venerdì 1 gennaio 2016

Quando Ezio Sella fece piangere Firenze

Ci sono tanti modi per rimanere nella storia di un club. Una lunga e gloriosa militanza oppure magari un solo singolo episodio determinante. Come quello di Mauro Bressan che nel 1999 segnò al Franchi un gol al Barcellona che valse alla Fiorentina il passaggio del turno in Champion’s League, ma soprattutto è rimasto nell’albo d’oro come uno dei gol più belli di tutti i tempi.
La storia della Fiorentina è una galleria piena di questi ritratti. Gente che magari ha brillato una sola stagione, o addirittura una sola domenica. Ma senza quella domenica magari le cose viola sarebbero andate molto diversamente. Magari molto peggio. Poi, nel calcio è tutto discutibile, chissà perché nella sede della A.C.F. Fiorentina campeggia un ritratto gigante di Luca Ariatti piuttosto che di qualcun altro. Misteri del calcio.
1978. La Fiorentina di Carlo Mazzone, detto affettuosamente “stroncapettini”, comincia male il campionato e lo prosegue peggio. Alla prima giornata si fa rimontare dal Milan in casa, alla nona quando va a Bologna a giocare un surreale derby dell’Appennino è ultima in classifica con tre punti. I padroni di casa rossoblu ne hanno appena uno in più. Vincono i viola in mezzo alla nebbia ed alla disperazione con un gol di Andrea Orlandini all’87°, ma cambia poco. Quel campionato prosegue come una rincorsa al sogno sempre più lontano di rimanere in una serie A da cui Firenze non si è più separata dopo gli anni 30. Nel dopoguerra è una delle poche squadre mai retrocesse. Stavolta sembra invece che siamo alla fine.
30 aprile. Alla penultima giornata la Fiorentina, che nel frattempo è passata dall’esonerato Mazzone al dimissionario Mario Mazzoni (il suo vice, quello che aveva alzato a Roma tre anni prima l’ultima Coppa Italia) al capitano di lungo corso Beppe Chiappella (uno degli eroi del primo scudetto), va a Pescara condannata a vincere, dopo aver dissipato tutte le occasioni di salvezza possibili ed immaginabili. Retrocedono in tre, per issarsi al quartultimo posto i viola hanno un solo risultato utile. Vincere o morire.
E invece vanno addirittura sotto, ci pensa Claudio Desolati a pareggiare e a tenere vive le ultime illusioni, più che le speranze. Ma serve a poco, la ripresa scorre via drammatica e scialba. Solo un miracolo può salvare ormai la Fiorentina. E il miracolo quella volta avviene.
E’ il 90°. L’arbitro concede ai viola un calcio di punizione dal limite dell’area pescarese. E’ l’ultima chance. Un’ottima chance, perché nella squadra fiorentina milita Giancarlo Antognoni, che oltre ad essere il fuoriclasse che è, l’unica luce di Firenze a quel tempo e un faro ineguagliato che proietterà il suo bagliore anche nelle epoche successive, è anche un grande specialista dei calci piazzati.
Peccato che “Antonio” giochi dall’inizio dell’anno con una fastidiosa tarsalgia che ne ha limitato considerevolmente il rendimento. L’unico dieci si trascina quasi su una gamba sola, e dopo aver sbagliato un rigore a battere quell'ultima, disperata punizione ci manda Galdiolo. Che la calcia male, svirgolandola. Ma su quella svirgolata ecco la mano, anzi il piede del destino.
Il destino si chiama Ezio Sella, ragazzino di Roma cresciuto nella Viterbese e arrivato in sordina a Firenze proprio quell’anno. Uno dei peggiori della storia viola, tanto che a quel punto il capocannoniere è proprio lui, con sei reti. E meno male, altrimenti la notte sarebbe stata ancor più fonda, con i big Desolati, Casarsa e Prati in crisi nera.
I fotogrammi indelebili di quel calcio di punizione, visti e rivisti tante di quelle volte da chi c’era che a confronto il gol di Bressan è una bazzeccola, mostrano il pallone carambolare dal piede di Galdiolo a quello di Sella, e di lì infilarsi nella porta sguarnita proprio da quel rimpallo. Ecco qua, Fiorentina sul 2-1, per la prima volta nella stagione fuori dalla zona retrocessione, con una sola partita da giocarsi in vantaggio di punti e differenza reti su Bologna, Genoa e Foggia, nonché lo stesso derelitto Pescara.
Ed ecco Ezio Sella nella leggenda del calcio Fiorentino. Avrebbe fatto poco altro per confermarvisi il “romanino”, finendo per essere ceduto nel 1980 al Brescia dopo due stagioni incolori (anche se benvenute dopo la grande paura del 1978) a fianco del mitico Dino Pagliari. Ma basta quel gol, segnato in quel momento drammatico come pochi, a farlo ricordare con la gratitudine che si porta ai veri benemeriti.
Senza quel gol quel 1978 avrebbe visto la storia della Fiorentina prendere una strada ben diversa. La serie B avrebbe voluto dire per Ugolini non riuscire a trattenere Antognoni (da tempo circuito dalla Juventus) e non riuscire a ricostruire una squadra per la risalita in A. Chissà se Pontello avrebbe preso la società in B, chissà se e quando la Fiorentina sarebbe tornata nella massima serie.
Senza il gol di Sella chissà di che storia staremmo a parlare adesso. La domenica dopo bastò trascorrere novanta minuti di agonia resistendo al Genoa di Roberto Pruzzo che andò nella serie cadetta al posto nostro, ed aspettando da San Siro la notizia (che arrivò solo a sei minuti dalla fine) del gol decisivo dell’interista Alessandro Scanziani al Foggia.
Chi scrive può testimoniare che quel pomeriggio del 7 maggio del 1978 (così come del resto la domenica precedente) a Firenze c’era diversa gente adulta che piangeva senza ritegno. Avendo rivisto finalmente le stelle, come Padre Dante all’uscita dell’Inferno.

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