sabato 30 luglio 2016

Cialdini, prestaci il secchio

Ti alzi, vai a fare colazione al bar, e sulla locandina di un noto quotidiano cittadino leggi: Baby viola ko, l’Ajax su Mario Gomez. Ti prende uno di quei nervosi che andresti dritto filato dal sig. Giovanni Cialdini a sentire se gli è avanzato un secchio di quella roba. E poi via, verso Casette d’Ete. Saltando anche la colazione.
Mentre il popolo viola si diletta con il tormentone estivo della top 11 (capirai, non l’abbiamo mai fatto, sono 50 anni che cerchiamo di stabilire se Sarti è meglio di Albertosi, se Antognoni è meglio di Julinho, se Batistuta è meglio di Hamrin, e altre sciocchezze del genere che servono tanto a distogliere l’attenzione dal presente gramo), una Fiorentina che non è la prima squadra né la Primavera va in campo a Cesena e perde due a zero. Secco. Le cronache, per chi ha voglia di leggerle (avendo previdentemente omesso di seguire la partita in streaming), parlano di una Viola arruffona, senza difesa, sempre in affanno, con un Babacar al suo peggio (difficile, ma ancora possibile). Con un Sousa che alla fine parla di inatteso fuori pista, o giù di lì.
Ieri mattina, a leggere l’elenco dei convocati per la trasferta in Romagna pigliava male. Va bene, i reduci da Europei e Copa America ancora smaltiscono le ferie pregresse. Va bene, c’è qualche infortunato da primi contraccolpi agonistici (non siamo più a Roccaporena, ma anche a Moena qualche salitina da fare c’è, non foss’altro per andare in sala pranzo all’albergo). Ma dico io, benedetto il Signore, domani l’altro è agosto, ultimo mese di calciomercato. Possibile che l’elenco dei convocati della Fiorentina sia come quello di quando si faceva le squadre per il meccettino a porticine di quando s’era ragazzi??? Ma Corvino, e Sousa che è in piena sintonia con lui, che diamine fanno?
Dice, non c’è soldi. Mah, Diego è sempre nei primi dieci di Forbes, che ci ha messo il cappello stavolta per rientrarci?
Dice, c’è il fair play, bisogna vendere e poi comprare. Forse a questo punto bisogna tenere? Non lo so, ma questo Mario Gomez, centravanti titolare della Germania campione del mondo a noi ci fa così tanto schifo? Loew è un cretino e Sousa un genio? Dice, ma c’è da pagarlo. Quando venne tre anni fa, era a gettone?
Dice, Corvino fa così, aspetta agli ultimi giorni a tirare le reti che getta. Facciamo una cosa, allora, ammesso che sia vero. Aboliamo la preparazione estiva. Che si va a fare in ritiro o a giocare queste amichevoli se tanto chi va in campo a luglio non è chi ci va poi a settembre? Cioè quando devi partire a palla perché trovi subito Juventus, Roma e Milan, per non parlare della Europa League dove anche un Trabzonspor o un Apoel di Nicosia ti fanno girare le scatole a ventola?
I proprietari della Fiorentina forse non se la passano bene. Psicologicamente, intendiamo dire. Uno è lì a cercare di capire che è successo al Corriere della Sera, era lì che lo voleva comprare, con i soldi in mano, bam, l’ha preso Cairo. Seguiranno, presumibilmente, due o tre anni di polemiche sterili con Cairo e il mondo, come quelli seguiti a Calciopoli con Moratti.
L’altro fratello l’ha ritrovato l’aria di Moena. E’ venuto, ha detto un po’ di banalities (scusate l’inglese, ma chi scrive avrebbe tanta voglia di Dellavallexit, chissà se si capisce), è ripartito e adesso fino alla prima di campionato non si rivede più.
E noi qui, alle prese con il giochino del top11 (alla migliore formazione in premio una gigantografia di Ariatti firmata da ADV in persona) e con la spasmodica attesa della sagra del tortello viola. La festa dei 90 anni della Fiorentina, di cui negli ultimi 14 in particolare non c’è da festeggiare assolutamente nulla. Una vittoria in amichevole estiva con il Real, una con il Barcellona. End of transmissions.
Dice, ci saranno tutti i presidenti del passato. No, cari amici, ci saranno solo quelli che non hanno vinto un cazzo (ci si scusi il latinismo, stavolta). Quelli che hanno messo trofei in bacheca sono tutti morti, pace all’anima loro. Senti se è passato un giorno da quando la Fiorentina vinceva.
Dice, ci sarà anche Vittorio. Cari signori, scherziamo e sfottiamo poco. Si può pensare ciò che si vuole dell’ultimo Cecchi Gori, ma se oggi qualcuno è a baloccarsi con il giochino del top11 e ha da scegliere tra Hamrin e Batistuta, tra Toldo e Galli, tra Rui Costa e Roberto Baggio, è anche grazie a lui. Che quando andava in Argentina, o ci mandava il famigerato Luna, tornava con il Re Leone, non con figure da Mammana.
Ma tant’é. La sagra del tortello viola si avvicina. Quando si mangia, le polemiche si fanno da parte. A tavola non invecchia nessuno, figurarsi vecchie glorie e giornalisti. Nel frattempo si avvicinano anche il 31 agosto e l’avvio di una stagione che potrebbe essere meno divertente di quello che sembra adesso. L’abbiamo scritto e lo ribadiamo, nel 1977 in estate c’era un clima più o meno così. Confrontare almanacchi per conoscere il seguito, chi non c’era.
Chissà se il sig. Giovanni Cialdini tiene da parte delle scorte della sua “roba”. Stai a vedere se prima o poi con questi non torna utile. E poi tutti a Casette d’Ete.

