o sulla fisarmonica che scandisce passi che si perdono in lontananza, per non tornare più.
JGC11, così l’avevano chiamato i supporters viola quasi a sottolineare che il loro beniamino aveva poco o nulla da invidiare ai superassi celebrati del calcio mondiale come Cristiano Ronaldo (CR7 per gli aficionados della playstation appunto), resterà nella storia viola come uno dei campioni più clamorosi, più piacevoli a vedersi, più simpatici e tutto sommato più decisivi. Da Amarildo a Daniel Bertoni, la Vespa colombiana va a posizionarsi in quella galleria di ali destre devastanti che hanno fatto sognare il Comunale prima ed il Franchi poi. Da stasera è lì, ad occupare il suo posto nel Corridoio Vasariano dei ritratti di coloro che hanno onorato la maglia viola. Da domani sarà altrove, ed è una storia che non ci riguarda più.
Arrivò a Firenze nell’estate del 2012, era la fine di luglio e questo ragazzo di colore che veniva da Udine via Lecce passò quasi inosservato. In quel momento la Fiorentina era una banda sbandata, gli uomini che avevano fatto dissolvere il primo progetto – quello passato da Prandelli a Mihajlovic a Delio Rossi – erano dispersi ai quattro venti. Gli uomini del secondo progetto non erano ancora arrivati. Montella era a Moena con tre o quattro ragazzi della Primavera, Pradé e Macia non avevano ancora ricevuto il via libera all’acquisto di quasi 20 giocatori per rifare di sana pianta la squadra.
Arrivò e restò in disparte, Cuadrado. Era una ex promessa di 24 anni, prelevata dall’Udinese del talent scout Pozzo presso l’Independiente di Medellin, e girata in prestito al Lecce, che non riuscì a salvarsi malgrado i suoi dribbling ed i suoi primi gol in serie A. I salentini andarono in B proprio grazie alla Fiorentina che si salvò nello scontro diretto con loro. Questa Vespa fastidiosa che macinava chilometri sulla fascia destra fu notato però dalla coppia di diesse viola, che ci volle scommettere sopra. Un milione costò il prestito con diritto di riscatto. 5,5 milioni la prima metà alla fine del campionato 2012-13, quello che lo vide esplodere. 14,5 milioni la seconda metà, quella del riscatto totale alla fine del 2013-14, con l’Udinese che tentò di monetizzare il più possibile la sua ex promessa scopertasi nel frattempo fuoriclasse, inserendo nella trattativa minacce di Juventus, di Roma e di tutta la concorrenza possibile e immaginabile.
A quel punto la Fiorentina era sola di fronte al mondo, a lottare per tenere un top player che faceva gola alle squadre più forti del pianeta oppure a cedere alla tentazione di fare l’affare del secolo. La clausola rescissoria fissata a 35 milioni di euro non lasciava dubbi. Era solo questione di tempo. La Vespa era destinata a volare altrove. Nel frattempo, il mondiale brasiliano, le misure che gli avevano preso i difensori avversari, probabilmente un timore più o meno inconscio di rimetterci le gambe a causa del gioco sempre più duro subito, avevano fatto sì che la Vespa fosse meno devastante rispetto ai suoi primi campionati.
Con Montella erano ritornate le incomprensioni iniziali, quelle di quando il tecnico campano lo schierava dovunque meno che all’ala destra, sua posizione naturale, mettendolo a terzino in partite decisive (Juventus in Europa League), retrocedendolo come ultimo difensore sui calci d’angolo allorché tutti i titolari del reparto arretrato salivano in area a colpire di testa, spostandolo centrale o all’ala sinistra. Un Joaquin stratosferico certo facilitava l’equivoco, ma Montella sembrava caderci volentieri, e come Prandelli aveva a lungo equivocato Juan Manuel Vargas come terzino al posto di Pasqual, così lui aveva spesso e volentieri rinunciato alla sua arma più devastante per disperderne il talento ed il fiato a giro per il campo.
La gente di Firenze non è nota per la sua gratitudine, anche se la chiede ai suoi portacolori, incondizionata. Così Cuadrado era diventato quello che “tira la gamba indietro”, un altro che come Gilardino non aveva più la luce accesa. Uno che voleva andarsene già in estate, uno da accompagnare a Londra questa sera stessa, medaglina e arrivederci, avrebbe detto il compianto Mario Ciuffi. E nessuno che ricorda già più i suoi numeri, non solo quelli sul campo a deliziare gli occhi come pochi altri, ma anche quelli della statistica: 101 presenze e 26 gol. C’è bisogno di aggiungere altro?
E’ un grande affare, Della Valle ha avuto ragione e Cognigni stasera canticchia soddisfatto mentre si mette il pigiama per andare a sognare i suoi sogni d’oro. Ma non è allegra la musica che accompagna gli ultimi passi di Cuadrado sul suolo fiorentino. E’ un tango triste, una musica struggente come si confà agli addii che spezzano il cuore. Triste, solitario y final, avrebbe scritto Osvaldo Soriano, se fosse stato qui vivo a raccontare la storia di questo jugador de futebol come ne abbiamo visti pochi.
Da stanotte siamo tutti più soli. Dio ci conservi in salute Joaquin Sanchez Rodriguez. Da stanotte la vespa è lui. E soltanto lui.

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