lunedì 1 febbraio 2016

I dieci giorni che sconvolsero la Fiorentina: 10) Il sogno abita ancora qui

Inizia il nuovo corso, ma inizia senza il coraggio di rinnovare la squadra, forse perchè per cambiare radicalmente ci vogliono tanti soldi. Viene preso un allenatore lontano anni luce da Prandelli, che viene munificamente e gloriosamente elargito alla Nazionale.
Mihajlovich non si fa amare dalla tifoseria e anche il campo gli dà torto. Il popolo rumoreggia, ma il serbo viene confermato per la stagione successiva, quasi a voler indispettire la piazza. Un disastro annunciato. Le sessioni di mercato portano sulle rive dell’Arno giocatori inspiegabili e improponibili. Corvino non ne azzecca più una: sfoltisce, taglia il monte ingaggi, regala giocatori e si affida a improbabili sostituti. Il numero 10 sulle spalle di Olivera, l’acquisto di un centravanti improbabile come il Tanque Silva rappresentano il punto di non ritorno della discesa dei Viola agli inferi.
La Fiorentina perde, gioca male e non convince. Pagherà il serbo, come pagherà poco dopo anche Corvino: lo 0 a 5 casalingo rimediato contro la Juve esige una testa da ghigliottinare e il DS, fino ad allora inspiegabilmente perdonato e difeso, diventa il perfetto capro espiatorio.
Il nuovo allenatore Rossi è chiamato a compiere il miracolo, ma anche lui si ritrova, ben presto, a navigare su un guscio di noce in mezzo all’oceano in tempesta. La scazzottata in diretta TV con l’indisponente Ljajic è la punta dell’iceberg, è l’inequivocabile sintomo che la Fiorentina è profondamente malata.
Finisce l’ennesimo campionato amaro, deprimente e deludente, con la squadra che si salva sul filo di lana. Gli ultimi due anni di gestione Della Valle hanno svuotato il Franchi, spaccato la tifoseria e annientato quella che, un tempo, era stata un “signora” squadra.
Vengono fatte promesse, si garantisce una rivoluzione e si assicura il rilancio. Una tempesta di idee investe la Fiorentina. Si cambia tutta l’area tecnica. Montella, Pradè e Macia sono gli uomini che devono compiere l’impresa, il trio della Provvidenza, chiamato a fare di necessità virtù.
Così, nell’ estate del decennale, la Fiorentina decide di rimboccarsi le maniche. Sarà il campo a dare l’inappellabile verdetto finale, ma non si può negare che la Società in quell’estate del 2012 abbia lavorato molto e, per certi aspetti, bene.
Gli uomini “nuovi del new deal viola – Pradè e Macia – hanno provato, seppur con risorse limitate, a ricostruire una squadra degna di questo nome. “L’acquisto”, però, che fa più clamore, perché per niente scontato, è quello di Andrea Della Valle.
Se è un semplice ritorno di fiamma o piuttosto qualcosa che è destinato a durare lo capiremo solo vivendo. Quello che è innegabile è che l’anno del decennale è un importante crocevia per la storia della Fiorentina. Non è più il tempo delle mezze misure.

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