In un modo o nell’altro si prospetta una stagione di merda.

giovedì 28 luglio 2016

Keep calm & date retta a Andrea



E’ sempre un avvenimento quando l’1% delle azioni dell’A.C.F. Fiorentina si presenta al ritiro della squadra. Passano gli anni, 14 per l’esattezza, e se anche i titoli non arrivano l’avvio di una nuova stagione viola è sempre un momento adatto a fare dei bilanci. Consuntivi e soprattutto preventivi.
Luglio, si sa, è un mese critico per Firenze. Non solo perché le temperature di consueto salgono a ridosso dei 40°, per non parlare del tasso di umidità, rendendo tutti più nervosi del solito (che non è poco). Ma anche perché se qualcosa può andar male, o comunque in modo insoddisfacente (sempre nei parametri della Legge di Murphy), generalmente è questo il mese che sceglie per farlo.
14 anni fa furono i giorni dell’agonia di Vittorio Cecchi Gori, e quelli in cui il Comune di Firenze (erede del titolo sportivo Fiorentina) cercava convulsamente un interlocutore per la rinascita. Firenze conobbe allora Diego Della Valle, imprenditore del ramo calzature poi estesosi ad altri settori anche grazie alla visibilità acquisita con il viola sullo sfondo. Andrea, il fratello minore, arrivò dopo, sia nell’interesse “tout court” per il nuovo giocattolo di famiglia che nel possesso di quella quota societaria pur minima che da allora gli dà diritto di parlare al popolo fiorentino.
L’attesa messianica di quell’1% rappresentato dal biondo Della Valle jr. ha finito negli ultimi anni per sostituire quella tradizionale per i nuovi acquisti. La stagione svolta quando a Moena atterra l’elicottero di Andrea, e dopo che quest’ultimo ha licenziato alla stampa le frasi storiche contenenti le coordinate dell’anno che verrà.
C’è stato un tempo in cui questa stampa aveva bisogno di essere allettata magari anche con inviti a cena. Nel 2012, il secondo progetto fu accompagnato da uno storico piatto di tagliatelle al tartufo che finirono inevitabilmente per prevalere su qualsiasi considerazione tecnica fatta dal proprietario di minoranza. Quello di maggioranza già allora si teneva alla larga dalle cose viola. Parlò il fratellino, tra una forchettata e l’altra. Nessuno si ricorda più cosa disse. Dopo quattr’anni, i titoli son sempre quelli. Non c’è bisogno di ricordarsi nessuna frase in particolare.
Quest’anno, niente cena. Solo bagno di folla, firma di autografi e dichiarazioni in libertà. Che tra un anno nessuno si ricorderà, perché altra acqua sarà passata sotto i ponti di Firenze portandosi dietro chissà cosa. Eppure varrebbe la pena tenersi qualche appunto. Le parole di Andrea sembrano sempre lasciar trapelare un animo sensibile e coinvolto, che purtroppo un destino cinico e baro ha finora tenuto ai margini dei progetti viola. Tutto il contrario di quanto appare a chi segue i campionati della Fiorentina domenica per domenica.
