Un fulmine squarcia il cielo
plumbeo di una Firenze oppressa dalla cappa di questa primavera in ritardo. L’aria
è foriera di cambiamenti, elettrica come in prossimità dello scatenarsi di un
temporale tropicale. Uno di quelli che lasciano la terra devastata, niente è
più come prima, dopo.
Siamo alla ricerca di un incipit
per l’articolo. Meglio questo inizio salgariano, tipo Le Tigri di Casette d’Ete,
oppure un qualcosa stile Seconda Guerra Mondiale, Das Oberkommand Der Wehrmacht
Florentiner….?
Si ride oggi per non piangere (ancora)
domani. Dopo aver intrattenuto gli eroi del primo scudetto viola con una
conferenza dal tema “Come mai la Fiorentina non può vincere lo scudetto”, dopo
aver dimenticato che la Fiorentina ha poi vinto un secondo scudetto (con
annessa conferenza bis), il quartier generale Della Valle ha preso una
decisione epocale. Alla Fiorentina cambia tutto. Tutto il potere a Cognigni.
Non è uno slogan marxista (nel
senso di Karl, oppure di Groucho, come uno preferisce). E’ un nuovo corso
aziendale. Il “nuovo” presidente visionerà tutto, deciderà su tutto, sarà più
presente a Firenze. Ogni acquisto, ogni cessione saranno decisi da lui. Bracci
(o per meglio dire, secondo i malevoli, braccini) destri, Daniele Pradé (senza
contratto) e Paulo Sousa (con un altro anno di contratto).
Chi conosce un po’ di cose viola
non può trattenere un sorriso, magari amaro. Il ragioniere, da quando una
decina di anni fa fu messo da Diego Della Valle a controllare che nel feudo
fiorentino nessuno spendesse un fiorino all’insaputa dei signori, non si è più
mosso da Firenze. Né si è più mossa foglia che lui non voglia.
Se questo è il cambiamento, la
rivoluzione a 360 gradi promessa dai patron, siamo messi proprio bene. E
infatti, il buongiorno s’è visto dal mattino. Firenze (dice) chiama Bruxelles
per Praett. Bruxelles risponde, la distanza tra domanda e offerta al momento è
chilometrica. Fosse una vignetta della Settimana Enigmistica, la didascalia
sotto sarebbe “Chi vi ricorda?”.
Tutte le telefonate finiscono a
mammana, potrebbe essere un titolo suggestivo della commedia in vernacolo che
sta proseguendo in Viale Manfredo Fanti, dopo l’uscita dal cartellone di Benalouane,
l’uomo che giocò due scudetti. Sarà che tra marchigiani e fiorentini ci si
capisce poco, i dialetti son diversi. Sarà che i Della Valle sono uomini di
letture, e tra queste c’è sicuramente il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, è una delle
frasi più celebri del romanzo e dell’intera letteratura italiana. E una delle
più apprezzate dagli italiani, intesi come cittadini. In questo caso, perché
nulla cambi, semplicemente non cambia nulla.
L’abbiamo, una volta di più,
buttata sull’ironia. Ma a ben vedere c’è poco da ridere. Il finale di
campionato ha mostrato tante cose, la principale è che mentalmente e
fisicamente una buona metà dell’attuale squadra è alla frutta. Risorse poche,
stimoli zero. Ogni riferimento all’annata di Mihajlovic è assolutamente voluto.
Se a coloro a cui la luce si è
spenta aggiungiamo coloro su cui si è accesa quella della plusvalenza, la
situazione è allarmante. C’è una squadra da rifondare. C’è un direttore
sportivo esautorato da almeno due anni. C’è un presidente che non compra più
nemmeno le offerte alla LIDL, spendendo tutto (o quel poco) in bollette del
telefono intercontinentali. C’è un allenatore così contento di restare che a
gennaio aveva dato le dimissioni, il fratello patron grande gliele aveva
accettate, quello piccolo no. Chissà che gli hanno promesso per convincerlo ad
onorare il secondo anno di contratto. Non osiamo pensarci, è stato già abbastanza
duro a vedersi questo girone di ritorno che si conclude domenica.
Quando qualche mese fa la vita ci
sorrideva e tutto sembrava viola, qualcuno lanciò un gioco di società: in quale
fontana ti butterai se la Fiorentina vince lo scudetto?”. Qualcuno rispose,
nella Fontana di Trevi, visto che l’ultima si gioca a Roma. I pochi che
domenica sfideranno l’Autosole, la Lazio ed il tedio per seguire la squadra
magari ci si buttano lo stesso. Per disperazione.
Guardiamo il lato positivo. A non
vincere nulla il popolo viola quest’anno si è risparmiato un’altra conferenza
di Andrea Della Valle, e soprattutto Benalouane che torna trafelato da
Leicester per alzare una coppa anche qui. Quando è troppo, è troppo.
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