Disclaimer: questo è un articolo
dal contenuto riservato agli adulti. Se certi ragionamenti ti offendono o non
hai la coscienza critica necessaria per sostenerli, sei pregato di uscire.
Astenersi perditempo, immotivati e sostenitori del “tanto nel calcio tutto si
aggiusta e tutto si equilibra”.
Quest’anno, cari tifosi,
continuando così non si aggiusta proprio niente. E non è calcio d’agosto, è
quello che vedremo tutto l’anno, se la società non corre ai ripari immediati. E
forse è tardi. O forse non ha nessuna intenzione di farlo. Non sul serio,
almeno.
La sconfitta con lo Schalke 04 è
la quarta consecutiva, dopo Cesena, Celta Vigo e Bayer Leverkusen. Nove gol
subiti, due fatti. Da Kalinic, di rapina alla sua maniera. E non è detto che Kalinic
sia qui nelle prossime uscite. A Valencia, in quella che dovrebbe essere –
vivaddio – l’ultima amichevole precampionato. A Torino allo Juventus Stadium,
in quella che dovrebbe essere – ahimé – la prima di campionato.
Dunque. I punti fermi sono
questi. A protezione di un portiere che non è Sebastien Frey la squadra viola
non ha praticamente difesa. Eccezion fatta per due ex pilastri della scorsa
stagione, Gonzalo e Astori, che al pari di tutti i compagni hanno probabilmente
avvertito il calo di tensione e la mancanza totale di obbiettivi che si respira
nelle stanze societarie all’avvio di questo Anno Domini 2016-17. Poi c’è
Tomovic, inutile aggiungere nulla, nel bene e nel male. Poi c’è Diks,
aspettiamo ad aggiungere nulla, è meglio, speriamo solo non sia questo.
A centrocampo, Borja Valero sta
raggiungendo un’età in cui è più facile fare il sindaco (soprattutto come lo
fanno a Firenze da vent’anni a questa parte) che giocare al pallone. Finché gli
regge il fiato (e Roma o Milan non alzano il tiro delle offerte) tutto ok. Poi?
A proposito di Milan - inteso come club e come giocatore omonimo a livello di
nome di battesimo, il Badelj che vorrebbe acquistare a cifre stratosferiche –
finora era uno di quei casi in cui si diceva “lo porto io, parto subito”. Come
per Vecino al Napoli, stesso discorso. Ma dati i tempi storici delle trattative
viola al tempo di Corvino (e di chi gli mette i soldi nel borsellino), forse è
meglio che stia qui, e non parta nessuno. Almeno il numero legale ce l’abbiamo.
Poi c’è il figlio di Hagi e
quello di Chiesa. Diventeranno sicuramente forti come i genitori, ma per ora
forse sarebbe meglio vederli in Primavera. Così come sarebbe forse opportuno
non vedere più Bernardeschi fuori ruolo, o non vedere più in assoluto Babacar.
Rivedremmo volentieri Gomez in un nuovo ruolo, quello di finalizzatore di un gioco
costruito per lui. A queste condizioni si potrebbe discutere di Kalinic altrove
(con tesoretto reinvestito), altrimenti vale il discorso per Borja & C.
Abbiamo tralasciato qualcuno o
qualcosa? Dice che la società corre ai ripari con Carlos Sanchez,
centrocampista dell’Aston Villa. Nei capelli ricorda Marcelo del Brasile (e non
è un bel ricordo, né per i brasiliani né per nessun altro), o andando più
indietro il mitico Cuellar, che giocava nel Messico diversi decenni fa, colui
che brevettò la caratteristica “chioma a leone”, e poco altro per la verità. C’è
di buono, in attesa di saperne di più, che almeno è in età da poter prendere
una patente di guida. Il che non è poco, di questi tempi.
Speriamo bene. Speriamo molto
bene. Quando dopo partite come quella di ieri una tifoseria ossequiosa come
quella viola (16.000 abbonamenti, in proporzione un fenomeno di portata
mondiale, a fronte di simile campagna acquisti) intona il celeberrimo canto “vinceremo
il tricolor” qualche domanda in Viale Manfredo Fanti farebbero bene a farsela. Meglio
ora che verso novembre – dicembre, in ogni caso.
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