Dunque. La Famiglia ci tiene a Firenze. Andrea ci tiene alla Fiorentina in modo viscerale. Finché durerà questo amore, cioè per sempre, la Famiglia resterà proprietaria della Fiorentina. Continuando a mandare allo stadio e ai ritiri solo l’1% delle azioni, ma poco male, tanto quello che conta è che il restante 99% non molla. Chissà mai perché, ma non molla.
La Famiglia ribadisce che vuole vincere, non vivacchiare. Ma siccome c’è il fair play finanziario (quella regola per cui compri solo se vendi, e se non hai investito bene gli anni scorsi vendere è un bel problema), e siccome arrivano i cinesi (quelli che da tre anni dovevano entrare in Fiorentina e che poi come in tanti altri casi hanno dirottato su Milano), la Famiglia ribadisce che quest’anno si punta al sesto posto. Fatti due conti potrà essere anche l’ottavo, ma non stiamo a sottilizzare.
La famiglia promette lo Stadio nuovo. Non sia mai, a Roma ha restaurato il Colosseo, e vogliamo lasciare Firenze a prendere l’acqua al Franchi tutte le domeniche che piove? A Roma se l’è cavata con 25 milioni d’euro, qui ce ne vorrebbero parecchi ma parecchi di più. A meno di non aspettare che ce li metta il Comune, o qualche sponsor. Ma se tanto ci da tanto, se si dura fatica a mettere il nome del Folletto (con il dovuto rispetto) sulla maglia, forse non siamo messi bene nemmeno in questo campo. Tanta acqua ha da prendere ancora il fiorentino, quanta ne deve scorrere sotto i ponti sull’Arno, probabilmente.
La famiglia ribadisce che tra Corvino e Sousa c’è sintonia. Fa tanto piacere saperlo. Allora la faccia contrita del mister probabilmente dipende da una gastrite cronica. E quella allegrona del diesse non è dovuta a senescenza precoce. Lui ha in serbo qualcosa, vecchia volpe. Solo che aspetta gli ultimi giorni di mercato. Quelli in cui si può dire che con 48 ore a disposizione di più non si poteva fare. Ai tempi della Democrazia Cristiana (quelli in cui tra l’altro secondo un suo esponente di spicco a pensar male si faceva peccato ma ci si indovinava sempre), sarebbe stato un grande faccendiere Pantaleo Corvino.
A proposito, la Famiglia ribadisce anche che di qui non si muove nessuno. Men che meno Kalinic, Borja Valero, il recuperato Rossi, il prode Gonzalo e forse anche il prode redivivo Gomez. A meno che non arrivi l’offerta che non si può rifiutare. Il problema è che da quando ci sono i della Valle, di offerte ne hanno rifiutate ben poche.
L’estate prosegue, le parole dell’1% dell’A.C.F. vanno in archivio. Tra un mese nessuno le ricorderà più, o le confronterà con la realtà, quale che sia. Ed è un peccato, lo era sia ai tempi della D.C. che in questi tempi moderni di fair play.
Come cantava Lucio Dalla? L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità.

