venerdì 9 settembre 2016

Solo per la maglia

Archiviata la festa dei novant’anni viola e tutto ciò che si è portata dietro, nonché la sosta per la Nazionale con i suoi quindici giorni forse provvidenziali per recuperare infortuni di gioco ed infortuni societari, si riparte con il campionato.
L’unica certezza in più è la terza maglia, e la promessa di ACF Fiorentina che verrà usata soltanto nelle trasferte UEFA, possibilmente a diverse centinaia di chilometri di distanza. Non è tanto quel colorino, che peraltro abbiamo già intravisto in passato su maglie accessorie. E’ la presa di coscienza che non vale nemmeno avere una proprietà che si picca di provenire dal mondo della moda. Voglio dire, non sai cos’è un terzino, né una prima punta, ma almeno il colore della maglia indovinamelo, visto che fai lo stilista di primo mestiere. Bastava prendere il rosso del Comune, non c’era bisogno di un concorso di idee. O di plagiare il Piacenza.
Dice che la Fiorentina negli ultimi tempi è diventata un incubo per il suo patron Diego Della valle. Di sicuro lo è diventato lui per tanti suoi tifosi. Nessuno è stato capace ancora di spiegare come ha fatto con tutte le plusvalenze degli ultimi tre anni ad andare sotto di 48 milioni. Che poi diventano 28 se si sommano le plusvalenze degli anni precedenti. Che poi vanno a zero se si vende Alonso, uno dei pochi difensori, o presunti tali, in forza a questa squadra. Il 30 agosto, casomai venisse voglia a qualcuno di sostituirlo. E così l’ultimo terzino di nome e di fatto che ha vestito il colore viola resta Christian Maggio, correva l’anno 2004, molti degli attuali abbonati al Franchi non avevano nemmeno l’età minima per fare la tessera del tifoso.
Dice che la cessione di Alonso è stata determinata da una offerta che non si può rifiutare. Dice che tre centrali fanno una difesa, e che pertanto non ci sono problemi. Dice tante cose. Speriamo, perché domani tanto per ricominciare si gioca a Genova, sponda rossoblu, quella per noi tradizionalmente più ostica. A partire da quel maggio 1978 in cui ci guardammo negli occhi con terrore fino a sei minuti dalla fine dell’ultima partita di campionato. Fino al gol di Scanziani andavamo in B tutte e due, viola e rossoblu, Antognoni e Pruzzo, Firenze e Genova. Alla fine, ci andarono solo loro. Amore tra loro e noi non c’è stato più, se mai prima c’era.
L’astio fu rinfocolato dai tre gol di Mutu nel 2009 che ci valsero l’accesso alla Champion’s al posto loro. Poi dai cinque gol di cui due di Rossi e due di Gomez che illusero noi e mortificarono loro, tre anni fa. Quando ancora era normale pagare un giocatore di calcio quanto vale, e non svenderlo al primo che passa “perché costa”. Certo che costa, è il centravanti della squadra campione del mondo.
Insomma, a Marassi nessuno ci ama. Poi c’è Perin, quello che quando vede viola è come il toro quando vede rosso (meno male che la terza maglia in campionato non vale): para tutto, anche le correnti d’aria. Le squadre, uomo più uomo meno, si equivalgono. La differenza può farla un gol preso o uno segnato, magari in entrambi i casi su prodezza individuale o su sciocchezza madornale. Siamo capaci di tutte e due.
La differenza è tra un avvio tranquillo, che ci porti a veleggiare senza troppi patemi nei prossimi sette – otto mesi verso quel sesto, alla peggio settimo posto che è l’obbiettivo dichiarato della società e del gruppo industriale che una volta vedevano il vivacchiare come il fumo negli occhi, e che poi a forza di male non fare paura non avere non ha fatto più niente, tanto per non sbagliare. Oppure un avvio drammatico, con pochi punti e tante polemiche. Con tante maglie e poca gente in grado di indossarle degnamente, a prescindere dal colore. Con i bilanci a posto, però, mica come il Real Madrid che ieri s’è preso una bella multa dall’UEFA e non potrà comprare giocatori l’anno prossimo! Restando con i soliti Bale, Morata, Ronaldo, Ramos, Kroos, Rodriguez! Poveracci, come faranno?
Le Coppe, malgrado questa suggestiva terza maglia, pare non siano tra i nostri obbiettivi. Hai visto mai, ci fosse da giocare una Supercoppa, e chissà dove. E allora, testa al campionato. Se passiamo lo scoglio Perin, e poi dopo quello Salah con la nemesi Roma, poi la nemesi Udinese, poi lo scoglio Milan, e poi la vendetta dell’ex con il Toro di Mihajlovic, siamo a posto.
Come cantava Carosone? Mo’ vene Natale, nun tengo denare, me leggo o’ ggiurnale, e me vado a cucca’.

Già, poi sarà di nuovo calciomercato. Per gli amanti del genere.

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