Sessantesimo
minuto di Fiorentina - Qarabag. Il risultato
ormai è ampiamente a posto per la Fiorentina, ed il suo allenatore decide che è
il caso di dare un’occhiata alle condizioni in cui si trova quella che dovrebbe
essere una delle armi migliori della sua squadra e che invece – per
vicissitudini di natura personale – negli ultimi tempi si è perso completamente
di vista.
Non è dato
sapere quanto ci creda veramente Paulo Sousa, quando manda in
campo Mauro Zarate al posto di Nikola Kalinic.
Quanto ci creda Maurito lo si capisce un minuto dopo, quando il
portiere Sehic della squadra ospite deve andare a raccogliere
in fondo alla rete il pallone del 4 – 0, scagliato dal piede nobile
dell’argentino caricato in maniera esplosiva da una voglia di spaccare un mondo
diventatogli improvvisamente ostile. Un gol di quelli che una volta, quando il
calcio era fatto anche di iperboli ispirate da grandi gesti tecnici di
grandissimi campioni, si chiamava eurogol.
Sul prato del Franchi
si rivede qualcosa che ormai appartiene ad un passato glorioso, ma che comincia
ad avere i colori sbiaditi delle immagini invecchiate dal gran tempo passato.
Esattamente vent’anni fa, a San Siro, dopo aver segnato anche
lui un eurogol, un marito che aveva da dire qualcosa di importante
alla propria moglie si gettò sulla più vicina telecamera per rilasciarle in
mondovisione al sua dichiarazione. Si chiamava Omar Gabriel Batistuta,
sì, proprio colui che domani riceverà la cittadinanza onoraria di Firenze. E
che Firenze, al pari di sua moglie Irina, non è più riuscita a levarsi dal
cuore.
Vent’anni dopo,
un altro argentino termina la sua corsa festante davanti alla telecamera. Anche
lui ha da dire qualcosa di importante a sua moglie, che in questo momento
combatte in una partita molto più importante e difficile della sua. Lo fa non
con le parole, ma con la scritta che porta sulla maglietta che indossa sotto
quella viola d’ordinanza. Gracias Dios Nat te amo. Maurito si
becca l’ammonizione prevista dal regolamento, ma in quel momento non ha
importanza per nessuno. ciò che importa è che lui riesca a stringere la gola
del Franchi per la commozione allo stesso modo del suo connazionale di
vent’anni prima. I paragoni sono sempre scomodi e pericolosi, ma stasera
accostare Mauro Zarate a Gabriel Batistuta è assolutamente lecito. Anzi, è
doveroso.
Nat è Nathalie
Weber, la bella moglie di Maurito che si è scoperta affetta
da uno dei mali del secolo, e che da tutta l’estate ci sta combattendo contro.
Suo marito, per starle vicino, ha dovuto saltare praticamente tutta la
preparazione estiva e l’avvio di campionato. Lo davano per affranto, con la
testa ormai lontana dal pallone, dal suo mestiere.
Eccolo qui
invece. Eurogol al 61’,
bis al 77’,
con una punizione che ricorda quelle che tirava un altro fenomeno viola, Adrian
Mutu. O Manuel Rui Costa, se si vuole tornare
indietro fino a quelle immagini ingiallite ormai, ma che ci portiamo tutti
dentro il portafoglio insieme a quelle dei figli.
Mauro Zarate con la moglie Natalie ed i figli Mia e Rocco |
“Grazie a
tutti per i messaggi e l’affetto che mi dimostrate in questo momento difficile,
grazie alla mia famiglia, gli amici e i miei figli che mi danno la forza di
andare avanti e soprattutto per la più bella e coraggiosa donna al mondo. Ti
amo amore, sei tutta la mia vita”. E’ la dedica finale di Maurito
per una serata che lo riconsegna a Firenze come prima, più di prima.
La vita mette a
dura prova, a volte. Chi supera queste prove, o comunque sopravvive loro, può
dirsi un uomo o una donna decisamente migliore. Zarate Kid e sua
moglie Nathalie sembravano due baciati dalla fortuna, calciatore di successo
lui, modella di altrettanto successo lei. Adesso scoprono che l’unica vera
fortuna è stata esser l’uno al fianco dell’altra, nel momento più difficile.
Lei affronta una
convalescenza difficile, come sa chiunque abbia affrontato il suo male. Lui si
ritrova con la voglia di spaccare il mondo, e comincia non appena il mister
lo rimanda in campo. Firenze assiste estasiata ai suoi eurogol, dopo
aver assistito con compostezza al suo dramma nei mesi scorsi. E scopre di voler
stare vicino al suo talento, nella buona come nella cattiva sorte.
Forse è tardi
per diventare l’erede di quell’altro argentino, quello di vent’anni fa. Ma Maurito
è in tempo a scrivere qualche pagina di storia viola. E c’è da scommettere che
se aspirerà prima o poi alla cittadinanza di questa città, a definirla anche
lui su casa, nessuno si sentirà di negarglielo.
Zarate Kid
è tornato, que viva Zarate Kid.
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