giovedì 21 luglio 2016

Non capisco, non mi adeguo

L’ultima foto che ritrae un Paulo Sousa sorridente risale agli auguri di Natale 2015. Poi, immancabilmente, ha addosso la stessa espressione del fratello di Michael Corleone, Fredo (ci somiglia anche), quando lo portano a fare l’ultima gita in barca.
Non vorremmo attirarci querele, visto che in casa Della Valle si spendono per avvocati (e cause regolarmente perse) tutti i soldi che si risparmiano per i calciatori. Ma questo paragone con il Padrino è decisamente stimolante. Alluzzante, come si dice in gergo tra il folto pubblico di fiorentini che solitamente segue le vicende viola, e che non si è voluto far mancare nemmeno la trasferta in Val di Fassa, anche quest’anno.
C’è tanta gente a Moena, a vedere la genesi di questa Fiorentina 2016-17, nonché il recupero di Giuseppe Rossi che il mister Sousa ha annunciato con lo stesso entusiasmo con cui avrebbe comunicato il decesso del proprio animale d’affezione. E allora, di fronte a tanta allegria e manifesta voglia di vivere (con quello stipendio, poi), si ritorna lì. Gli avranno mica fatto la proposta che non si può rifiutare?
Intendiamoci: la citazione dalla saga di Coppola la vogliamo destituire di fondamento noi per primi. Non sia mai avessimo a finire per pagare noi le spese processuali anche per Salah & company. Ma insomma, sapendo che notoriamente in casa Della Valle i contratti si rispettano, vien da pensare: che gli avranno offerto, per ritirare le dimissioni ed onorare il secondo anno? O meglio, cosa gli avranno minacciato?
Son tempi duri per il gruppo Tod’s. RCS scivola via, nelle sapienti e capienti mani di Urbano Cairo che sta allestendo tra l’altro un Torino di caratura almeno non inferiore alla Fiorentina. Il patron Diego reagisce allo stesso modo di quando pretendeva di mettere a sedere ad un tavolino Massimo Moratti a discutere di fair play. Hai voglia a chiedere garanzie di trasparenza alle authority, in Italia. Viene in mente la canzone di Guccini, a proposito dello sconsolato imprenditore marchigiano, a cui non ne sta andando bene una: vedi caro, è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già.
Tempi duri, pieni di amarezze. E così finisci per non renderti conto che – volente o nolente – ti ritroveresti una squadra quasi già fatta, e con poca spesa potresti farne non diciamo uno squadrone, ma insomma. E rifarti di tante amarezze, se appena appena del calcio ti importasse qualcosa.
Il Gomez che ti torna dagli Europei è un giocatore rivalutato al di là di ogni più rosea previsione. Il tuo investimento può fruttare quanto e più di Italo. Fallo giocare, e regalaci finalmente quella coppia Rossi-Gomez su cui tu stesso avevi creduto, oltre che investito. Oppure vendilo, e reinvesti, senza litigare con i Turchi peggio di Obama con Erdogan dopo il colpo di stato.
Per Tello, cosa aspettiamo? Che al Barcellona girino talmente le scatole da accettare la prima proposta del primo bischero che passa, però con due piotte pronte in mano? Un po’ come il Torino con Llajic? A proposito, ci faceva scomodo il figliol prodigo che tornava a casa maturato e motivato?
E di Rossi, ne vogliamo parlare? La notizia del suo recupero è stata data – non solo da Sousa – con empatia pari a quella con cui fu annunciato il crollo della spalletta dell’Arno vicino al Ponte Vecchio. Ma non basta. Dice, abbiamo quattro attaccanti, ne dobbiamo dare via almeno tre.

Scusa,  Diego, ma non fai prima a dare via la Fiorentina?

