martedì 27 dicembre 2016

Glielo porto io. E poi?



L’offerta del Tianjin per Kalinic è di quelle che non si possono rifiutare. Se davvero si trattano di 40 milioni, decidiamo chi parte e ce lo porta, anche con la propria macchina. Si può e si deve rifiutare invece quella degli inglesi, che non essendo – calcisticamente parlando – alle prime armi come i cinesi, mettono sul piatto della bilancia un assai più prosaico Simone Zaza più soldi. Siccome di giocatori ridicoli negli anni a Firenze ne abbiamo avuti a sufficienza, direi che fare passo è d’obbligo. Zaza sta bene su youtube, e lì è giusto che resti.
Se l’offerta cinese è valida, invece, si aprono due scenari. Uno è il solito da diversi anni a questa parte, e autorizza le prevedibili obbiezioni: anche Alonso era un offerta che non si poteva rifiutare, e i soldi però dove sono finiti? Chi se li è messi in tasca?
A questa obbiezione ha risposto preventivamente il consigliere Panerai all’uscita dell’ultimo CdA. Per quanto abbia una faccia che ricorda quella di Darth Sidious nella saga di Guerre Stellari, Panerai una cosa giusta l’ha detta (più che giusta, indicativa dello stato delle cose): al prossimo mercato, bisogna rientrare di altri soldi.
Manco fosse il Monte dei Paschi, la Fiorentina del fair play finanziario è ultimamente diventata un pozzo senza fondo. Una idrovora che macina quattrini in quantità industriale, è il caso di dire trattandosi di una holding e non più di una società sportiva (Darth Cognigni docet).
Al mercato di gennaio, è già stata messa in preventivo una cessione. Lo sappiamo tutti. In principio era Badelj, su cui si stava aprendo una parvenza di asta tra Milan e Inter, una specie di derby cinese. Poi Zarate, che si pensava dovesse liberare quel posto in Tribuna Autorità ormai suo di diritto per tutta la restante durata della gestione Sousa.
Quando già le prestazioni strepitose di Federico Bernardeschi cominciavano ad autorizzare scenari alternativi ed inquietanti, ecco l’offerta asiatica per Nikola Kalinic.  Secondo il primo scenario di cui stiamo trattando, su 40 milioni 35 buoni se li metterebbe intasca il tesoriere viola, o quello della Tod’s, fate voi. Ennesimo sacrificio umano alla divinità divoratrice di quattrini che viene adorata in Viale Manfredo Fanti a partire dal 2002.
Non vale la pena di parlarne, bilancio risanato (almeno per qualche mese), fine dei discorsi, a gennaio si razzoleranno un paio di prestiti. Tanto, per arrivare ottavi o noni basterebbe riprendere anche il buon Diamanti, o giù di lì.
Poi c’è il secondo scenario. Si vende per reinvestire. Prima che vi vada di traverso dalle risate ciò che resta del panettone natalizio, proviamo a ragionarne.
Dalla partenza di Kalinic non ne può venire che bene. Oltre al denaro fresco da reinvestire (ripeto, non spanciatevi dalle risate), sarebbe in primo luogo finita la farsa del modulo ad una punta che tanti punti ci è costato in questa disgraziata stagione. Non potendoci insomma liberare di Sousa prima di maggio, gli toglieremmo di mano il principale strumento delle sue sousate.
Da febbraio in poi, se la dovrebbe giocare con Babacar titolare e Zarate (opportunamente ritirato dal mercato e fatto scendere dalla Tribuna) al suo fianco come seconda punta. Un diecino speso su Gabbiadini del Napoli semplificherebbe la vita non tanto a Sousa quanto a chi continuerebbe a seguire le prestazioni della Fiorentina, dallo stadio o da casa.
Su Badelj, discutiamo. Non è Eraldo Pecci, ma negli equilibri di centrocampo viola, con Borja Valero prossimo alla casa di riposo, con Gonzalo Rodriguez in procinto di seguire le orme di Osvaldo e darsi in pianta stabile al rock, il croato il cui nome stranamente non finisce in IC sarebbe difficilmente sostituibile per uno staff di mercato viola (che poi quest’anno è di nuovo una one man band, quella salentina di ritorno) che non è capace di programmare acquisti mirati più di quanto uno scolaro delle elementari sia capace di gestire i compiti delle vacanze prima della sera della Befana. Senza Badelj, il centrocampo viola si chiama Vecino e basta. E ringraziare (o maledire a seconda dello scenario) che nel frattempo sta esplodendo Federico Chiesa.
Poi ci sarebbe da spendere per la difesa. Nello scenario due, si prende quel ciarpame arrivato in estate più Tomovic, si accompagna ai confini della Terra di Mezzo con diffida a farsi mai più rivedere, e si comprano un paio di difensori decenti. Nello scenario uno, chi è scoppiato a ridere da almeno un paio di paragrafi continui pure, perché il tesoriere viola vi esibirà una bella lingua di Menelicche.
Diamo Kalinic ai cinesi, prima che ci ripensino. Poi si discute cosa fare dei 40 milioni. 10 alla Fiorentina e 30 in tasca ai Della Valle, visti i chiari di luna, ci si potrebbe anche stare.