L’offerta del Tianjin per Kalinic
è di quelle che non si possono rifiutare. Se davvero si trattano di 40 milioni,
decidiamo chi parte e ce lo porta, anche con la propria macchina. Si può e si
deve rifiutare invece quella degli inglesi, che non essendo – calcisticamente parlando
– alle prime armi come i cinesi, mettono sul piatto della bilancia un assai più
prosaico Simone Zaza più soldi. Siccome di giocatori ridicoli negli anni a
Firenze ne abbiamo avuti a sufficienza, direi che fare passo è d’obbligo. Zaza sta bene su youtube, e lì è giusto che resti.
Se l’offerta cinese è valida, invece,
si aprono due scenari. Uno è il solito da diversi anni a questa parte, e
autorizza le prevedibili obbiezioni: anche Alonso era un offerta che non si
poteva rifiutare, e i soldi però dove sono finiti? Chi se li è messi in tasca?
A questa obbiezione ha risposto
preventivamente il consigliere Panerai all’uscita dell’ultimo CdA. Per quanto
abbia una faccia che ricorda quella di Darth Sidious nella saga di Guerre
Stellari, Panerai una cosa giusta l’ha detta (più che giusta, indicativa dello
stato delle cose): al prossimo mercato, bisogna rientrare di altri soldi.
Manco fosse il Monte dei Paschi,
la Fiorentina del fair play finanziario è ultimamente diventata un pozzo senza
fondo. Una idrovora che macina quattrini in quantità industriale, è il caso di
dire trattandosi di una holding e non più di una società sportiva (Darth
Cognigni docet).
Al mercato di gennaio, è già
stata messa in preventivo una cessione. Lo sappiamo tutti. In principio era
Badelj, su cui si stava aprendo una parvenza di asta tra Milan e Inter, una
specie di derby cinese. Poi Zarate, che si pensava dovesse liberare quel posto
in Tribuna Autorità ormai suo di diritto per tutta la restante durata della gestione
Sousa.
Quando già le prestazioni
strepitose di Federico Bernardeschi cominciavano ad autorizzare scenari
alternativi ed inquietanti, ecco l’offerta asiatica per Nikola Kalinic. Secondo il primo scenario di cui stiamo
trattando, su 40 milioni 35 buoni se li metterebbe intasca il tesoriere viola,
o quello della Tod’s, fate voi. Ennesimo sacrificio umano alla divinità
divoratrice di quattrini che viene adorata in Viale Manfredo Fanti a partire
dal 2002.
Non vale la pena di parlarne,
bilancio risanato (almeno per qualche mese), fine dei discorsi, a gennaio si
razzoleranno un paio di prestiti. Tanto, per arrivare ottavi o noni basterebbe
riprendere anche il buon Diamanti, o giù di lì.
Poi c’è il secondo scenario. Si
vende per reinvestire. Prima che vi
vada di traverso dalle risate ciò che resta del panettone natalizio, proviamo a
ragionarne.
Dalla partenza di Kalinic non ne
può venire che bene. Oltre al denaro fresco da reinvestire (ripeto, non
spanciatevi dalle risate), sarebbe in primo luogo finita la farsa del modulo ad
una punta che tanti punti ci è costato in questa disgraziata stagione. Non
potendoci insomma liberare di Sousa prima di maggio, gli toglieremmo di mano il
principale strumento delle sue sousate.
Da febbraio in poi, se la
dovrebbe giocare con Babacar titolare e Zarate (opportunamente ritirato dal
mercato e fatto scendere dalla Tribuna) al suo fianco come seconda punta. Un diecino speso su Gabbiadini del Napoli
semplificherebbe la vita non tanto a Sousa quanto a chi continuerebbe a seguire le prestazioni della Fiorentina, dallo stadio o da casa.
Su Badelj, discutiamo. Non è
Eraldo Pecci, ma negli equilibri di centrocampo viola, con Borja Valero prossimo
alla casa di riposo, con Gonzalo Rodriguez in procinto di seguire le orme di Osvaldo
e darsi in pianta stabile al rock, il croato il cui nome stranamente non finisce
in IC sarebbe difficilmente sostituibile per uno staff di mercato viola (che
poi quest’anno è di nuovo una one man
band, quella salentina di ritorno) che non è capace di programmare acquisti
mirati più di quanto uno scolaro delle elementari sia capace di gestire i
compiti delle vacanze prima della sera della Befana. Senza Badelj, il
centrocampo viola si chiama Vecino e basta. E ringraziare (o maledire a seconda dello scenario) che nel frattempo sta
esplodendo Federico Chiesa.
Poi ci sarebbe da spendere per la
difesa. Nello scenario due, si prende quel ciarpame arrivato in estate più
Tomovic, si accompagna ai confini della Terra di Mezzo con diffida a farsi mai
più rivedere, e si comprano un paio di difensori decenti. Nello scenario uno,
chi è scoppiato a ridere da almeno un paio di paragrafi continui pure, perché
il tesoriere viola vi esibirà una bella lingua di Menelicche.
Diamo Kalinic ai cinesi, prima
che ci ripensino. Poi si discute cosa fare dei 40 milioni. 10 alla Fiorentina e
30 in
tasca ai Della Valle, visti i chiari di luna, ci si potrebbe anche stare.