venerdì 15 luglio 2016

A metà del guado in acque pericolose



Chi scrive, non ha visto la partita Fiorentina - Team Trentino, prima uscita stagionale della compagine viola 2016-17. Per quanti peccati uno possa aver commesso nella vita, la pena – diceva Beccaria – deve essere sempre commisurata alla colpa. E perciò certi supplizi non devono essere giammai inferti a chicchessia.
Riportano le cronache di una vittoria per 10 – 1, dove quell’1 sta a testimoniare di una non felice prova della difesa viola. O quantomeno di quella parte della difesa viola che si sta allenando gli ordini del mister Sousa. L’altra parte is blowing in the wind. A Corvino hanno messo in mano un retino da farfalle, con quello dovrebbe acchiappare un paio di terzini di qui a fine agosto. Pare che la nouvelle vague sia adesso il campionato olandese. Quello serbo, a regola, è diventato troppo caro per i braccini, pardon, per i portafogli viola.
Chi scrive, già che c’era, s’è guardato bene dal sorbirsi anche la prima conferenza stampa stagionale di Paulo Sousa. Dice che c’era un entusiasmo come da primo giorno di scuola alla ripresa dell’anno scolastico. Frase memorabile: “Non mi aspetto acquisti, io penso ad allenare”. Ecco.
La Fiorentina è una pentola che bolle, con la temperatura e la pressione che stanno raggiungendo livelli di attenzione. Per il livello di guardia, bisognerà attendere le prime partite ufficiali e vedere quanti punti avremo messo in classifica dopo le prime quattro – cinque di campionato.
E’ calcio di luglio, nemmeno d’agosto. Tra un mese magari battiamo il Bayern Monaco in amichevole preagonistica, o preagonica se si preferisce, e cambia tutto. Adesso si vive di sensazioni. La prima delle quali è che questo mister così poco entusiasta possa non mangiare il panettone. O non tirare i coriandoli a Carnevale. O non mangiare la colomba pasquale. Il suo entusiasmo per il progetto” è pari alla voglia dei Della Valle di portarlo avanti. Di solito questa è una miscela esplosiva altamente instabile, come la nitroglicerina. Dipende a quale delle due parti saltano prima i nervi, ma di sicuro a qualcuno saltano. Dipende dalle solite quattro – cinque partite di inizio campionato, e da come vanno.
Altra sensazione. La Fiorentina è una squadra da sistemare, finire di allestire, registrare. Ognuno usi il termine che preferisce. Quella che si sta allenando a Moena è una Primavera allargata, mancano i reduci dall’Europeo e gli eventuali acquisti. Ormai è diventato un trend. Chi si allena d’estate non gioca d’inverno. Finiti i tempi di quei bei ritiri in cui si partiva per Roccaporena con tutti gli effettivi, primi giorni corse in salita e basta prima di vedere il pallone. Chi arrivava a vedere il pallone faceva anche la foto ricordo e finiva nell’album delle figurine con la maglia viola, per tutta la stagione successiva.
Tuttavia, a vedere le cose da un altro punto di vista, la Fiorentina attuale sarebbe una squadra che avrebbe molto di più di quello che si rende conto di avere. Un attacco potenziale Gomez Rossi Kalinic quante squadre ce l’hanno in Europa? Il tedesco è tornato dagli europei rigenerato. Il croato idem. Quanto a Rossi, sempre in termini di sensazioni si può dire che se non ce lo stroncano qualche cosa come seconda punta può ancora combinarla. In viola, intendiamo.
