Vittorio
Cecchi Gori rimane, nella memoria collettiva, l’uomo che ha fatto finire i
libri contabili della Fiorentina in Tribunale, quello che l’ha fatta fallire,
sparire, morire. Vittorio, però, è stato anche l’uomo delle ciliegine, delle
arrampicate in balaustra, degli striscioni sull’incedibilità di Batistuta,
delle scintillanti presentazioni della squadra, corredate da modelle e attrici
che portavano nella periferica Firenze il sapore di quella Hollywood alla amatriciana
che si era ritrovato per le mani.
L’impero
cinematografico era stato costruito da suo padre. La stessa Fiorentina era
creatura di Mario Cecchi Gori e sotto la sua egida avremmo, sicuramente,
scritto tutta un’altra storia. Vittorio aveva il destino segnato di chi è
condannato ad essere sempre e soltanto “il figlio di”: un eterno numero due,
imbrigliato da chi, con onestà intellettuale che prevaleva sull’amore paterno, vedeva
in lui i limiti del gregario.
Mario se ne è
andato nel 1993 e Vittorio ha avuto finalmente carta bianca: ha conseguito così
la sua maturità e quell’affrancamento negato fino ad allora dal
genitore-tutore. E così, in rapida e inesorabile successione, ci furono l’esperienza
in politica, le televisioni, il burrascoso divorzio da Berlusconi: tutte
esperienze fallimentari che decretarono l’inesorabile inizio di un declino, in
cui Vittorio ha perseverato con pervicacia e testarda convinzione.
La Fiorentina
ha pagato i suoi limiti e i suoi errori e niente è stato fatto per salvarla:
per lei non si son scomodati a inventarsi un “decreto spalma debiti” o la
miracolosa trasformazione in “ramo di azienda”.
Gli ultimi
mesi del suo regno sono stati surreali e grotteschi. La liason con Valeria Marini, lo zafferano, le perquisizioni, fino al
fax della banca colombiana che avrebbe dovuto salvare la Fiorentina. Una trama
degna di uno dei suoi migliori film…..
Quello che,
però, è accaduto nell’estate del 2002 non era scenica finzione, ma la triste
realtà. L’amara storia del principe che non diventò mai re e che perse il suo
regno a causa della cieca presunzione di chi il bastone del comando lo ha
ereditato e non conquistato.
Il Feudo
Viola moriva con il suo impero…
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