martedì 24 maggio 2016

Il film del campionato viola: Andata verso le stelle

La stagione 2015-16 della Fiorentina comincia con un roboante 2-0 inferto nientepopodimeno che al Barcellona campione del mondo. E’ calcio d’agosto, d’accordo, mancano Messi, Iniesta e Suarez, d’accordo, ma i due gol confezionati dal gioiellino Bernardeschi sono un bel vedere, e riscaldano un cuore viola gelato dalle tante polemiche estive. Pochi giorni dopo, Gonzalo Rodriguez sbanca Londra, e Paulo Sousa si leva una bella soddisfazione contro il suo amico José Mourinho.
Malgrado acquisti mancati e figuracce, nonché cessioni avventate senza ricambio apparente, la Fiorentina si presenta all’avvio del campionato circondata di curiosità. La rosa si è ristretta, ma il gioco appare brillante come ai primi tempi di Montella. O bene bene, o male male.
Si comincia bene bene. Con il Milan in casa alla prima giornata è un 2-0 meno facile di quello che sembra. Gran punizione di Alonso, poi rigore di Ilicic, rimandata la vendetta dell’ex Mihajlovic. Fiorentina sugli scudi, ma solo per una settimana.
All’Olimpico di Torino, Alonso cade vittima del gemellaggio tra le tifoserie. Segna un bel gol, ma commette l’errore di esultare, coi granata non si può. Il vantaggio regge settanta minuti, poi gli ex Moretti e Quagliarella seguiti dal giovane Baselli schiantano una Fiorentina dal fiato corto. Ma ai tifosi dal gemellaggio facile va bene così.
Non si fa in tempo a intrigarsi nelle maglie della perplessità, con il Genoa in casa alla terza risolve una partita spinosa Babacar, tornato l’opportunista dei tempi di Modena.
In settimana, esordio in Europa League, dove la semifinale della stagione precedente è valsa il rango di testa di serie. Il Basilea però non lo sa, e bissa l’impresa del Torino superando nel finale una Fiorentina andata in vantaggio troppo presto. Prima sconfitta casalinga per Sousa, i bagliori estivi sembrano già lontani.
A Carpi, riprende il Baba-show.  E’ una partita dallo spessore tecnico di una Lega Pro, ma sembra in questa fase che almeno quando c’è da fare a sportellate in area e da approfittare di distrazioni di portieri e difese, il senegalese c’é. Non gioca ancora bene la Fiorentina di Sousa, ma lotta e risolve. Per ora va bene così.
Alla quinta, arriva al Franchi il Bologna. Qualcuno si ricorda del ricorso storico, successe anche nel 1968, varrebbe quasi la pena di ripeterne il risultato, se fosse lo stesso anche quello finale in campionato. A scanso equivoci, i viola vincono invece con reti di Błaszczykowski (ex oggetto misterioso venuto da Dortmund) e del bomber venuto da Dnipropetrovsk, Nikola Kalinic.
Tre giorni dopo, a San Siro con l’Inter è scontro al vertice. I nerazzurri, impreziositi da uno Jovetic che alimenta nostalgie e rimpianti nel popolo viola, fino a quel momento non hanno sbagliato nulla. Quella sera tocca invece alla Fiorentina, che gioca come se fosse quella del ’56 e giustizia Handanovic quattro volte. La seconda ha battuto la prima surclassandola, e adesso è prima lei.
Il primo ottobre, con quattro gol ai dopolavoristi del Belenenses (ma il Portogallo è messo peggio di noi in quanto a campionato?) di cui uno particolarmente bello e incoraggiante del redivivo Pepito Rossi, i viola tornano in corsa per l’Europa League.
Al ritorno in Italia, tre giorni dopo è la volta dell’Atalanta a prendere tre scoppole al Franchi. Segna perfino Verdu, dopo Ilicic e Borja Valero. Alla Fiorentina sembra andare tutto bene, l’Inter non ha ancora assorbito il colpo. Quella sera i viola sono soli in testa alla classifica per la prima volta dal 1999.
Si va a Napoli pieni di speranza. La capolista gioca bene, ma il Napoli va in vantaggio con il solito Insigne, che segna poco ma quasi sempre quando vede viola. Pareggia a un quarto d’ora dalla fine un Kalinic che in quel momento sembra Luciano Chiarugi. Subito dopo, sciocchezza di Ilicic che si mette a fare il Pizarro con Higuain. El pipita va a segnare un gol facile facile e riporta la Fiorentina sul pianeta Terra.
Il 22 ottobre, il Lech Poznan, benemerito viola da quando eliminò la Juventus in una Champion’s League di qualche anno fa, mostra il suo lato meno simpatico venendo ad approfittare di nuovo di una Fiorentina da turnover. Inutile il gol di Rossi su rigore al ’90, inutile l’ex salvatore della patria Babacar e tanti altri acquisti sbandierati in estate come panchina lunga.
Completa il trittico infernale la Roma, che alla nona viene al Franchi a risorgere da un avvio incerto. Al sesto subito in gol Mohamed Salah, la pietra dello scandalo estiva. La Fiorentina si butta in avanti in un assedio di Fort Apache sciagurato, settantadue per cento di possesso palla e gol di Gervinho in contropiede nel bel mezzo dell’autostrada senza pedaggio lasciata dai viola nella propria metà campo. Accorcia, al 94’ Babacar.