Con un attacco così ed un centrocampo sui livelli della scorsa stagione, veramente basterebbero un par di terzini. Centrali di difesa ne abbiamo a iosa. Portieri idem, più noi dell’Excelsior. Non mancherebbe neanche tanto per poter dire la squadra è a posto. Al netto degli affari sfumati, delle giovani promesse lasciate scappare via e di tutti i soliti discorsi. Questi, i Della Valle, non vogliono più spendere né lambiccarsi la testa con questo gioco troppo complicato. Ma a rigore di autofinanziamento basterebbe anche poco per fare una squadra più che discreta.
Problema. Rossi, Gomez e Kalinic (per non parlar di Babacar) guadagnano da soli più del resto della squadra messo insieme. Bisogna limare il monte ingaggi è uno slogan che furoreggia da tempo, e che anche quest’anno è scritto a caratteri cubitali sul frontone dello Stadio Franchi. Ergo, il Gomez tornato Gomez fa gioco per essere venduto, non per farci qualche gol. Mentre l’INDA volteggia intorno a Bernardeschi come un avvoltoio e la Roma girella come uno squalo intorno a Borja Valero, altra sensazione è che qualche brandello di carne prima o dopo ce lo staccano. Magari agli ultimi giorni di mercato, quando non trovi più nemmeno il disinfettante per medicarti.
Diego Della Valle è uomo dalle tante idee, ma confuse. Di tutto ciò che voleva fare da grande, a parte le scarpe e la ristrutturazione del Colosseo, sembra sulla strada di concretizzare ben poco. La discesa in campo in politica si è concretizzata in poche frasi sconnesse pronunciate al cospetto di Lilli Gruber. La costruzione del nuovo stadio si è arenata su secche ampiamente segnate sulle carte nautiche. Il braccio di ferro con Nardella peraltro è più patetico che avvincente, a questo punto. Quanto alla Fiorentina, i risultati parlano da soli, dopo quattordici anni.
Parla anche Patrizia Panico, dall’altra metà del cielo viola. Nel salutare per sempre la Fiorentina Women’s, la bomber romana che era stata il valore aggiunto di una squadra viola femminile destinata la scorsa stagione a grandi cose non le manda a dire.
“Quel progetto però, che mi ha convinto a mettermi in gioco con l'entusiasmo di una ventenne, oggi si è arenato e forse addirittura ha fatto qualche passo indietro: la Fiorentina ha ridimensionato le ambizioni, diciamo così, e di conseguenza non ci sono state più chiarezza, correttezza e trasparenza sul percorso che, intrapreso nella scorsa stagione, questa squadra dovrebbe continuare a fare”.
Parole che non hanno bisogno di commento. Continua la Panico, inviando il proprio ringraziamento “ai tifosi e alla città che meritano di più: meritano che le due maggiori squadre di Firenze, la maschile e la femminile, siano costruite col reale intendimento di competere con le forze più grandi, sia del nostro campionato sia d'Europa. A questi tifosi sempre vicini e partecipi, capaci di riempirti di attenzione e amore, la società deve dare squadre di spessore e qualità. E non false illusioni”.
No comment, appunto. Siamo perfettamente allineati, dunque, maschi e femmine. Una cosa va riconosciuta a questi Della Valle. Dopo il fair play a tutti i livelli possono dire di aver attuato anche la parità di genere: braccini al maschile, braccini al femminile. Titoli rigorosamente zero.

