domenica 17 aprile 2016

Il Sassuolo a più miti Consigli

Diciamo la verità. Era più facile trovare oggi motivazioni per andare a votare al referendum sulle trivelle che per andare allo stadio ad assistere a questo Fiorentina – Sassuolo. Non si tratta di essere irriverenti né verso la Costituzione della Repubblica, né verso la squadra del cuore. E’ che – con il dovuto rispetto, soprattutto nel primo caso - ogni tanto alle parole di un Sergio Mattarella o di un Andrea Della Valle bisognerebbe accompagnare a corredo qualcosa di più sostanziale.
Lasciando perdere il serio e limitandoci al faceto (il calcio grazie a Dio ancora lo è, o tenta di esserlo), alla trentatreesima giornata al Franchi va appunto in scena un match tra viola e neroverdi che, a voler essere pedanti, deve sciogliere il nodo cruciale di chi arriverà quinto e chi sesto alla fine di questo ormai interminabile campionato. Non è precisamente l’avvincente finale di un giallo di Agatha Christie, né la conclusione in tono con quello che ci era sembrato essere questo campionato, quando nelle prime giornate ci eravamo illusi di essere davanti al fatidico “anno buono”.
Ma tant’é. Milan permettendo (e comunque al netto della finale di Coppa Italia, che potrebbe anche sfuggire teoricamente di mano ad una Juve onnivora, ma forse sazia di proteine al termine della ennesima cavalcata vittoriosa), i ragazzi di Sousa e quelli di Di Francesco si giocano teoricamente l’ultimo posto disponibile per la partecipazione ad una Coppa che stiamo dimostrando ampiamente come calcio italiano (e la partita del Franchi non farà eccezione) di non meritare.
E’ stata l’ennesima settimana dei “faccia a faccia” a Firenze. “ADV è una persona chiara”, ha detto Paulo Sousa alla fine del confronto all’americana più atteso della stagione. Quando già ci aspettavamo che parafrasasse il Marcantonio di Shakespeare aggiungendo anche “è un uomo d’onore”, ecco la doccia fredda. Niente discorsi, solo fatti, sotto forma dell’ennesima formazione sbagliata. Forse sono fatti per andare avanti insieme questi proprietari e questo allenatore. Ognuno è bravo a sbagliare quanto di propria competenza in ogni circostanza e con ogni clima. Senza condizionamenti esterni, come si suol dire.
Il portoghese che dice di voler continuare a risciacquare i propri panni in Arno presenta una difesa a tre obbligata dalla squalifica di Astori, con un Roncaglia-Tomovic (supervisionato da Gonzalo) che farebbe la fortuna dei cicli horror della nostra infanzia al mitico cinema Universale, quando ci terrorizzavamo puntualmente all’ennesima replica di film già visti cento volte. D’altra parte, questo passa il convento. Dio c’è, di Benalouane non siamo altrettanto certi, recitava un arguto striscione tempo fa.
Sulle fasce Marcos Alonso e Tello, e fin qui poco da dire. Come sul trio Borja – Badelj – Vecino. A inizio stagione ci sarebbe stato poco da dire anche sui due cannonieri dalle polveri bagnate, Kalinic e Ilicic. Ora la questione si è fatta diversa, soprattutto perché si tratta di lasciare in panca gente come Bernardeschi e Zarate. Giunto al match decisivo, o almeno quello che potrebbe evitare di rubricare questa stagione come un tracollo ignominioso, Sousa si affida ai suoi pretoriani. Avrà bisogno di una gran fortuna, contro un Sassuolo che ha marciato finora al ritmo di uno schiacciasassi.
Di Francesco è uno dei nomi che si fanno per la prossima stagione sulla panchina viola, qualora le parole di ADV si rivelassero per quello che è lecito sospettare: aria fritta. Il tecnico neroverde ha per le mani un meccanismo collaudato ed in discreta forma fisica. La domanda è: avrà più voglia Squinzi di Della Valle di frugarsi in tasca per elevarsi al livello di una coppa europea?
Il campo sembra dire di sì. Anche se parte a razzo la Fiorentina, ma l’aveva fatto anche a Empoli. Regge ai livelli che continuiamo a considerare come i suoi congeniali per almeno una mezz’ora, ma l’aveva fatto non solo a Empoli ma in tutto il girone di ritorno. Poi annaspa affidandosi ad improbabili ripartenze e confidando su traballoni difensivi da far paura.
Non sembra proprio una partita destinata a far fare alle squadre mera passerella come quella del 2003, ultima giornata di quel campionato di C2 che festeggiò l’inizio della risalita di una squadra che quell’anno si chiamava Florentia Viola. L’unica stagione conclusa dai della Valle con un titolo. No, stavolta si fa sul serio. Il Sassuolo aspetta la sfuriata dei padroni di casa confidando nel loro proverbiale calo di metà tempo. Oggi, per la verità, ha un alleato in più nell’arbitraggio.
