C’è un giglio viola piantato laggiù tra il Paranà e il Rio de la Plata.
Quanti sono stati i campioni che hanno attraversato l’Oceano per venire a
indossare la casacca viola? E chi erano? Il primo fu un uruguayano di
origini lucane, Pedro Petrone detto el artillero. Campione del
mondo con l’Uruguay nella prima edizione della Coppa Rimet, disputata
nel 1930 nel suo paese, arrivò a Firenze l’anno dopo dal Nacional di
Montevideo.
Costato 30.000 lire, ne prendeva 2.000 mensili di ingaggio (era l’epoca
in cui si cantava “se potessi avere 1.000 lire al mese"). Arrivò senza
scarpe da calcio, per trovargliene un paio che gli andassero bene, il
Marchese Ridolfi mandò i suoi emissari fino a Bologna. Quando le trovò,
l’artillero cominciò a segnare all’altezza della sua fama. Il suo primo
gol viola (1-0 all’Admira Vienna) fu anche quello che inaugurò lo Stadio
Giovanni Berta costruito da Luigi Nervi nel 1931, che poi si sarebbe
chiamato Stadio Comunale ed infine Artemio Franchi.
Capocannoniere nel 1931-32 assieme ad Angelo Schiavio del Bologna
(destinato a succedergli come campione del mondo con la nazionale
azzurra di Vittorio Pozzo nel 1934), non si ripetè l’anno dopo perché
l’allenatore Felsner lo spostò da centravanti ad ala destra. Petrone non
gradì, il marchese Ridolfi dette ragione al tecnico e lo multò (sempre
2.000 lire). Pedro fuggì nella notte lasciando Firenze per fare ritorno
al suo Nacional, dove segnò 30 gol nel campionato successivo.
Nel 1934 ebbe una botta di nostalgia improvvisa, e si ripresentò a Firenze, ma la sua carriera viola ormai era
conclusa. Petrone (morto nel 1964) rimase sempre legato a Firenze tanto
da chiamare Fiorentina una scuderia di cavalli da corsa da lui creata a
Montevideo. Il suo posto fu preso nel cuore dei tifosi dal connazionale
Carlos Gringa, anche lui campione del mondo del 1930, che dal 1932 al
1936 come ala sinistra segnò 22 reti in 98 partite. A differenza
dell’artillero, Gringa rimase a vivere a Firenze dove morì nel 1984.
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