Non c’è
neanche il tempo di mettere in bacheca la Coppa Italia, che scoppia il dramma.
Da tempo si sa che il Gruppo Cecchi Gori
è in difficoltà economiche. La guerra cinematografico-televisiva con Berlusconi
sta producendo danni incalcolabili. C’è chi dice che la Fiorentina è forse l’unica
sana tra le società controllate dal gruppo. Ma è proprio la Fiorentina a pagare
il primo, durissimo prezzo.
Dapprima la Co.Vi.Soc.
(Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio, istituita dalla FIGC quale antesignana
del Fair Play finanziario) avanza seri dubbi sulla capacità dell’A.C.
Fiorentina di potersi iscrivere al campionato di calcio per la stagione 2001-2002. A nulla serve far
notare che ci sono società, al nord e al centro-sud, assai più indebitate della
Fiorentina. La società viola è l’unica sul banco degli imputati.
La
Co.Vi.Soc., per ammeterla al campionato, pone come condizione senza deroghe la
cessione immediata dei pezzi migliori della squadra, per pareggiare i conti in
rosso. Un bell’assist per Inter e Milan, che si aggiudicano, a prezzi di
svendita fallimentare, rispettivamente Francesco Toldo e Manuel Rui Costa.
Altri due addii dolorosissimi dopo quello di Gabriel Omar Batistuta, già
passato alla Roma dove ha vinto nel frattempo lo scudetto a lungo sognato e mai
raggiunto sulle rive dell’Arno.
La
Fiorentina, ridimensionata nell’organico, può cominciare il campionato. Sarà l’ultimo
della gestione Cecchi Gori. Contro il quale il Tribunale Civile di Firenze, ha
nel frattempo avviato una (in seguito molto chiacchierata) azione fallimentare.
Il cerchio si stringe addosso a Vittorio. Il dramma arriva presto anche in
campo.
Con un
organico impoverito, Mancini
non riesce a ripetere i
risultati dell’anno prima. In campo i lottatori sono pochi: Di Livio,
Torricelli, Chiesa. Gli altri, o sono ormai alla frutta o non valgono tecnicamente
e umanamente (come Domenico Morfeo e Marco Rossi) coloro che sono venuti a sostituire.
Quando si fa
male gravemente Enrico Chiesa, si capisce che la campana ha cominciato a
suonare a morto per questa Fiorentina. A gennaio viene preso un giovane di
belle speranze in prestito, il brasiliano Adriano. Ma la squadra ormai è allo
sbando. Mancini viene avvicinato da un gruppo di tifosi, e “convinto” a
mollare. Al suo posto, dopo una breve parentesi di Luciano Chiarugi, arriva
Ottavio Bianchi, che ben presto fa capire che l’unica sua preoccupazione, o
quasi, è lo stipendio. A proposito, girava voce che la società ai giocatori lo
stipendio non lo pagasse più.
Ai primi di
aprile la Fiorentina è già matematicamente retrocessa in serie B, per la terza
volta nella sua storia, e la seconda nell’epoca Cecchi Gori. Basterebbe questo
a dare contorni drammatici a quel finale di stagione e a gettare nello
sconforto i tifosi. Invece, il bello deve ancora venire.
Sempre la
Co.Vi.Soc. fa sapere alla città di Firenze che la sua società di calcio, lungi
dal potersi iscrivere al prossimo campionato di serie B, rischia di essere
azzerata, di perdere addirittura il titolo sportivo e scomparire, se non
verranno messi a posto i conti, in rosso più che mai. Il Gruppo, a quanto pare
infatti, ha attinto fondi dalla controllata A.C. Fiorentina, che adesso sta
affogando.
Mentre a Roma
e Lazio viene consentito di spalmare i debiti folli contratti per la vittoria
dei recenti rispettivi scudetti in almeno due generazioni future, alla società
viola non vengono fatti sconti. Si arriva agli ultimi giorni del mese di
luglio, e sembrano gli ultimi giorni di Pompei, a Firenze. Con la differenza
che qui tutti sanno in anticipo che fine faranno. Vittorio Cecchi Gori non ne
ha più. Il penultimo giorno utile, il 30, compare un misterioso fax di una
Banca colombiana che pare aver concesso un miracoloso “fido”.
L’illusione –
o per meglio dire la farsa – dura lo spazio di una notte. All’alba del 31
luglio, è chiaro a tutti che lo spettacolo è finito, miracoli non ce ne
saranno, e si tratta solo di vedere le lancette dell’orologio scorrere verso le
19,00. Ora alla quale verrà pronunciata la sentenza.
E le 19,00
alla fine arrivano. Mentre una città intera trattiene il fiato, come poche
altre volte nella sua storia (la Liberazione, l’Alluvione, il paragone non è un’eresia…),
la sentenza arriva, inesorabile.
Tutti fanno
ritorno disperati nelle loro case. Sarà una lunga notte, quella. La Fiorentina
non esiste più.
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