venerdì 1 gennaio 2016

Paolo Valenti, che confessò di essere viola al 90° minuto

Il 15 novembre 1990 se ne andava, in punta di piedi e con lo stile con cui era vissuto, Paolo Valenti, campione di una generazione di giornalisti ormai estinta e tifoso viola sconosciuto agli altri tifosi viola fino al termine della sua vita.
Era nato a Roma nel 1922, ma il suo cuore era viola, avendo lui trascorso l’infanzia a Firenze. Lo avrebbe confessato solo negli ultimi istanti della sua ultima trasmissione in RAI, poco prima di lasciarci per sempre, sconfitto dal male del secolo, il cancro. Alla RAI era entrato nel 1950. Dopo una lunga gavetta fatta di tante tappe del Giro d’Italia, diverse edizioni delle Olimpiadi, gare di automobilismo e pugilato, era stato consacrato alla notorietà dalla telecronaca del leggendario match valevole per il titolo mondiale dei pesi medi tra Nino benvenuti ed Emile Griffith, vinto dal triestino.
Nel 1970 dette vita insieme a Maurizio Barendson e Remo Pascucci alla sua creatura che ha fatto la storia della televisione italiana: quel Novantesimo Minuto che ha fatto compagnia la domenica a generazioni di tifosi fino all’avvento delle pay TV. La gente correva a casa, dopo aver visto la partita allo stadio o averla seguita alla radio con Tutto il calcio minuto per minuto, e a quel punto in religioso silenzio si disponeva a vedere Paolo officiare il rito domenicale della trasmissione di gol, risultati e classifiche.
Nel 1976, con la riforma della RAI che assegnò 90° Minuto al palinsesto della Rete 1, rimase solo a condurre la trasmissione all’interno del contenitore Domenica In, dove lo volle un’altra leggenda della televisione di quegli anni, Corrado Mantoni. Allora Paolo Valenti ebbe un’ulteriore intuizione che trasformò in meglio se possibile una trasmissione già amatissima dagli italiani: la costituzione in ciascuna sede regionale di una redazione alla quale era affidata non solo la trasmissione dei “riflessi filmati” delle partite (come si diceva allora) ma anche il commento tecnico più o meno a caldo di quanto era successo.
Valenti si portò dietro nella storia molti altri colleghi, alcuni dei quali al pari di lui non ci sono più, altri si godono una meritata pensione: Marcello Giannini, Luigi Necco, Tonino Carino, Cesare Castellotti, Giorgio Bubba, Gianni Vasino, Giampiero galeazzi, Piero Pasini, Ferruccio Gard, Emanuele Giacoia e un giovanissimo Lamberto Sposini. Per molti anni Paolo Valenti riuscì a coordinare questo gruppo di talenti offrendo una trasmissione garbata e divertente, un “teatrino” come lo definì lui stesso in cui si dava informazione completa senza mai trascendere circa gli eventi relativi allo sport più amato dagli italiani.
La carriera e la vita di Paolo arrivarono fino a Italia 90, a commento di cui realizzò una trasmissione speciale chiamata Minuto Zero che offrì il suo ultimo contributo al commento di uno spettacolo su cui si stavano affacciando le TV commerciali, che proponevano format sicuramente più innovativi, come quello dell’emergente Alba Parietti, o altri che però complessivamente erano dotati di assai minore aplomb.

Poco dopo, la malattia prevalse e al momento di salutare il suo pubblico per l’ultima volta Paolo Valenti finalmente si concesse un accenno a quella squadra per cui aveva tifato per tutta la vita, senza mai lasciar trapelare nulla che potesse minimamente inficiare la sua enorme professionalità: la Fiorentina. La circostanza fu poi confermata e messa in risalto da Nando Martellini, che lo commemorò a 90° Minuto dopo la sua scomparsa. E dagli stessi tifosi viola che la domenica successiva esposero uno striscione su cui era scritto: Paolo, al 90° l’abbiamo saputo, viola con classe e dignità.

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