Finiti gli Europei, si ritorna ad
occuparci del nostro orticello. Un orto di guerra, più che mai. Parte a Moena
la stagione 2016-17, la prima del Corvino-bis, l’ennesima dell’autofinanziamento.
La lista dei convocati parla di
una Fiorentina a metà del guado, tra l’ultima stagione di Montella, la prima di
Sousa (confermato a sorpresa dopo un girone di ritorno da separato in casa) ed
un futuro che mai come in questa estate appare indefinibile. Sembra una di
quelle di 40 anni fa, anni settanta, post e pre campionati senza infamia e
senza lode, senza acquisti di rilievo a compensare perdite crescenti, fino all’anno
della grande paura, quel 1978 che tolse diversi anni di vita a chi era allora tifoso
viola.
Dunque, vediamo. All’organico
2016 mancano all’appello il Kuba, che se da un lato ci solleva da uno degli
spelling più difficili della storia gigliata, dall’altro ci fa rammaricare. Diventare
il miglior realizzatore della Polonia di sempre agli Europei, scavalcando gente
come Gregorsz Lato e Zbignew Boniek, non è da tutti. Può darsi che uno così ci
manchi. Sousa dice di no. Magari sarebbe stato meglio che fosse venuto a
mancare lui, diciamo noi.
Manca anche Cristian Tello, l’unico
raggio di sole dello scorso inverno assieme a Mauro Zarate, che invece è
presente (almeno per ora). Il barcellonese era quanto di più vicino ad un
sostituto del mai abbastanza rimpianto Joaquin che lo staff viola avesse
rimediato. Mica Bruno Conti o Claudio Sala, ma insomma l’uomo ogni tanto lo
saltava. Ci volevano 8 pippi per riscattarlo, mica i 120 di Pogba. E’ stato
deciso di non spenderli.
Pare che finché non entrano i pippi
delle cessioni, qua non si muove foglia. Diego pare che non voglia. A breve gli
arrivano le fatture del Colosseo, non scherziamo. Questi balocchi cominciano a
costare troppo, ‘sta storia del fair play lui mica l’aveva intesa così….
Cedere necesse est. IIlicic è
aggregato, ma è già iscritto nella colonna del dare. Pare che ci siano anche
Babacar, Mati Fernandez, Tomovic e uno tra Badelj e Vecino. Di pippi in tasca
se ne metterebbero tanti. Nel bilancio viola, chissà. Pare che ci potrebbe finire anche
Bernardeschi, nella colonna del dare, se le sirene dell’Inter, anzi dell’INDA!,
fossero confermate.
Strana gente i tifosi. Tra un
ragazzo di 22 anni di sicuro futuro come Berna e un signore di 31 che il futuro
ce l’ha dietro le spalle come Borja, all’unanimità danno via il primo. E Borja
sindaco (oddio, peggio di Nardella….). Se Ugolini avesse ragionato così,
vendeva Antognoni e teneva De Sisti. Altri tempi, altri costumi. E poi Ugolini
di calcio ci capiva. Adesso son tutti intenditori di bilanci. Con i soldi degli
altri, che non li vogliono cacciare.
Con i tempi di Corvino applicati
al calciomercato, pare di poter dire che chi è al mare adesso ci resti
tranquillamente. A Moena è come sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque:
non succede una mazza. Altrimenti sarebbe già successo.
Voglio dire, Giaccherini semmai
lo prendi prima degli Europei, quando costa 1,5. Non dopo, quando costa 15 e
perfino il suo agente Furio Valcareggi si è dimenticato di essere tifoso viola
di lungo corso. Adem Llajic, idem con patatine. Lo prendi subito, e con l’occasione
fai pari e patta con la Roma di tante questioni aperte, invece di continuare a
pagare avvocati che sono bravi a seguire soprattutto i propri, di interessi.
A quel punto hai praticamente
rifatto la squadra,e ti mancano solo i
terzini (solo, trattandosi di Fiorentina, è un eufemismo, visto che il terzinus
ordinarius è un animale che qui latita dai tempi di Christian Maggio). Sì,
perché nel frattempo hai ringraziato tutti gli dei del pallone di averti
restituito un Mario Gomez centravanti titolare della Germania che vale almeno quanto
l’avevi pagato, e a questo punto hai solo da convincere il prode Sousa a non
rompere i coglioni e farlo giocare. Insieme a Rossi, possibilmente. Di Kalinic
a questo punto fai quello che vuoi. Vuoi plusvalere? E plusvali, oppure
tienilo come terzo attaccante, visto che il Baba con il portoghese non se la
dice per niente.
Ammesso che il problema sia
Sousa, o non piuttosto il braccio corto della famiglia padrona. Che soldi nel
calcio non ne vuole più spendere, solo guadagnare. Il fair play è ridotto a non
fare rutti a tavola e lasciare il posto alle signore entrando in ascensore. Il
resto son discorsi, e in sede son tutti commercialisti.
E’ una squadra a metà quella che
corricchia sotto il sole di Moena agli ordini del capataz Sousa. E non è
detto che tutti i pezzi del puzzle vadano a posto di qui al primo settembre. O
che la partenza sia fogata come quella dell’anno scorso, anzi. Dicono i bene
informati che quest’anno in Val di Fassa si lavora soprattutto sul fondo.
Speriamo di arrivarci, in fondo.
Chi scrive si ricorda di estati simili nei formidabili anni settanta. Soprattutto
di quella in cui cominciò un incubo che finì solo all’ultimo minuto dell’ultima
partita la primavera successiva. Grazie ad un nostro giocatore, l’indimenticabile
ed indimenticato Ezio Sella, e ad uno dell’INDA, Alessandro Scanziani. Quel
giorno c’era gente di sessant’anni suonati che piangeva, all’uscita dallo
stadio.
Le lacrime basta, per favore.
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