«Sono fiorentino purosangue, e
amo il calcio da quando sono nato. Mio padre mi portava allo stadio da quando
avevo 6 anni. Questa passione ha condizionato la mia vita, perché per seguire
la Fiorentina ho tralasciato anche i miei interessi».
Si raccontava così Mario Ciuffi,
riassumendo una storia che potrebbe essere quella di ognuno di noi. In
quanti siamo stati portati da nostro padre allo stadio a sei anni o giù di lì,
e ne siamo rimasti segnati per tutta la vita? Marchiati indelebilmente di viola?
In quanti abbiamo tralasciato molto, se non tutto, per stare dietro a questa benedetta
Fiorentina, che si è presa molto, a volte tutto, e spesso ha ridato più dolori
che gioie? Quante famiglie sfasciate, quante imprese andate a male, quante vite
in trasferta? E soprattutto, in quanti si sono pentiti di questa scelta?
Azzardiamo una risposta a quest’ultima domanda? Nessuno.
Comincia così la storia di
tutti i bambini fiorentini purosangue. E prosegue così per quasi tutti. Ma uno
solo diventa Mario Ciuffi. Uno solo è il supertifoso che ha sacrificato tutto,
meno che il suo matrimonio, per stare dietro alla sua squadra in casa e
soprattutto fuori, organizzando pullman e trasferte pagate di tasca sua e rimettendoci
dalla stessa tasca fino al punto, come è emerso negli ultimi, difficili giorni
della sua vita, di non avere più nemmeno una casa a cui tornare.
A Firenze non c’era uno che
non lo conoscesse. Opinionista su TVR Teleitalia 7 Gold alla “Frustata”, la trasmissione da lui
inventata e resa celebre in cui se la prendeva con tutti coloro che si rendevano
colpevoli di oltraggi vari alla Fiorentina ed alla città di Firenze, poi alla
radio nei vari spazi di Radioblu gestiti
insieme ai popolari conduttori David Guetta e Saverio Pestuggia, era diventato
a modo suo insieme un capo storico della tifoseria viola ed un opinion leader
per tutti coloro che si accostavano all’universo Fiorentina. Era quello che
metteva all collo dei nuovi acquisti la sciarpa viola, battesimo senza del
quale nessuna carriera sportiva poteva prendere il via qui, sulle rive dell’Arno.
Mario Ciuffi "battezza" Vincenzo Montella |
Nei suoi 78 anni di vita,
Supermario non si era mai risparmiato, né lo aveva risparmiato la Fiorentina. Finché
pochi giorni prima del natale 2012 il suo cuore aveva alzato la mano, chiedendo
l’assistenza dei sanitari. Per due mesi Mario Ciuffi aveva lottato nel reparto di
cardiologia di Careggi con la speranza di riaggregarsi prima o poi al gruppo, sempre
per dirla in termini calcistici.
Nel frattempo, la città di
Firenze si mobilitava per fargli avere attestati di affetto e solidarietà, e
anche qualche gesto concreto di aiuto, perché emergevano le difficoltà
economiche dei coniugi Ciuffi, che per stare dietro alla loro squadra del cuore
avevano sacrificato tutto, ma veramente tutto, e adesso la signora Renza non aveva nemmeno un tetto
sotto cui tornare dopo aver assistito il marito ricoverato in ospedale. Il
Comitato Amici di mario Ciuffi, a cui aderì perfino Andrea della Valle, lanciò
la consueta gara di solidarietà di cui Firenze è stata spesso capace, per
aiutare uno dei suoi "vecchi campioni" ad affrontare serenamente e dignitosamente
gli ultimi anni di vita, come era già successo ad esempio per Miguel Angel
Montuori.
Se Mario ce l’avesse fatta ad
uscire dall’ospedale, avrebbe scoperto di avere molti più amici di quanti gli
era forse sembrato durante gli anni trascorsi nelle comitive al seguito della
squadra viola. Ma era destino che non fosse così. Il suo cuore si ritirò
definitivamente dall’attività il 18 febbraio 2013, dandogli il tempo di vedere
un’ultima volta la sua Fiorentina dare una lezione di calcio all’Inter, ma
lasciando insoddisfatto il suo desiderio più grande, quello di vedere il terzo
scudetto cucito sulle maglie viola.
Quella di Mario Ciuffi è una
storia tra le tante che abbiamo raccontato in questa galleria viola. Non ha un lieto
fine, non ha altra fine che quella che la vita propone ad ognuno di noi. Perché
è la storia di uno di noi. Di quei bambini che una volta battezzati viola sono
diventati adulti e poi anziani all’ombra della Torre di Maratona, invecchiati
insieme al sogno di una nuova grande vittoria che non arriva mai.
Nessuno metterà più la sciarpa
viola al collo dei nuovi acquisti, adesso che alla Fiorentina riprendono ad
arrivare grandi campioni. Ma chissà se quella vittoria che Mario sognava di
rivedere prima di andarsene è dietro l’angolo. E chissà se lassù in Paradiso si
può festeggiare quando vince la tua squadra del cuore.
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