Archiviata la festa dei novant’anni viola e tutto ciò che si è portata
dietro, nonché la sosta per la Nazionale con i suoi quindici giorni forse
provvidenziali per recuperare infortuni di gioco ed infortuni societari, si
riparte con il campionato.
L’unica certezza in più è la terza maglia, e la promessa di ACF
Fiorentina che verrà usata soltanto nelle trasferte UEFA, possibilmente a
diverse centinaia di chilometri di distanza. Non è tanto quel colorino, che
peraltro abbiamo già intravisto in passato su maglie accessorie. E’ la presa di
coscienza che non vale nemmeno avere una proprietà che si picca di provenire
dal mondo della moda. Voglio dire, non sai cos’è un terzino, né una prima punta,
ma almeno il colore della maglia indovinamelo, visto che fai lo stilista di primo mestiere. Bastava prendere il rosso del Comune,
non c’era bisogno di un concorso di idee. O di plagiare il Piacenza.
Dice che la Fiorentina negli ultimi tempi è diventata un incubo per il
suo patron Diego Della valle. Di sicuro lo è diventato lui per tanti suoi
tifosi. Nessuno è stato capace ancora di spiegare come ha fatto con tutte le
plusvalenze degli ultimi tre anni ad andare sotto di 48 milioni. Che poi
diventano 28 se si sommano le plusvalenze degli anni precedenti. Che poi vanno
a zero se si vende Alonso, uno dei pochi difensori, o presunti tali, in forza a
questa squadra. Il 30 agosto, casomai venisse voglia a qualcuno di sostituirlo.
E così l’ultimo terzino di nome e di fatto che ha vestito il colore viola resta
Christian Maggio, correva l’anno 2004, molti degli attuali abbonati al Franchi non
avevano nemmeno l’età minima per fare la tessera del tifoso.
Dice che la cessione di Alonso è stata determinata da una offerta che
non si può rifiutare. Dice che tre centrali fanno una difesa, e che pertanto
non ci sono problemi. Dice tante cose. Speriamo, perché domani tanto per
ricominciare si gioca a Genova, sponda rossoblu, quella per noi
tradizionalmente più ostica. A partire da quel maggio 1978 in cui ci guardammo
negli occhi con terrore fino a sei minuti dalla fine dell’ultima partita di
campionato. Fino al gol di Scanziani andavamo in B tutte e due, viola e
rossoblu, Antognoni e Pruzzo, Firenze e Genova. Alla fine, ci andarono solo
loro. Amore tra loro e noi non c’è stato più, se mai prima c’era.
L’astio fu rinfocolato dai tre gol di Mutu nel 2009 che ci valsero l’accesso
alla Champion’s al posto loro. Poi dai cinque gol di cui due di Rossi e due di
Gomez che illusero noi e mortificarono loro, tre anni fa. Quando ancora era
normale pagare un giocatore di calcio quanto vale, e non svenderlo al primo che
passa “perché costa”. Certo che costa, è il centravanti della squadra campione
del mondo.
Insomma, a Marassi nessuno ci ama. Poi c’è Perin, quello che quando
vede viola è come il toro quando vede rosso (meno male che la terza maglia in
campionato non vale): para tutto, anche le correnti d’aria. Le squadre, uomo
più uomo meno, si equivalgono. La differenza può farla un gol preso o uno
segnato, magari in entrambi i casi su prodezza individuale o su sciocchezza
madornale. Siamo capaci di tutte e due.
La differenza è tra un avvio tranquillo, che ci porti a veleggiare
senza troppi patemi nei prossimi sette – otto mesi verso quel sesto, alla
peggio settimo posto che è l’obbiettivo dichiarato della società e del gruppo
industriale che una volta vedevano il vivacchiare
come il fumo negli occhi, e che poi a forza di male non fare paura non avere non ha fatto più niente, tanto per
non sbagliare. Oppure un avvio drammatico, con pochi punti e tante polemiche.
Con tante maglie e poca gente in grado di indossarle degnamente, a prescindere
dal colore. Con i bilanci a posto, però, mica come il Real Madrid che ieri s’è preso
una bella multa dall’UEFA e non potrà comprare giocatori l’anno prossimo! Restando
con i soliti Bale, Morata, Ronaldo, Ramos, Kroos, Rodriguez! Poveracci, come
faranno?
Le Coppe, malgrado questa suggestiva terza maglia, pare non siano tra
i nostri obbiettivi. Hai visto mai, ci fosse da giocare una Supercoppa, e
chissà dove. E allora, testa al campionato. Se passiamo lo scoglio Perin, e poi
dopo quello Salah con la nemesi Roma, poi la nemesi Udinese, poi lo scoglio
Milan, e poi la vendetta dell’ex con il Toro di Mihajlovic, siamo a posto.
Come cantava Carosone? Mo’ vene
Natale, nun tengo denare, me leggo o’ ggiurnale, e me vado a cucca’.
Già, poi sarà di nuovo calciomercato. Per gli amanti del genere.
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