Alla decima, il povero Verona privo di Toni crolla sotto i colpi di Kalinic. Al Bentegodi il gemellaggio non vale, e la Fiorentina stavolta non fa sconti né regali.
Undicesima di campionato, quattro gol al Franchi al Frosinone tanto caro a Tavecchio e Lotito (e si vede perché). I laziali prendono gol perfino da Rebic, Mati Fernandez e Mario Suarez Mata, gente che segna con cadenze da calendario Maya. Arrotonda Babacar, dopodiché i frusinati se la prendono perché sul 3-0 Sousa fa esordire il terzo portiere Lezzerini, e giurano di vendicare tremendamente al ritorno la mancanza di rispetto.
Tocca quindi alla Fiorentina restituire cortesia e risultato al Poznan, 2-0 in Polonia tutto di marca Ilicic e qualificazione riaperta.
Quindi, a Genova sponda Sampdoria, il 2-0 confezionato con facilità irrisoria dalla banda degli IC, Ilicic e Kalinic, accende i riflettori su una Fiorentina che non solo è ancora capolista ma che gioca un calcio ancora più bello di quello di Montella. E’ vera gloria? si chiede il mondo del calcio italiano. La Juve è indietro, le altre annaspano, se la Fiorentina non facesse altri passi falsi….
E invece li fa, puntualmente. Dopo la sosta per la Nazionale, arriva l’Empoli, che alla fine del primo tempo conduce per 2-0 al Franchi. Nella ripresa entra Kalinic e ne fa due, che per poco non sono tre. Il pareggio salva la faccia ma non la classifica, che comincia ad accorciarsi.
A Basilea, Bernardeschi costruisce, portiere e difesa distruggono. Il pareggio è sufficiente a passare il turno, ma come seconda, non più testa di serie. E in ogni caso, qualcosa pare che cominci a scricchiolare nella macchina da gioco perfetta ammirata fino a Marassi.
A Sassuolo, o per meglio dire a Reggio Emilia, tocca a Borja Valero illudere con un facile gol in apertura. Poi è Fort Apache dei neroverdi, che pareggiano a fine primo tempo e tengono in apprensione i viola per tutta la ripresa.
Il sei dicembre, la Fiorentina regola l’Udinese (ormai post-Di Natale) con un 3-0 confezionato da Badelj (al suo primo centro), Ilicic e Fernandez. E’ il miglior viatico possibile per una squadra viola attesa al turno successivo dalla madre di tutte le partite.
La pratica Belenenses viene archiviata in settimana con il minimo scarto. La Fiorentina saluta la Europa League in attesa della ripresa di febbraio. Decide Babacar, che poi sparirà dai radar per il resto del campionato come il DC9 a Ustica.
A Torino, la Juventus aspetta la Fiorentina reduce da un impetuoso avvio di rimonta. Vuole i tre punti per accorciare ancora. I viola vanno subito in vantaggio con rigore di Ilicic, pareggia immediatamente Cuadrado, che non ha mai goduto di tanta libertà come contro gli ex compagni. Dopo 80 minuti in cui incredibilmente i viola hanno messo in difesa i bianconeri in casa loro, Mandzukic e Dybala approfittano di altrettante boiate della difesa fiorentina e portano la Juve sul 3-1, a meno tre da una vetta in cui la squadra viola non è più sola.
Tre giorni dopo, la Fiorentina fa una fugace apparizione in Coppa Italia. Il Carpi passa al Franchi ed apre una voragine nella parte alta del tabellone in cui si infilerà un incredulo Milan. Prime polemiche in viola, va bene che la panchina è corta per tre obbiettivi, ma questo sembrava il più facile.
L’anno si chiude con un 2-0 sul Chievo firmato Kalinic e Ilicic, la classifica dei cannonieri viola quest’anno è una questione tutta balcanica.
Alla riapertura dei giochi, la facile vittoria colta al Labarbera di Palermo per 3-1 fa dire che stavolta il panettone non è andato di traverso alla Fiorentina. Doppietta di ilicic e Błaszczykowski.
All’ultima del girone di andata, è la Lazio come sempre a rimanere indigesta ad una Fiorentina che lascia troppi spazi ai suoi razziatori. 3-1 biancoceleste al Franchi, con gol velenoso di quel Milinkovic Savic coprotagonista di una delle più grandi farse di calciomercato della storia del football mondiale. Almeno fino a Mammana.
Al giro di boa invernale, non si può non battere le mani ai ragazzi di Sousa per quello che hanno fatto vedere e prodotto nelle diciannove partite appena archiviate (le Coppe, lasciamo fare). Ma non si può non guardare con apprensione verso le stanze dei bottoni di Viale Manfredo Fanti, ora che la palla passa allo staff societario per il mercato di gennaio.
Visibilmente, c’è bisogno di allungare la coperta in casa viola. La società raccoglierà?

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