Non siamo soliti ascrivere ai direttori di gara le disgrazie della squadra. Ma oggi Luca Banti fa di tutto per arbitrare la peggiore partita da quando è in serie A. Difficilmente, dopo questa prestazione, sostituirà il cacciucco tra le glorie di Livorno. E alla fine, per una vittoria tutto sommato senza grosse discussioni della squadra viola, siamo a ringraziare il povero Consigli a cui riesce l’harakiri tentato da Tatarusanu a San Siro.
Nei primi dieci minuti la Fiorentina potrebbe passare almeno due volte prima del cross di Badelj su cui con la consueta scelta di tempo da goleador di razza si avventa quel Gonzalo Rodriguez che ormai – diciamolo – in difesa sembra addirittura sacrificato. Nei dieci minuti successivi un Sassuolo irriconoscibile, frastornato potrebbe addirittura capitolare sotto i colpi di una Fiorentina straripante. Al 17’ per la verità capitola, gran cross stavolta di Tello e gran tiro al volo del connazionale Alonso (anch’egli sempre più sacrificato in difesa). Solo Banti riesce a vedere un fallo di Kalinic lungo la traiettoria. Il croato sembra addirittura strattonato dal difensore, ma l’arbitro labronico non ha dubbi.
Dopo il raddoppio annullato, comincia ad accendersi la spia rossa nel serbatoio viola. Non sarebbe ancora il caso di preoccuparsi perché la squadra continua a creare occasioni, anche se sempre più macchinosamente. Ma alla mezz’ora Defrel si trova solo davanti all’estremo difensore rumeno e clamorosamente spara alto. Il replay mostra lui ed almeno un altro compagno in fuorigioco. Banti non batte ciglio, e solo per fortuna la sua decisione non costa un clamoroso pareggio al posto di una larga vittoria in chiusura di tempo.
Prima del riposo, Kalinic conferma di aver bisogno di qualche seduta di psicoanalisi. Quando sbagli l’occasione che gli viene imbeccata al 40’ e che lui ciabatta addosso a Consigli, limitarsi a dire che c’è qualcosa che non va appare a questo punto limitativo.
Si riparte senza cambi, il che con il Sassuolo che comincia a premere appare una scelta incomprensibile, foriera di ulteriori disgrazie. Probabilmente ADV è stato chiaro anche su questo in settimana, quando ha detto che in questa società non si cambia si riferiva anche ai giocatori, non solo ai manager.
I neroverdi ci mettono dieci minuti a pescare il jolly. Defrel e Berardi partono in fuorigioco, e siamo a due. Ma stavolta Defrel fa tutto bene, e i due difensori viola che gli vanno sopra lasciando incustodito Berardi tutto male. Il neo juventino riceve palla a centro area e per lui battere il buon Tatarusanu è un gioco da ragazzi.
Neanche il tempo di bestemmiare parenti, amici, e soprattutto quadri tecnici e dirigenziali della società (ai giocatori in campo cosa gli vuoi dire? Qualcuno boccheggia più di un pesce all’Acquario di Genova), che la Fiorentina ritrova il vantaggio appena perso buttandosi in avanti alla disperata. Marcos Alonso rimette palla al limite dell’area. Sul cross si avventa Josip Ilicic che come un Marco Tardelli di annata calcia al volo infilando da fuori Consigli sull’angolino sinistro. Lo sloveno ha buon gioco a mimare il gesto della cinepresa, il suo è un gol da cineteca e per di più salva la giornata sua, dell’allenatore, della squadra, della società, di una città intera.
Anche il Sassuolo avrebbe subito l’occasione di colpire con un tacco di Acerbi. Sarebbe un altro Eurogol, la palla scivola fuori di poco, ed è l’ultimo tuffo al cuore per una tifoseria viola decimata qui al Franchi dallo scarso feeling e dalle proteste anti-Questura. Poi, i tecnici si ricordano di avere delle panchine. Da parte emiliana spazio a Sansone, da parte toscana a Bernardeschi. Ormai però è tardi, le squadre sono stanche e nessuna iniezione di talento può migliorarne la prestazione. Sousa mette dentro anche Zarate, ma alla fine ci vuole un liscio di Consigli per chiudere il discorso come Firenze si aspettava e per mandare negli spogliatoi una Fiorentina apparsa una volta di più alle corde, ma finalmente rinfrancata dai tre punti.
Che dire? Anzi, a chi dire? Alla proprietà: se questa annata era il caso di finirla in questo modo, allora ha ragione chi dice che il limite di Firenze è questo. Per noi è il limite piuttosto della famiglia Della Valle. Firenze merita di meglio, che provenga dalla Cina o da altrove.
All’arbitro Banti: se crede di cavarsela agli Europei con prestazioni come quella odierna, noi crediamo di potergli dire che andrà poco lontano, e con lui quel Rizzoli del cui team fa parte.

A Paulo Sousa: ti auguriamo ogni bene, ma un girone di ritorno come quello della Fiorentina di quest’anno speriamo di non rivederlo mai più. Al faccia a faccia della settimana scorsa avremmo fatto pervenire volentieri ad entrambi i convenuti un mazzo di fiori con un biglietto con su scritto: grazie di tutto, a non più rivederci.

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