lunedì 1 febbraio 2016

I dieci giorni che sconvolsero la Fiorentina: 4) Una squadra in venti giorni

Cosa succede nei giorni successivi al 3 agosto, ha dell’incredibile, e del leggendario, a ripensarci ancora oggi. In poco più di 72 ore, si passa dalla disperazione più nera ad una euforia incontrollata ed incontrollabile.
Siamo ancora vivi. Non c’è una sede, una struttura societaria, nemmeno le maglie da distribuire ai giocatori. Non parliamo dei giocatori. Il solo Angelo Di Livio, tra gli eroi del passato, accetta di rimanere e di scendere a giocare in C2. Un gesto che in futuro non gli varrà una grande riconoscenza da parte della società, ma che sul momento ha una importanza fondamentale. Si, perché della vecchia Fiorentina, quella morta la notte del 31 luglio, non rimane veramente altro.
La squadra messa in piedi da Diego dDella Valle su mandato del Sindaco Leonardo Domenici e dell’Assessore allo Sport Eugenio Giani è fatta di “absolute beginners”, almeno per il calcio in una piazza che conta, pur nobile declassata, come Firenze.
La leggenda vuole che la rottura tra i Della Valle e Giancarlo Antognoni avvenga proprio in quei giorni. Il magico 10, viene contattato non si sa se dal sindaco o dall’assessore, per partecipare alla dirigenza della nuova società, ma forse le proposte si spingono anche oltre. Giancarlo pensa che, come minimo, visto che Giovanni Galli é già stato incaricato come Direttore Sportivo, a lui assegneranno la Presidenza, ruolo di garanzia per la città nei confronti dei nuovi arrivati. Diego Della Valle, invece risponde che, stima molto Antognoni come calciatore, ma non lo vede come manager e, essendo la società sua, il Presidente lo sceglierà lui.
Così a dirigere le operazioni viene chiamato Gino Salica, ingegnere chimico entrato da poco nel Gruppo Della Valle, un gran lavoratore, serio, onesto, capace, che in poco più di venti giorni trasformerà il nulla assoluto in una società di calcio pronta ad affrontare un campionato totalmente sconosciuto.
Come già detto, Direttore Sportivo viene chiamato un vecchio amore di Firenze: Giovanni Galli. L’ex-portiere del quasi scudetto dell’82 compie un’impresa con pochi precedenti portando a termine una campagna acquisti straordinaria per rapidità e consistenza: ben trentatre giocatori che vanno ad aggiungersi a “Soldatino” Di Livio, con alcuni nomi che o sono eccellenti o sono destinati a diventarlo:  Christian Riganò, Alessandro Diamanti e Fabio Quagliarella su tutti.
Si lavora giorno e notte, anche il giorno di Ferragosto, in una sede che consiste in un paio di locali ritagliati nello Stadio Franchi. La nuova società, non essendo ancora fallita la vecchia e non dovendosi creare pertanto nessun tipo di continuità con essa per non addossare a Della Valle situazioni debitorie pregresse, si chiama “Fiorentina 1926 Florentia srl”. Per gli affezionati, cioè tutti i fiorentini, sarà “Florentia Viola”. Gli sponsor sono un bel colpo: la Fondiaria (che lega così per la prima volta il suo nome alla società di Della Valle) e la Puma che fornisce a spron battuto le nuove maglie.
A metà agosto, la Florentia Viola può scendere in campo, e a nessuno pare ancora vero. Nella prima partita ufficiale, Fiorentina – Pisa di Coppa Italia (21 agosto 2002) allo Stadio Franchi partecipano più che altro dei ragazzini della Primavera (o di quello che ne rimane dopo il disfacimento della Fiorentina di Cecchi Gori ed il saccheggio operato da procuratori e società interessate). E’ una partita che ha soprattutto un valore catartico: i fiorentini si ritrovano una volta di più a riempire lo stadio, quando credevano invece di non avere più una squadra di calcio, solo per urlare in faccia non solo ai tifosi pisani e ai loro sfotto’ ma a tutto il mondo incredulo: “siamo ancora vivi”.

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