mercoledì 17 agosto 2016

I Miserabili



Alla fine il numero legale per poter scendere in campo a Torino ci dovrebbe essere. Se poi la sorte volesse fare un regalo in anticipo alla Fiorentina per il suo novantesimo compleanno, le metterebbe di fronte una Juventus che come all’inizio del campionato scorso ha ancora la testa alle vacanze, oppure già a quella Champion’s League che è il suo obbiettivo dichiarato di stagione.
Pericoloso farsi illusioni. I bianconeri saranno anche in officina per la revisione, con diverse parti meccaniche da mettere ancora a punto. Higuain sarà ancora dal dietologo. Ma loro hanno nel DNA che ogni lasciata è persa, e se appena gli capita l’occasione (e la Fiorentina come si è visto di recente ne fornisce in quantità) te la buttano dentro, e poi rifagliela se ti riesce, in queste condizioni. Noi, appunto, siam quella razza che non sta tanto bene, d’estate salta i fossi, d’autunno non si sa che viene.
Senza scomodare il Benigni d’annata, si può dire che la Fiorentina comunque vada, e non solo sabato sera, ha buttato via un’estate. Mancano due settimane (un tempo che storicamente da queste parti preclude miracoli e perfino la conclusione di operazioni normali) alla fine della sessione di mercato più abominevole della sua intera storia. Oddio, ce ne furono un paio simili, anni fa. Al termine delle quali, un anno arrivò Bruzzone, l’altro Zagano. E rìzzati. Ma i proprietari allora non erano in classifica di Forbes.
Quest’anno, siamo partiti dando dell’incapace a Daniele Pradé, reo di tutte le colpe che una tifoseria ormai cloroformizzata è restia a dare al padrone, o almeno a chi tiene i cordoni della borsa per lui. Al suo posto, ecco Corvino 2 Il Ritorno. Tutti a fregarsi le mani, sognando il nuovo Mutu, il nuovo Toni.
Sono arrivati. Il nuovo Hagi, il nuovo Chiesa. Due ragazzini che – se gli adulti non fossero gli scellerati che sono – dovrebbero giocare in Primavera e farsi le ossa come si conviene. Invece sono in prima squadra a reggere il peso della non campagna acquisti, della non preparazione, della non presenza di obbiettivi e di strategie da parte di una non società.
Poi è arrivato un portiere rotto, mossa determinante visto che ne avevamo già due, di cui uno si può definire una promessa del nostro calcio (visto che è nel giro dell’Under 21) e l’altro ormai si può definire una botte che dà il vino che ha. E che abbiamo già assaggiato, con qualche perplessità.
In difesa, continuiamo a cercare centrali, quando è l’unica cosa – a dosi sempre più ridotte – che abbiamo. Gonzalo e Astori reggono baracca, con l’entusiasmo di un judoka egiziano che deve stringere la mano ad uno israeliano, ma la reggono. Più Tomovic, che come l’Araba Fenice risorge tutti gli anni dalle ceneri del mercato. E dei discorsi che da queste parti ormai sostituiscono le risorse economiche. Terzini? No, grazie.
Vedran Corluka è l’ultimo di una lista di nomi seconda soltanto a quella della Panini. Il croato dimostra che buon sangue balcanico non mente, ed usa la Fiorentina come grimaldello per far saltare il monte ingaggi del suo club, il Lokomotiv Mosca, che alla fine gli rinnova per quattro pippi. Roba che a Cognigni non gliela puoi neanche proporre come battuta in pausa caffè. Si va su De Maio, che era qui dietro casa fino ad un mese fa, che adesso è all’Anderlecht, che insomma per arrivare finalmente a Firenze probabilmente presuppone l’imbastitura di uno dei soliti casini stagionali che non ci siamo mai fatti mancare negli ultimi anni. Di Vitor Hugo non ne parliamo, ci sentiamo già abbastanza miserabili così come siamo.
Centrocampo. Si può discutere di tutto. Anche di Borja Valero a Roma per quindici milioni. E vedrete se a Firenze in Viale Manfredo Fanti non ne discutono. Non si può farlo però a chiusura di calciomercato. Questi non son boni nemmeno a trovare un terzo portiere con tutta la stagione davanti. Figurarsi in quindici giorni il sostituto dell’unico regista di centrocampo che abbiamo, dell’unico che dà del tu al pallone, con buona pace sia di Vecino che di Badelj.
In attacco, dice che siamo a posto. Certo, con Gomez che ha fatto il giro d’Europa (questa settimana siamo a Wolfsburg) e che di tornare qui non ha comunque nessuna voglia, né ha voglia di continuare a pagargli lo stipendio il suo datore di lavoro. E poi con Babacar che è diventato più difficile da piazzare di Balotelli. A meno di scordarci Pincopallo, se non andiamo errati gli attaccanti della Fiorentina al momento sono due, e su entrambi non ci si può fare affidamento per trentotto partite, più Europa League e Coppa Italia. Il primo, Nikola Kalinic, perché ha dimostrato che non le regge. Il secondo, Giuseppe Rossi, perché ha dimostrato che se non è prima è dopo, ma ce lo stroncano.
Ma insomma, se il mercato ci affligge, tra poco torna a parlare il campo. Purtroppo. Vorremmo tanto incontrare sabato sera la Juventus dello scorso anno, di questi tempi. E probabilmente non ci basterebbe nemmeno.

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