Inizia il nuovo corso, ma inizia
senza il coraggio di rinnovare la squadra, forse perchè per cambiare
radicalmente ci vogliono tanti soldi. Viene preso un allenatore lontano anni
luce da Prandelli, che viene munificamente e gloriosamente elargito alla Nazionale.
Mihajlovich non si fa amare dalla
tifoseria e anche il campo gli dà torto. Il popolo rumoreggia, ma il serbo
viene confermato per la stagione successiva, quasi a voler indispettire la
piazza. Un disastro annunciato. Le sessioni di mercato portano sulle rive
dell’Arno giocatori inspiegabili e improponibili. Corvino non ne azzecca più
una: sfoltisce, taglia il monte ingaggi, regala giocatori e si affida a
improbabili sostituti. Il numero 10 sulle spalle di Olivera, l’acquisto di un
centravanti improbabile come il Tanque
Silva rappresentano il punto di non ritorno della discesa dei Viola agli
inferi.
La Fiorentina perde, gioca male e
non convince. Pagherà il serbo, come pagherà poco dopo anche Corvino: lo 0 a 5
casalingo rimediato contro la Juve esige una testa da ghigliottinare e il DS,
fino ad allora inspiegabilmente perdonato e difeso, diventa il perfetto capro espiatorio.
Il nuovo allenatore Rossi è
chiamato a compiere il miracolo, ma anche lui si ritrova, ben presto, a navigare
su un guscio di noce in mezzo all’oceano in tempesta. La scazzottata in diretta
TV con l’indisponente Ljajic è la punta dell’iceberg, è l’inequivocabile
sintomo che la Fiorentina è profondamente malata.
Finisce l’ennesimo campionato
amaro, deprimente e deludente, con la squadra che si salva sul filo di lana.
Gli ultimi due anni di gestione Della Valle hanno svuotato il Franchi, spaccato
la tifoseria e annientato quella che, un tempo, era stata un “signora” squadra.
Vengono fatte promesse, si
garantisce una rivoluzione e si assicura il rilancio. Una tempesta di idee investe
la Fiorentina. Si cambia tutta l’area tecnica. Montella, Pradè e Macia sono gli
uomini che devono compiere l’impresa, il trio della Provvidenza, chiamato a
fare di necessità virtù.
Così, nell’ estate del decennale,
la Fiorentina decide di rimboccarsi le maniche. Sarà il campo a dare
l’inappellabile verdetto finale, ma non si può negare che la Società in quell’estate
del 2012 abbia lavorato molto e, per certi aspetti, bene.
Gli uomini “nuovi del new deal viola – Pradè e Macia – hanno
provato, seppur con risorse limitate, a ricostruire una squadra degna di questo
nome. “L’acquisto”, però, che fa più clamore, perché per niente scontato, è
quello di Andrea Della Valle.
Se è un semplice ritorno di
fiamma o piuttosto qualcosa che è destinato a durare lo capiremo solo vivendo.
Quello che è innegabile è che l’anno del decennale è un importante crocevia per
la storia della Fiorentina. Non è più il tempo delle mezze misure.
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