venerdì 1 gennaio 2016

Il grande cuore di Mario Ciuffi

«Sono fiorentino purosangue, e amo il calcio da quando sono nato. Mio padre mi portava allo stadio da quando avevo 6 anni. Questa passione ha condizionato la mia vita, perché per seguire la Fiorentina ho tralasciato anche i miei interessi».
Si raccontava così Mario Ciuffi, riassumendo una storia che potrebbe essere quella di ognuno di noi. In quanti siamo stati portati da nostro padre allo stadio a sei anni o giù di lì, e ne siamo rimasti segnati per tutta la vita? Marchiati indelebilmente di viola? In quanti abbiamo tralasciato molto, se non tutto, per stare dietro a questa benedetta Fiorentina, che si è presa molto, a volte tutto, e spesso ha ridato più dolori che gioie? Quante famiglie sfasciate, quante imprese andate a male, quante vite in trasferta? E soprattutto, in quanti si sono pentiti di questa scelta? Azzardiamo una risposta a quest’ultima domanda? Nessuno.
Comincia così la storia di tutti i bambini fiorentini purosangue. E prosegue così per quasi tutti. Ma uno solo diventa Mario Ciuffi. Uno solo è il supertifoso che ha sacrificato tutto, meno che il suo matrimonio, per stare dietro alla sua squadra in casa e soprattutto fuori, organizzando pullman e trasferte pagate di tasca sua e rimettendoci dalla stessa tasca fino al punto, come è emerso negli ultimi, difficili giorni della sua vita, di non avere più nemmeno una casa a cui tornare.
A Firenze non c’era uno che non lo conoscesse. Opinionista su TVR Teleitalia 7 Gold alla “Frustata”, la trasmissione da lui inventata e resa celebre in cui se la prendeva con tutti coloro che si rendevano colpevoli di oltraggi vari alla Fiorentina ed alla città di Firenze, poi alla radio nei vari spazi di Radioblu gestiti insieme ai popolari conduttori David Guetta e Saverio Pestuggia, era diventato a modo suo insieme un capo storico della tifoseria viola ed un opinion leader per tutti coloro che si accostavano all’universo Fiorentina. Era quello che metteva all collo dei nuovi acquisti la sciarpa viola, battesimo senza del quale nessuna carriera sportiva poteva prendere il via qui, sulle rive dell’Arno.
Mario Ciuffi "battezza" Vincenzo Montella
Nei suoi 78 anni di vita, Supermario non si era mai risparmiato, né lo aveva risparmiato la Fiorentina. Finché pochi giorni prima del natale 2012 il suo cuore aveva alzato la mano, chiedendo l’assistenza dei sanitari. Per due mesi Mario Ciuffi aveva lottato nel reparto di cardiologia di Careggi con la speranza di riaggregarsi prima o poi al gruppo, sempre per dirla in termini calcistici.
Nel frattempo, la città di Firenze si mobilitava per fargli avere attestati di affetto e solidarietà, e anche qualche gesto concreto di aiuto, perché emergevano le difficoltà economiche dei coniugi Ciuffi, che per stare dietro alla loro squadra del cuore avevano sacrificato tutto, ma veramente tutto, e adesso  la signora Renza non aveva nemmeno un tetto sotto cui tornare dopo aver assistito il marito ricoverato in ospedale. Il Comitato Amici di mario Ciuffi, a cui aderì perfino Andrea della Valle, lanciò la consueta gara di solidarietà di cui Firenze è stata spesso capace, per aiutare uno dei suoi "vecchi campioni" ad affrontare serenamente e dignitosamente gli ultimi anni di vita, come era già successo ad esempio per Miguel Angel Montuori.
Se Mario ce l’avesse fatta ad uscire dall’ospedale, avrebbe scoperto di avere molti più amici di quanti gli era forse sembrato durante gli anni trascorsi nelle comitive al seguito della squadra viola. Ma era destino che non fosse così. Il suo cuore si ritirò definitivamente dall’attività il 18 febbraio 2013, dandogli il tempo di vedere un’ultima volta la sua Fiorentina dare una lezione di calcio all’Inter, ma lasciando insoddisfatto il suo desiderio più grande, quello di vedere il terzo scudetto cucito sulle maglie viola.
Quella di Mario Ciuffi è una storia tra le tante che abbiamo raccontato in questa galleria viola. Non ha un lieto fine, non ha altra fine che quella che la vita propone ad ognuno di noi. Perché è la storia di uno di noi. Di quei bambini che una volta battezzati viola sono diventati adulti e poi anziani all’ombra della Torre di Maratona, invecchiati insieme al sogno di una nuova grande vittoria che non arriva mai.

Nessuno metterà più la sciarpa viola al collo dei nuovi acquisti, adesso che alla Fiorentina riprendono ad arrivare grandi campioni. Ma chissà se quella vittoria che Mario sognava di rivedere prima di andarsene è dietro l’angolo. E chissà se lassù in Paradiso si può festeggiare quando vince la tua squadra del cuore.

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