Antonello Venditti non si
riconosceva più nella Roma attuale, e chiese che l’A.S. Roma togliesse l’inno
che le regalò nel 1983, quel Roma, Roma, Roma che
tutto l’Olimpico canta in coro ancor oggi quando la squadra giallorossa scende
in campo. Rosita Celentano chiese i diritti d’autore all’Inter di Moratti per
lo sfruttamento dell’Inno Pazza Inter composto a suo tempo
da Paolo Barillari e Dino Stewart, di cui sono attualmente proprietari proprio
la figlia del Molleggiato e la sua casa discografica Luna Park. Moratti rispose
tornando al vecchio (e gratuito) C’è solo l’Inter.
Tempi duri per alcune ex
grandi in difficoltà del nostro calcio, colpa del fair play finanziario in entrambi i casi? Di sicuro, tempi duri
per i loro Inni. Chi non corre pericoli, né mai li correrà perché da queste
parti la questione è fuori discussione da sempre (tranne che per un breve
periodo sotto la gestione Pontello) è l’Inno della Fiorentina. Quella Canzone Viola che viene cantata a squarciagola al Franchi tutte le
domeniche che Dio mette in terra e che la squadra viola gioca in casa.
Pochi lo
sanno, ma di tutti gli inni delle squadre di calcio italiane quello della
Fiorentina è il più antico. Il testo risale addirittura al 1930, l’A.C.
Fiorentina era stata costituita da appena 4 anni e la squadra che solo da un
anno aveva scolorito le maglie biancorosse in quelle viola giocava ancora in
Via Bellini, mentre lo Stadio Giovanni Berta, poi Comunale, poi Artemio Franchi
era in costruzione. Tra i tifosi veniva distribuito prima delle partite un
volantino con le parole di Enzo Marcacci musicate dal maestro Marco Vinicio.
Quello che questi tifosi, per iniziativa dell’Ordine del Marzocco (che si può considerare il precursore degli odierni
Viola Club), presero a cantare a squarciagola per incitare i loro beniamini
Petrone & C. ebbe un tale successo che alla fine l’editore musicale
Marcello Manni ne comprò i diritti e lo pubblicò in vinile.
Da allora, Canzone Viola
altrimenti intitolata Oh Fiorentina divenne parte integrante della colonna
sonora cittadina, al pari di capolavori come Firenze sogna, Mattinata
fiorentina o La porti un bacione a Firenze. E al pari di questi capolavori, trovò il suo degno
interprete nel cantante-tifoso Narciso Parigi. Era il 1959, nel frattempo la
Fiorentina aveva trionfato nel primo campionato della sua storia, e siccome
anche negli anni successivi al ’56 la squadra viola si manteneva ad altissimi livelli,
l’inno rinfrescato dalla splendida voce di Narciso Parigi parve un’ottima idea.
A parte l’aneddoto secondo cui Parigi si trovava a Milano ad incidere la sua
versione e per avere un coro adeguato si dovette rivolgere a dei giocatori dell’Inter
che si resero disponibili (tra cui il fiorentino Egisto Pandolfini, tifosissimo
viola), la versione del 1959 riuscì splendidamente e divenne quella definitiva,
Narciso Parigi ne comprò poi i diritti, e da quel momento a nessuno venne più
in mente di metterla in discussione.
Oddio, a quasi nessuno. Quando nel 1980 i Pontello comprarono la
Fiorentina, per dare un segno di cambiamento tangibile rispetto al passato
pensarono bene di andare a “innovare” rispetto a due delle cose a cui i
fiorentini tenevano di più: la maglia e l’inno viola. La storica maglia con il
giglio dei due scudetti fu sostituita da un’altra viola acceso su cui campeggiava
un giglio-alabarda (che qualcuno per la verità assimilò a ben altro, per
esempio ad un organo sessuale maschile ritratto, diciamo così, non nel suo
momento migliore, ….). L’inno di Narciso Parigi invece fu sostituito con un motivetto
in stile bossanova intitolato Alé Fiorentina.
La squadra messa in campo dai Pontello piacque molto, ed arrivò a sfiorare il
terzo scudetto. Maglia ed Inno cambiati non piacquero per niente, e quando
Cecchi Gori comprò la Fiorentina e restaurò le versioni storiche di entrambe,
ai fiorentini parve solo un atto dovuto e basta.
Se Liverpool quindi ha la
sua splendida “You’ll
never walk alone”, Firenze risponde
con “Garrisca al
vento il labaro viola”. E giova
ricordare che l’ultima volta che le due squadre si sono incontrate, a cantare
erano solo i fiorentini, sia al Franchi che ad Anfield Road.
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