Alla fine il numero legale per
poter scendere in campo a Torino ci dovrebbe essere. Se poi la sorte volesse fare
un regalo in anticipo alla Fiorentina per il suo novantesimo compleanno, le
metterebbe di fronte una Juventus che come all’inizio del campionato scorso ha
ancora la testa alle vacanze, oppure già a quella Champion’s League che è il
suo obbiettivo dichiarato di stagione.
Pericoloso farsi illusioni. I
bianconeri saranno anche in officina per la revisione, con diverse parti
meccaniche da mettere ancora a punto. Higuain sarà ancora dal dietologo. Ma
loro hanno nel DNA che ogni lasciata è
persa, e se appena gli capita l’occasione (e la Fiorentina come si è visto
di recente ne fornisce in quantità) te la buttano dentro, e poi rifagliela se
ti riesce, in queste condizioni. Noi, appunto, siam quella razza che non sta
tanto bene, d’estate salta i fossi, d’autunno non si sa che viene.
Senza scomodare il Benigni d’annata,
si può dire che la Fiorentina comunque vada, e non solo sabato sera, ha buttato
via un’estate. Mancano due settimane (un tempo che storicamente da queste parti
preclude miracoli e perfino la conclusione di operazioni normali) alla fine
della sessione di mercato più abominevole della sua intera storia. Oddio, ce ne
furono un paio simili, anni fa. Al termine delle quali, un anno arrivò
Bruzzone, l’altro Zagano. E rìzzati. Ma i proprietari allora non erano in
classifica di Forbes.
Quest’anno, siamo partiti dando
dell’incapace a Daniele Pradé, reo di tutte le colpe che una tifoseria ormai
cloroformizzata è restia a dare al padrone,
o almeno a chi tiene i cordoni della borsa per lui. Al suo posto, ecco Corvino
2 Il Ritorno. Tutti a fregarsi le mani, sognando il nuovo Mutu, il nuovo Toni.
Sono arrivati. Il nuovo Hagi, il
nuovo Chiesa. Due ragazzini che – se gli adulti non fossero gli scellerati che
sono – dovrebbero giocare in Primavera e farsi le ossa come si conviene. Invece
sono in prima squadra a reggere il peso della non campagna acquisti, della non
preparazione, della non presenza di
obbiettivi e di strategie da parte di una non
società.
Poi è arrivato un portiere rotto,
mossa determinante visto che ne avevamo già due, di cui uno si può definire una
promessa del nostro calcio (visto che è nel giro dell’Under 21) e l’altro ormai
si può definire una botte che dà il vino che ha. E che abbiamo già assaggiato,
con qualche perplessità.
In difesa, continuiamo a cercare
centrali, quando è l’unica cosa – a dosi sempre più ridotte – che abbiamo. Gonzalo
e Astori reggono baracca, con l’entusiasmo di un judoka egiziano che deve
stringere la mano ad uno israeliano, ma la reggono. Più Tomovic, che come l’Araba
Fenice risorge tutti gli anni dalle ceneri del mercato. E dei discorsi che da
queste parti ormai sostituiscono le risorse economiche. Terzini? No, grazie.
Vedran Corluka è l’ultimo di una
lista di nomi seconda soltanto a quella della Panini. Il croato dimostra che
buon sangue balcanico non mente, ed usa la Fiorentina come grimaldello per far
saltare il monte ingaggi del suo club, il Lokomotiv Mosca, che alla fine gli
rinnova per quattro pippi. Roba che a
Cognigni non gliela puoi neanche proporre come battuta in pausa caffè. Si va su
De Maio, che era qui dietro casa fino ad un mese fa, che adesso è all’Anderlecht,
che insomma per arrivare finalmente a Firenze probabilmente presuppone l’imbastitura
di uno dei soliti casini stagionali che non ci siamo mai fatti mancare negli
ultimi anni. Di Vitor Hugo non ne parliamo, ci sentiamo già abbastanza miserabili così come siamo.
Centrocampo. Si può discutere di
tutto. Anche di Borja Valero a Roma per quindici milioni. E vedrete se a
Firenze in Viale Manfredo Fanti non ne discutono. Non si può farlo però a
chiusura di calciomercato. Questi non son boni nemmeno a trovare un terzo
portiere con tutta la stagione davanti. Figurarsi in quindici giorni il
sostituto dell’unico regista di centrocampo che abbiamo, dell’unico che dà del
tu al pallone, con buona pace sia di Vecino che di Badelj.
In attacco, dice che siamo a
posto. Certo, con Gomez che ha fatto il giro d’Europa (questa settimana siamo a
Wolfsburg) e che di tornare qui non ha comunque nessuna voglia, né ha voglia di
continuare a pagargli lo stipendio il suo datore di lavoro. E poi con Babacar
che è diventato più difficile da piazzare di Balotelli. A meno di scordarci Pincopallo,
se non andiamo errati gli attaccanti della Fiorentina al momento sono due, e su
entrambi non ci si può fare affidamento per trentotto partite, più Europa League
e Coppa Italia. Il primo, Nikola Kalinic, perché ha dimostrato che non le
regge. Il secondo, Giuseppe Rossi, perché ha dimostrato che se non è prima è
dopo, ma ce lo stroncano.
Ma insomma, se il mercato ci
affligge, tra poco torna a parlare il campo. Purtroppo. Vorremmo tanto
incontrare sabato sera la Juventus dello scorso anno, di questi tempi. E probabilmente
non ci basterebbe nemmeno.
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