Settimana complicata, trascorsa in
un susseguirsi di momenti tristi, e densi di significato, come ad esempio l’ultimo
saluto ad uno dei più grandi campioni dello sport di tutti i tempi, un grand’uomo
anche fuori dal ring, uno di quelli che cambiano il mondo e lo lasciano
migliore di come l’hanno trovato. O come l’ultimo saluto ad un pilota di moto
da corsa, scomparso ad un’età in cui non dovrebbe nemmeno essere concepibile
ricevere onoranze funebri.
Settimana trascorsa anche da un’impresa
sportiva all’altra, compiute da campioni veri, da numeri uno che con un colpo
di pedale o di manetta del gas hanno saputo capovolgere un destino che sembrava
irrimediabilmente avverso. Vincenzo Nibali e Valentino Rossi, finché non suona
la campana andate. Il tempo dà ragione sempre ai migliori.
Settimana di elezioni
amministrative, e di preparativi per un Europeo di calcio che si preannuncia da
anno zero per la nostra Nazionale. Ops, pardon, a Firenze a parlare di Nazionale
si rischia di fare la fine di Fra Girolamo Savonarola (per chi non ricordasse,
c’è una targa in Piazza Signoria). La Fiorentina è la Nazionale di una città
ormai purtroppo sempre più ripiegata su se stessa, che vive le sue glorie
passate come simboli di rituali di cui si è perso il senso reale, che ha perso
la formula magica che possedeva una volta per produrne di nuove.
Settimana dunque con più carne al
fuoco di quanta se ne possa digerire in breve tempo. Diventa difficile
rituffarsi così, d'emblée, negli splendori e miserie
della nostra Madame, la Fiorentina. Anche perché a tuffarsi senza aver
controllato sotto, c’è il rischio di fare la fine di quelli che si buttano
nelle piscine vuote.
Parla Corvino. Già di per sé un
evento. L’altra volta alle sue conferenze stampa c’era la fila, più che a
sentire Wanda Pasquini nelle vecchie, care commedie in vernacolo. Pantaleo è
stato l’unico nella storia del calcio capace di fare concorrenza a Dario Fo ed
al suo “gramelot”. Parole che prima di lui non esistevano e dopo di lui danno
lavoro a schiere di esegeti del testo. Che avrà voluto di’?
E’ il momento degli exit poll. Proviamo
a farne uno sul futuro prossimo viola. Al netto delle dichiarazioni del nuovo
direttore generale, per analizzare le quali
necessita il testo a fronte, ci sono considerazioni di buon senso. Se un
cavallo come Corvino è di ritorno, vuol dire che ha ottenuto garanzie. Per sé,
intendiamo dire. “Questa volta quello che faccio è ben fatto, a prescindere”. “Ma
le pare, direttore, questo è il portafoglio (si fa per dire), faccia come
meglio le riesce, l’importante è che nessuno venga a romperci le scatole,
nessuno fischi, nessuno diserti lo stadio”.
Firenze è una città dove ormai ci
si accontenta, e se proprio qualche disturbo di coscienza sopravviene, ci si
isola dal resto del mondo. Noi siamo Firenze. Basta trovare altri undici
ragazzotti che, come si suol dire, “ci sentono per la maglia”, e il gioco è
fatto. Poi magari arrivi sesto o settimo anche l’anno prossimo, ma è un sesto o
settimo diverso, “gome una Gembionz”. Che sei arrivato ad un passo dalla Europa
League due volte e che quel passo poi ti sei sempre regolarmente rifiutato di
farlo, non se lo ricorda più nessuno. Il tifoso non vuole pensieri, disse una
volta un noto giornalista locale.
Corvino, che bene o male almeno
undici ragazzotti alla ripartenza del campionato dovrà iscriverli, è uomo dei
tempi lunghi. Delle trattative estenuanti, e magari su quattro o cinque binari
in contemporanea. Ci sono anche gli Europei a complicare la vita a chi fa
mercato. E’ il contrario della frutta, adesso i prezzi sono da fine giornata,
tra un mese saranno tutti da primizie.
Viviamo tempi oscuri, combattuti
tra Vecino e Gabbiadini. Sarà un’estate lunga, per certi versi interminabile,
come quelle che vivevamo da ragazzini tra la fine di un anno scolastico e la
ripresa del successivo. Con la differenza che allora ci divertivamo un monte, e
di tornare a scuola a ottobre non ne aveva voglia nessuno. Adesso, alla ripresa
del campionato a fine agosto ci sarà gente che prende d’assalto i pronti
soccorsi con crisi d’astenia. Tifosi sull’orlo di una crisi di nervi.
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