E’ sempre un avvenimento quando l’1%
delle azioni dell’A.C.F. Fiorentina si presenta al ritiro della squadra. Passano
gli anni, 14 per l’esattezza, e se anche i titoli non arrivano l’avvio di una
nuova stagione viola è sempre un momento adatto a fare dei bilanci. Consuntivi
e soprattutto preventivi.
Luglio, si sa, è un mese critico
per Firenze. Non solo perché le temperature di consueto salgono a ridosso dei
40°, per non parlare del tasso di umidità, rendendo tutti più nervosi del
solito (che non è poco). Ma anche perché se qualcosa può andar male, o comunque
in modo insoddisfacente (sempre nei parametri della Legge di Murphy),
generalmente è questo il mese che sceglie per farlo.
14 anni fa furono i giorni dell’agonia
di Vittorio Cecchi Gori, e quelli in cui il Comune di Firenze (erede del titolo
sportivo Fiorentina) cercava convulsamente un interlocutore per la rinascita. Firenze
conobbe allora Diego Della Valle, imprenditore del ramo calzature poi estesosi
ad altri settori anche grazie alla visibilità acquisita con il viola sullo
sfondo. Andrea, il fratello minore, arrivò dopo, sia nell’interesse “tout court”
per il nuovo giocattolo di famiglia che nel possesso di quella quota societaria
pur minima che da allora gli dà diritto di parlare al popolo fiorentino.
L’attesa messianica di quell’1%
rappresentato dal biondo Della Valle jr. ha finito negli ultimi anni per
sostituire quella tradizionale per i nuovi acquisti. La stagione svolta quando a
Moena atterra l’elicottero di Andrea, e dopo che quest’ultimo ha licenziato
alla stampa le frasi storiche contenenti le coordinate dell’anno che verrà.
C’è stato un tempo in cui questa
stampa aveva bisogno di essere allettata magari anche con inviti a cena. Nel 2012,
il secondo progetto fu accompagnato da uno storico piatto di tagliatelle al
tartufo che finirono inevitabilmente per prevalere su qualsiasi considerazione
tecnica fatta dal proprietario di minoranza. Quello di maggioranza già allora
si teneva alla larga dalle cose viola. Parlò il fratellino, tra una forchettata
e l’altra. Nessuno si ricorda più cosa disse. Dopo quattr’anni, i titoli son
sempre quelli. Non c’è bisogno di ricordarsi nessuna frase in particolare.
Quest’anno, niente cena. Solo
bagno di folla, firma di autografi e dichiarazioni in libertà. Che tra un anno
nessuno si ricorderà, perché altra acqua sarà passata sotto i ponti di Firenze
portandosi dietro chissà cosa. Eppure varrebbe la pena tenersi qualche appunto.
Le parole di Andrea sembrano sempre lasciar trapelare un animo sensibile e
coinvolto, che purtroppo un destino cinico e baro ha finora tenuto ai margini
dei progetti viola. Tutto il contrario di quanto appare a chi segue i
campionati della Fiorentina domenica per domenica.
Dunque. La Famiglia ci tiene a
Firenze. Andrea ci tiene alla Fiorentina in modo viscerale. Finché durerà
questo amore, cioè per sempre, la Famiglia resterà proprietaria della
Fiorentina. Continuando a mandare allo stadio e ai ritiri solo l’1% delle
azioni, ma poco male, tanto quello che conta è che il restante 99% non molla. Chissà
mai perché, ma non molla.
La Famiglia ribadisce che vuole
vincere, non vivacchiare. Ma siccome c’è il fair play finanziario (quella
regola per cui compri solo se vendi, e se non hai investito bene gli anni
scorsi vendere è un bel problema), e siccome arrivano i cinesi (quelli che da
tre anni dovevano entrare in Fiorentina e che poi come in tanti altri casi
hanno dirottato su Milano), la Famiglia ribadisce che quest’anno si punta al
sesto posto. Fatti due conti potrà essere anche l’ottavo, ma non stiamo a
sottilizzare.
La famiglia promette lo Stadio
nuovo. Non sia mai, a Roma ha restaurato il Colosseo, e vogliamo lasciare
Firenze a prendere l’acqua al Franchi tutte le domeniche che piove? A Roma se l’è
cavata con 25 milioni d’euro, qui ce ne vorrebbero parecchi ma parecchi di più.
A meno di non aspettare che ce li metta il Comune, o qualche sponsor. Ma se
tanto ci da tanto, se si dura fatica a mettere il nome del Folletto (con il
dovuto rispetto) sulla maglia, forse non siamo messi bene nemmeno in questo
campo. Tanta acqua ha da prendere ancora il fiorentino, quanta ne deve
scorrere sotto i ponti sull’Arno, probabilmente.
La famiglia ribadisce che tra
Corvino e Sousa c’è sintonia. Fa tanto piacere saperlo. Allora la faccia
contrita del mister probabilmente dipende da una gastrite cronica. E quella
allegrona del diesse non è dovuta a senescenza precoce. Lui ha in serbo
qualcosa, vecchia volpe. Solo che aspetta gli ultimi giorni di mercato. Quelli
in cui si può dire che con 48 ore a disposizione di più non si poteva fare. Ai
tempi della Democrazia Cristiana (quelli in cui tra l’altro secondo un suo
esponente di spicco a pensar male si faceva peccato ma ci si indovinava
sempre), sarebbe stato un grande faccendiere Pantaleo Corvino.
A proposito, la Famiglia
ribadisce anche che di qui non si muove nessuno. Men che meno Kalinic, Borja
Valero, il recuperato Rossi, il prode Gonzalo e forse anche il prode redivivo
Gomez. A meno che non arrivi l’offerta che non si può rifiutare. Il problema è
che da quando ci sono i della Valle, di offerte ne hanno rifiutate ben poche.
L’estate prosegue, le parole dell’1%
dell’A.C.F. vanno in archivio. Tra un mese nessuno le ricorderà più, o le
confronterà con la realtà, quale che sia. Ed è un peccato, lo era sia ai tempi
della D.C. che in questi tempi moderni di fair play.
Come cantava Lucio Dalla? L’anno
che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità.
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