Per chi era ragazzo alla metà degli anni ’50, era una delle colonne
della squadra che vinse il primo scudetto a Firenze. Per chi era ragazzo
alla metà degli anni ’70, era l’allenatore che riuscì a salvare la
Fiorentina in una delle annate più buie e disperate della sua storia.
Giuseppe Chiappella era nato a San Donato Milanese nel 1924. Era un
difensore roccioso e robusto, quello che allora veniva definito stopper,
e che oggi si chiama centrale. All’età in cui avrebbe dovuto cominciare
la sua carriera da professionista, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, e
il suo debutto dovette aspettare il 1946, allorché esordi nelle file
del Pisa che allora militava in serie B. Nel 1949 passò alla Fiorentina,
che poi nei primi anni ’50 con il Presidente Befani diventò uno
squadrone, soprattutto quando ad allenarlo fu chiamato Fulvio
Bernardini.
Quest’ultimo intuì che le qualità dell’atletico Beppe andavano al di là della fase cosiddetta di interdizione, e lo
spostò nel ruolo che all’epoca si chiamava di centromediano metodista,
colui che in genere aveva il compito di interrompere l’azione avversaria
e riproporre quella della propria squadra.
In quel ruolo, Beppe Chiappella dominò la tre quarti viola fino alla
fine della sua carriera, avvenuta nel 1960, e conquistò addirittura la
Nazionale, di cui rimase titolare fino al 1957, con 17 presenze. Fu
proprio a causa di un infortunio in azzurro che dovette saltare la
finale di Coppa dei Campioni che la Fiorentina giocò senza fortuna
contro il Real Madrid. Che con lui in campo, c’è da credere, avrebbe
avuto vita ancor più dura.
Chiappella era un difensore difficilissimo da saltare. Le rare volte che
succedeva, gli attaccanti magari si vedevano togliere la palla con una
scivolata da dietro che lui praticamente fu il primo a brevettare. Era
anche un uomo-squadra, carismatico e molto simpatico ai compagni. Pecos
Bill Virgili ha raccontato che essendo dotato di una gran voce, i
compagni lo chiamavano Louis Armstrong, e spesso gli chiedevano di
cantare per loro. Lui puntualmente li accontentava.
Appese le scarpe al chiodo, rimase alla Fiorentina come allenatore,
incarico che a più riprese rivestì fino al 1968, alla vigilia del
secondo scudetto. Con lui in panchina i viola vinsero la Coppa delle
Coppe nel 1961 e due Coppe Italia, nel 1961 e 1966. Dopodiché, il
mestiere di allenatore lo portò altrove.
Ma il caso volle che nel 1978 fosse momentaneamente libero, quando la
Fiorentina si trovò in una crisi tecnica e di risultati che la tenne per
la maggior parte del campionato all’ultimo posto in classifica e con lo
spettro della retrocessione in B ben davanti agli occhi. Dopo gli
esoneri di Carletto Mazzone e del suo vice Mario Mazzoni, che avevano
uno dopo l’altro gettato la spugna per la disperazione dopo che la
squadra dimostrava di non dare segni di vita e non rispondere più a
nessuno stimolo continuando a perdere partite su partite, toccò al
vecchio soldato viola raccogliere il fardello, caricarsi la squadra
sulle spalle e portarla piano piano a risalire la china, guadagnando una
soffertissima salvezza di cui ci fu la certezza solo all’ultimo minuto
dell’ultima partita, contro il Genoa di Roberto Pruzzo ugualmente
inguaiato (e che retrocesse al posto della Fiorentina), e grazie ad un
gol dell’interista Scanziani al Foggia nella cosiddetta zona Cesarini.
Salvata la Fiorentina, il soldato Chiappella tornò dietro le quinte con
umiltà pari alla sua grandezza, per dedicarsi poi ad un nuovo ruolo di
opinionista televisivo che ha assolto per lunghi anni senza mai una
caduta di stile o un giudizio sbagliato o sopra le righe. La sua lunga
vita colorata di viola si è conclusa nel 2009 all’età di 85 anni dopo
una lunga malattia. I fiorentini di diverse generazioni sanno di dovere
molto a quest’uomo, che nella Galleria Viola occupa sicuramente uno dei
posti più importanti.
Nessun commento:
Posta un commento