Diciamo la verità. Era più facile
trovare oggi motivazioni per andare a votare al referendum sulle trivelle che
per andare allo stadio ad assistere a questo Fiorentina – Sassuolo. Non si
tratta di essere irriverenti né verso la Costituzione della Repubblica, né
verso la squadra del cuore. E’ che – con il dovuto rispetto, soprattutto nel primo
caso - ogni tanto alle parole di un Sergio Mattarella o di un Andrea Della
Valle bisognerebbe accompagnare a corredo qualcosa di più sostanziale.
Lasciando perdere il serio e
limitandoci al faceto (il calcio grazie a Dio ancora lo è, o tenta di esserlo),
alla trentatreesima giornata al Franchi va appunto in scena un match tra viola
e neroverdi che, a voler essere pedanti, deve sciogliere il nodo cruciale di
chi arriverà quinto e chi sesto alla fine di questo ormai interminabile
campionato. Non è precisamente l’avvincente finale di un giallo di Agatha
Christie, né la conclusione in tono con quello che ci era sembrato essere
questo campionato, quando nelle prime giornate ci eravamo illusi di essere
davanti al fatidico “anno buono”.
Ma tant’é. Milan permettendo (e
comunque al netto della finale di Coppa Italia, che potrebbe anche sfuggire
teoricamente di mano ad una Juve onnivora, ma forse sazia di proteine al
termine della ennesima cavalcata vittoriosa), i ragazzi di Sousa e quelli di Di
Francesco si giocano teoricamente l’ultimo posto disponibile per la
partecipazione ad una Coppa che stiamo dimostrando ampiamente come calcio
italiano (e la partita del Franchi non farà eccezione) di non meritare.
E’ stata l’ennesima settimana dei
“faccia a faccia” a Firenze. “ADV è una persona chiara”, ha detto Paulo Sousa
alla fine del confronto all’americana più atteso della stagione. Quando già ci
aspettavamo che parafrasasse il Marcantonio di Shakespeare aggiungendo anche “è
un uomo d’onore”, ecco la doccia fredda. Niente discorsi, solo fatti, sotto
forma dell’ennesima formazione sbagliata. Forse sono fatti per andare avanti
insieme questi proprietari e questo allenatore. Ognuno è bravo a sbagliare
quanto di propria competenza in ogni circostanza e con ogni clima. Senza
condizionamenti esterni, come si suol dire.
Il portoghese che dice di voler
continuare a risciacquare i propri panni in Arno presenta una difesa a tre
obbligata dalla squalifica di Astori, con un Roncaglia-Tomovic (supervisionato
da Gonzalo) che farebbe la fortuna dei cicli horror della nostra infanzia al
mitico cinema Universale, quando ci terrorizzavamo puntualmente all’ennesima replica
di film già visti cento volte. D’altra parte, questo passa il convento. Dio c’è,
di Benalouane non siamo altrettanto certi, recitava un arguto striscione tempo
fa.
Sulle fasce Marcos Alonso e
Tello, e fin qui poco da dire. Come sul trio Borja – Badelj – Vecino. A inizio
stagione ci sarebbe stato poco da dire anche sui due cannonieri dalle polveri
bagnate, Kalinic e Ilicic. Ora la questione si è fatta diversa, soprattutto
perché si tratta di lasciare in panca gente come Bernardeschi e Zarate. Giunto
al match decisivo, o almeno quello che potrebbe evitare di rubricare questa
stagione come un tracollo ignominioso, Sousa si affida ai suoi pretoriani. Avrà
bisogno di una gran fortuna, contro un Sassuolo che ha marciato finora al ritmo
di uno schiacciasassi.
Di Francesco è uno dei nomi che
si fanno per la prossima stagione sulla panchina viola, qualora le parole di
ADV si rivelassero per quello che è lecito sospettare: aria fritta. Il tecnico
neroverde ha per le mani un meccanismo collaudato ed in discreta forma fisica.
La domanda è: avrà più voglia Squinzi di Della Valle di frugarsi in tasca per
elevarsi al livello di una coppa europea?
Il campo sembra dire di sì. Anche
se parte a razzo la Fiorentina, ma l’aveva fatto anche a Empoli. Regge ai
livelli che continuiamo a considerare come i suoi congeniali per almeno una
mezz’ora, ma l’aveva fatto non solo a Empoli ma in tutto il girone di ritorno.
Poi annaspa affidandosi ad improbabili ripartenze e confidando su traballoni
difensivi da far paura.
Non sembra proprio una partita
destinata a far fare alle squadre mera passerella come quella del 2003, ultima
giornata di quel campionato di C2 che festeggiò l’inizio della risalita di una
squadra che quell’anno si chiamava Florentia Viola. L’unica stagione conclusa dai
della Valle con un titolo. No, stavolta si fa sul serio. Il Sassuolo aspetta la
sfuriata dei padroni di casa confidando nel loro proverbiale calo di metà
tempo. Oggi, per la verità, ha un alleato in più nell’arbitraggio.