martedì 12 luglio 2016

E' tutto sbagliato, tutto da rifare



Finiti gli Europei, si ritorna ad occuparci del nostro orticello. Un orto di guerra, più che mai. Parte a Moena la stagione 2016-17, la prima del Corvino-bis, l’ennesima dell’autofinanziamento.
La lista dei convocati parla di una Fiorentina a metà del guado, tra l’ultima stagione di Montella, la prima di Sousa (confermato a sorpresa dopo un girone di ritorno da separato in casa) ed un futuro che mai come in questa estate appare indefinibile. Sembra una di quelle di 40 anni fa, anni settanta, post e pre campionati senza infamia e senza lode, senza acquisti di rilievo a compensare perdite crescenti, fino all’anno della grande paura, quel 1978 che tolse diversi anni di vita a chi era allora tifoso viola.
Dunque, vediamo. All’organico 2016 mancano all’appello il Kuba, che se da un lato ci solleva da uno degli spelling più difficili della storia gigliata, dall’altro ci fa rammaricare. Diventare il miglior realizzatore della Polonia di sempre agli Europei, scavalcando gente come Gregorsz Lato e Zbignew Boniek, non è da tutti. Può darsi che uno così ci manchi. Sousa dice di no. Magari sarebbe stato meglio che fosse venuto a mancare lui, diciamo noi.
Manca anche Cristian Tello, l’unico raggio di sole dello scorso inverno assieme a Mauro Zarate, che invece è presente (almeno per ora). Il barcellonese era quanto di più vicino ad un sostituto del mai abbastanza rimpianto Joaquin che lo staff viola avesse rimediato. Mica Bruno Conti o Claudio Sala, ma insomma l’uomo ogni tanto lo saltava. Ci volevano 8 pippi per riscattarlo, mica i 120 di Pogba. E’ stato deciso di non spenderli.
Pare che finché non entrano i pippi delle cessioni, qua non si muove foglia. Diego pare che non voglia. A breve gli arrivano le fatture del Colosseo, non scherziamo. Questi balocchi cominciano a costare troppo, ‘sta storia del fair play lui mica l’aveva intesa così….
Cedere necesse est. IIlicic è aggregato, ma è già iscritto nella colonna del dare. Pare che ci siano anche Babacar, Mati Fernandez, Tomovic e uno tra Badelj e Vecino. Di pippi in tasca se ne metterebbero tanti. Nel bilancio viola, chissà.  Pare che ci potrebbe finire anche Bernardeschi, nella colonna del dare, se le sirene dell’Inter, anzi dell’INDA!, fossero confermate.
Strana gente i tifosi. Tra un ragazzo di 22 anni di sicuro futuro come Berna e un signore di 31 che il futuro ce l’ha dietro le spalle come Borja, all’unanimità danno via il primo. E Borja sindaco (oddio, peggio di Nardella….). Se Ugolini avesse ragionato così, vendeva Antognoni e teneva De Sisti. Altri tempi, altri costumi. E poi Ugolini di calcio ci capiva. Adesso son tutti intenditori di bilanci. Con i soldi degli altri, che non li vogliono cacciare.
Con i tempi di Corvino applicati al calciomercato, pare di poter dire che chi è al mare adesso ci resti tranquillamente. A Moena è come sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque: non succede una mazza. Altrimenti sarebbe già successo.
Voglio dire, Giaccherini semmai lo prendi prima degli Europei, quando costa 1,5. Non dopo, quando costa 15 e perfino il suo agente Furio Valcareggi si è dimenticato di essere tifoso viola di lungo corso. Adem Llajic, idem con patatine. Lo prendi subito, e con l’occasione fai pari e patta con la Roma di tante questioni aperte, invece di continuare a pagare avvocati che sono bravi a seguire soprattutto i propri, di interessi.
A quel punto hai praticamente rifatto la squadra,e  ti mancano solo i terzini (solo, trattandosi di Fiorentina, è un eufemismo, visto che il terzinus ordinarius è un animale che qui latita dai tempi di Christian Maggio). Sì, perché nel frattempo hai ringraziato tutti gli dei del pallone di averti restituito un Mario Gomez centravanti titolare della Germania che vale almeno quanto l’avevi pagato, e a questo punto hai solo da convincere il prode Sousa a non rompere i coglioni e farlo giocare. Insieme a Rossi, possibilmente. Di Kalinic a questo punto fai quello che vuoi. Vuoi plusvalere? E plusvali, oppure tienilo come terzo attaccante, visto che il Baba con il portoghese non se la dice per niente.
Ammesso che il problema sia Sousa, o non piuttosto il braccio corto della famiglia padrona. Che soldi nel calcio non ne vuole più spendere, solo guadagnare. Il fair play è ridotto a non fare rutti a tavola e lasciare il posto alle signore entrando in ascensore. Il resto son discorsi, e in sede son tutti commercialisti.
E’ una squadra a metà quella che corricchia sotto il sole di Moena agli ordini del capataz Sousa. E non è detto che tutti i pezzi del puzzle vadano a posto di qui al primo settembre. O che la partenza sia fogata come quella dell’anno scorso, anzi. Dicono i bene informati che quest’anno in Val di Fassa si lavora soprattutto sul fondo.
Speriamo di arrivarci, in fondo. Chi scrive si ricorda di estati simili nei formidabili anni settanta. Soprattutto di quella in cui cominciò un incubo che finì solo all’ultimo minuto dell’ultima partita la primavera successiva. Grazie ad un nostro giocatore, l’indimenticabile ed indimenticato Ezio Sella, e ad uno dell’INDA, Alessandro Scanziani. Quel giorno c’era gente di sessant’anni suonati che piangeva, all’uscita dallo stadio.
Le lacrime basta, per favore.