martedì 7 giugno 2016

Va' dove ti porta il cuore



Una cosa va detta. Questi Della Valle in quattordici anni di gestione in accomandita della Fiorentina qualche trucchetto l’hanno imparato. I misteri della scienza della comunicazione per loro restano tali, come le tecniche segrete di imbalsamazione contenute nel Libro dei Morti dell’Antico Egitto o come le tecniche di lavorazione della terracotta policroma dei fratelli Della Robbia per noi moderni.
Ma insomma, qualche espediente da illusionista di fine Ottocento l’hanno appreso. Bisogna dar loro atto, stavolta non era semplice andar sopra ai rumorosi mugugni di una porzione sempre crescente della “clientela” viola. Quest’anno l’hanno combinata grossa. Primi (o quasi) alla fine del girone d’andata, hanno fatto un girone di ritorno come il secondo quadrimestre che facevamo da ragazzi alle superiori, l’anno dell’esame di maturità. Remi in barca, e arrivederci a giugno.
Si, ci voleva qualcosa, qualche trucco tirato fuori dal cilindro del prestigiatore. Stavolta un piatto di tagliatelle ai funghi elargito alla stampa cittadina non sarebbe bastato. Né il rotolare di un paio di teste eccellenti, peraltro colpevoli come quei ministri che nelle prime monarchie costituzionali si prendevano le colpe (ed i relativi linciaggi) dei rispettivi sovrani.
Tecniche di comunicazione di massa. Tecniche di gestione aziendale. Chiamatele come volete. Ma la materia è la stessa, e la destinazione dove porta , anche.
Ce li immaginiamo, riuniti nel salotto buono di Casette d’Ete. Con il fido Cognigni a prendere appunti. Il minore, più scoraggiato del solito. Più di quattr’anni fa, dopo i fischi all’ultima giornata, quella del salvataggio in extremis con gol di Cerci al Lecce. Più di sei anni fa, quando fece lo spiritoso con Prandelli nel frattempo scaricato alla Nazionale: “Un giorno mi ringrazierai”. E Prandelli: “Se vuoi posso farlo già adesso”.
Il maggiore, con un bicchiere di brandy in mano, in piedi accanto al camino (è un principio d’estate più freddo del solito), interrompe il silenzio bruscamente: “Qui ci vuole il nome giusto. L’uomo che metta a tacere la piazza, e gli abbonati in coda al botteghino”.
Vediamo un po’. Antognoni no. Antognoni non è manovrabile, non si fa dire sul muso “Lei per chi lavora? Per noi? E allora faccia quello che le viene detto”, come sono abituati i nostri dipendenti.
Batistuta? Figurarsi. Ci manda a remengo, anzi à los remengos, al primo screzio. Poi quello è uno che ha l’Argentina in mano, quando sarà il momento. Figurarsi se viene a confondersi qui a Firenze, in mezzo a politicanti e figuri d’ogni sorta. Tutti inconcludentes, come dicono al suo paese.
Rui Costa? Proviamoci. O almeno proviamo a far dire alla stampa che ci stiamo provando. E’ una bufala, si vede lontano un miglio. Figurati se uno che è in carriera al Benfica (no, voglio dire, avete sentito bene? BENFICA, EUSEBIO, DUE COPPE CAMPIONI NEL PALMARES, LA STORIA DEL CALCIO) viene a perdere tempo qui, idem come quello sopra. Sì, sì, Firenze nel cuore. Ce l’hanno tutti Firenze nel cuore. Da turisti, per una settimana. Io non riesco a starci per più di mezza serata, dopo mi sono rotto le scatole e devo tornare qui, a Casette d’Ete.
Martin Jorgensen….ecco, qui forse ci siamo. Firenze nel cuore, ok, Fiorentina la mia casa, ok, la Curva non si dimentica, ok, il calcio che conta (!!!), ok……proceda, ragionier Cognigni, questo è uno che si è bell’e rotto le scatole di guidare pullman. Due piotte ed è nostro. Lo mettiamo a fare da parafulmine e paratifo. Nemmeno Beniamino Franklin.
Risolto il nome del paravento, ehm, dell’uomo di collegamento tra la società e la piazza da mettere al posto del povero Guerini (non servirà a un’ostia, ma almeno c’è qualcuno da mandare in conferenza stampa, se no tocca a noi, sai che palle?), adesso parliamo di cose serie. Ha telefonato a Pantaleo?
Cognigni si alza, agitato. Si, dottore, ho fatto leva sulla mozione degli affetti, come mi aveva detto lei. “Torna a casa”, gli ho detto. Non so se mi è scappato anche un “Lassie”, speriamo di no. Ma credo l’abbia presa bene. Bestemmie almeno non ne ha dette. Non ha detto “nonno”.
Tre giorni dopo, Cognigni annuncia Corvino, Corvino annuncia Frejtas e forse anche Jorgensen. La Fiorentina che non caccia uno scudo per i giocatori d’alta classifica, ne caccia a volontà per mettere a stipendio manager su manager. D’alta quota anche loro, per carità. Ma allora, di grazia, perché in quella bacheca polverosa sono quattordici anni che non si mette a dimora più niente? Anzi, è tanto se non si fregano anche quello che c’è?
Teoria e tecnica della comunicazione con il tifoso. Da stamani tutti sono a compulsare nervosamente di nuovo i giornali sportivi, manco fossero i Bignami di quando si studiava. Siamo già a scorrere i nomi di tutto l’album delle figurine.
Una domanda: ma Nkulu non lo doveva prendere il Milan?

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