Non siamo soliti ascrivere ai direttori
di gara le disgrazie della squadra. Ma oggi Luca Banti fa di tutto per
arbitrare la peggiore partita da quando è in serie A. Difficilmente, dopo
questa prestazione, sostituirà il cacciucco tra le glorie di Livorno. E alla
fine, per una vittoria tutto sommato senza grosse discussioni della squadra
viola, siamo a ringraziare il povero Consigli a cui riesce l’harakiri tentato
da Tatarusanu a San Siro.
Nei primi dieci minuti la
Fiorentina potrebbe passare almeno due volte prima del cross di Badelj su cui
con la consueta scelta di tempo da goleador di razza si avventa quel Gonzalo
Rodriguez che ormai – diciamolo – in difesa sembra addirittura sacrificato. Nei
dieci minuti successivi un Sassuolo irriconoscibile, frastornato potrebbe
addirittura capitolare sotto i colpi di una Fiorentina straripante. Al 17’ per
la verità capitola, gran cross stavolta di Tello e gran tiro al volo del
connazionale Alonso (anch’egli sempre più sacrificato in difesa). Solo Banti
riesce a vedere un fallo di Kalinic lungo la traiettoria. Il croato sembra
addirittura strattonato dal difensore, ma l’arbitro labronico non ha dubbi.
Dopo il raddoppio annullato,
comincia ad accendersi la spia rossa nel serbatoio viola. Non sarebbe ancora il
caso di preoccuparsi perché la squadra continua a creare occasioni, anche se
sempre più macchinosamente. Ma alla mezz’ora Defrel si trova solo davanti all’estremo
difensore rumeno e clamorosamente spara alto. Il replay mostra lui ed almeno un
altro compagno in fuorigioco. Banti non batte ciglio, e solo per fortuna la sua
decisione non costa un clamoroso pareggio al posto di una larga vittoria in
chiusura di tempo.
Prima del riposo, Kalinic
conferma di aver bisogno di qualche seduta di psicoanalisi. Quando sbagli l’occasione
che gli viene imbeccata al 40’ e che lui ciabatta addosso a Consigli, limitarsi
a dire che c’è qualcosa che non va appare a questo punto limitativo.
Si riparte senza cambi, il che
con il Sassuolo che comincia a premere appare una scelta incomprensibile,
foriera di ulteriori disgrazie. Probabilmente ADV è stato chiaro anche su
questo in settimana, quando ha detto che in questa società non si cambia si
riferiva anche ai giocatori, non solo ai manager.
I neroverdi ci mettono dieci
minuti a pescare il jolly. Defrel e Berardi partono in fuorigioco, e siamo a
due. Ma stavolta Defrel fa tutto bene, e i due difensori viola che gli vanno
sopra lasciando incustodito Berardi tutto male. Il neo juventino riceve palla a
centro area e per lui battere il buon Tatarusanu è un gioco da ragazzi.
Neanche il tempo di bestemmiare
parenti, amici, e soprattutto quadri tecnici e dirigenziali della società (ai
giocatori in campo cosa gli vuoi dire? Qualcuno boccheggia più di un pesce all’Acquario
di Genova), che la Fiorentina ritrova il vantaggio appena perso buttandosi in
avanti alla disperata. Marcos Alonso rimette palla al limite dell’area. Sul
cross si avventa Josip Ilicic che come un Marco Tardelli di annata calcia al
volo infilando da fuori Consigli sull’angolino sinistro. Lo sloveno ha buon
gioco a mimare il gesto della cinepresa, il suo è un gol da cineteca e per di
più salva la giornata sua, dell’allenatore, della squadra, della società, di
una città intera.
Anche il Sassuolo avrebbe subito
l’occasione di colpire con un tacco di Acerbi. Sarebbe un altro Eurogol, la
palla scivola fuori di poco, ed è l’ultimo tuffo al cuore per una tifoseria
viola decimata qui al Franchi dallo scarso feeling e dalle proteste
anti-Questura. Poi, i tecnici si ricordano di avere delle panchine. Da parte
emiliana spazio a Sansone, da parte toscana a Bernardeschi. Ormai però è tardi,
le squadre sono stanche e nessuna iniezione di talento può migliorarne la
prestazione. Sousa mette dentro anche Zarate, ma alla fine ci vuole un liscio
di Consigli per chiudere il discorso come Firenze si aspettava e per mandare
negli spogliatoi una Fiorentina apparsa una volta di più alle corde, ma
finalmente rinfrancata dai tre punti.
Che dire? Anzi, a chi dire? Alla
proprietà: se questa annata era il caso di finirla in questo modo, allora ha
ragione chi dice che il limite di Firenze è questo. Per noi è il limite piuttosto
della famiglia Della Valle. Firenze merita di meglio, che provenga dalla Cina o
da altrove.
All’arbitro Banti: se crede di
cavarsela agli Europei con prestazioni come quella odierna, noi crediamo di
potergli dire che andrà poco lontano, e con lui quel Rizzoli del cui team fa
parte.
A Paulo Sousa: ti auguriamo ogni
bene, ma un girone di ritorno come quello della Fiorentina di quest’anno
speriamo di non rivederlo mai più. Al faccia a faccia della settimana scorsa
avremmo fatto pervenire volentieri ad entrambi i convenuti un mazzo di fiori
con un biglietto con su scritto: grazie di tutto, a non più rivederci.
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