2007-2012: un quinquennio di luci
e ombre, gioie e dolori, struggenti ricordi e cocenti delusioni in salsa viola,
difficili da dimenticare e, forse, anche da raccontare. Il campionato 2007-2008
regala alla Fiorentina l’accesso al preliminare di Champion’s League: uno zuccherino
che fa rimettere la bocca dopo l’amara sconfitta, ai rigori, nella semifinale
di Coppa Uefa contro i Rangers Glasgow.
Nella stagione successiva
l’avventura europea finisce nella fase a gironi, ma l’appuntamento con l’Europa
che conta è solo rinviato di un anno, perché con il piazzamento in campionato
la Fiorentina si riqualifica. Nella stagione 2009-2010 i Viola superano la fase
a gironi della Champion’s League come primi classificati battendo, per ben due
volte, il Liverpool.
Agli ottavi, più che il Bayern, è
l’inconcepibile e indimenticabile Ovrebo a disintegrare i sogni viola, rendendosi
fautore di una eliminazione che griderà imperitura vendetta. Arriva anche la
semifinale in Coppa Italia, ma qualcosa comincia a scricchiolare
pericolosamente. L’alchimia perfetta che, fino a quel momento aveva regnato in
Fiorentina, si dissolve. Prandelli, che nel 2009 aveva ottenuto al centesima
vittoria alla guida dei gigliati, superando Bernardini nella classifica degli allenatori
più vincenti sulla panchina viola, viene in pratica pubblicamente
delegittimato.
Lo spogliatoio, senza più un
timoniere riconosciuto e appoggiato dalla Società, tira i remi in barca. Il parafulmine
che, per quasi 5 anni, aveva sanato e nascosto tanti problemi e tante magagne
diventa improvvisamente il nemico da combattere. La sua più grande colpa è
stata puntare, per la prima volta, i piedi, chiedendo un piccolo passo in più,
un ulteriore sforzo per completare una grande opera.
Nella mente di Diego Della Valle,
però, le “grandi opere” sono ormai ben altre. C’è il Colosseo da restaurare, ci
sono i treni dell’alta velocità da realizzare e la Fiorentina decade a ruolo di
“figliastra”, da parcheggiare e affidare alle cure – e alle incurie – di
dirigenti che nel mondo del calcio stanno a zero e ci stanno, pure,
malvolentieri.
La Cittadella, conditio sine qua
non del rilancio viola, rimane un freddo plastico buono ormai solo per una
comparsata a Porta a Porta e fra la
Fiorentina e i Della Valle scoppia la “crisi del settimo anno”. Rigore,
freddezza, distacco e autofinanziamento sono le nuove parole chiave di un rapporto,
da separati in casa, che si logora e si incrina sempre di più.
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