1° agosto
2002: Firenze è una città ammutolita, annichilita, svuotata e sotto shock. L’incredulità
delle prime ore lascia il posto ad un dolore profondo e insopportabile. La
Fiorentina, stritolata e fagocitata dai debiti e dall’istanza di fallimento,
non esiste più. Una lunga e ininterrotta storia d’amore é stata spezzata e
spazzata via.
Firenze, per
la prima volta nella sua storia di città perennemente e orgogliosamente “contro”,
incapace di arrendersi e di rassegnarsi al destino, reclina la testa. Non ha più
la forza, non ha più la speranza, non ha più niente da difendere e per cui
combattere. Eppure, come per miracolo, in 48 ore tutto è destinato a cambiare.
Le Istituzioni decidono di scendere in campo, di tentare il tutto per tutto pur
di scongiurare il rischio che Firenze possa perdere, in quella rovente e
maledetta estate, la squadra per cui vivere e tifare.
In quelle
giornate infuocate, sono ore frenetiche quelle che si vivono a Palazzo Vecchio.
Si cerca, con l’orologio che scandisce il poco tempo a disposizione, una
soluzione fra le pieghe delle carte federali che consenta di sfuggire all’oblio.
Occorre un nuovo soggetto che consenta a Firenze di mantenere il titolo
sportivo e di sopravvivere, seppur, in una serie cadetta.
Il Sindaco
Leonardo Domenici e l’Assessore allo Sport Eugenio Giani
decidono di costituire una nuova Società giusto in tempo per la regolare
iscrizione ad un campionato professionistico, con l’intento di cederla poi ad
un nuovo proprietario, in grado di prenderne le redini.
Il calcio a
Firenze non può morire, la Fiorentina non deve morire, perché non si tratta di cancellare
una società di calcio, ma un pezzo di cuore e l’anima di una città intera.
Domenici e
Giani fondano una nuova società dove, per tutelare i nuovi acquirenti, viene
bandito ogni elemento di continuità con il passato, per scongiurare possibili e
future rivendicazioni dei creditori. Nasce la Florentia Viola I fiorentini pagheranno a caro prezzo quella
doverosa scelta, perdendo il nome e il colore.
E’ una
Fiorentina mutilata e sfigurata, ma viva. Quel “Florentia Viola” è un
bendaggio, un passaggio doloroso e necessario, che tutti vedono come
medicazione necessaria per poter un giorno rivedere il vero volto della
Fiorentina.
Arriva l’iscrizione
alla C2 e cominciano i sondaggi e il vaglio delle offerte. Tutto viene gestito
con grande riservatezza, fino al 3 agosto: giorno in cui, praticamente dal
niente, esce il nome di Diego Della Valle. Il tam tam mediatico spinge a
consultare freneticamente Internet per capire chi sia l’uomo della Provvidenza,
l’imprenditore che giunge dalle Marche per raccogliere ciò che resta di una
storia e di un amore.
Si sa poco di
lui, ma si apprende quel che basta in quel frangente. È ricco, è potente ma, soprattutto,
è pronto a partire da Firenze, in questa nuova avventura, e a far ripartire la
Fiorentina. Per lui è una sfida e Firenze ama le sfide, soprattutto se si sente
scelta e amata.
Il miracolo
si é compiuto. Ci attende un lungo viaggio e, per quanto possa essere duro, umiliante
e in salita, niente ci può più scoraggiare. Finalmente abbiamo una strada da
percorrere.
Si riparte
dalla C2, ma siamo vivi e quella é l’unica cosa importante. Occorre solo rimboccarsi
le maniche, sputare sangue, sudore e lacrime ma la meta, il ritorno in serie A
con il nostro nome e i nostri colori, non é più una chimera.
Firenze
rinasce dalle proprie ceneri: c’é una Fiorentina da ricostruire, c’é da mettere
in campo tutto l’orgoglio, la dignità e la forza di volontà che i fiorentini
hanno nel DNA. Niente ha mai piegato e sconfitto Firenze: non ci sono riuscite
le pestilenze, le esondazioni dell’Arno, Papi e Imperatori che non son mai
riusciti a farne un proprio tesoro.
“Datemi un punto di appoggio e vi solleverò
il mondo” disse Archimede. La leva é Diego Della Valle, la forza quella di
un intero popolo: quello viola.
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