venerdì 18 marzo 2016

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: Lo dice pure Pep Guardiola



Dai, picchia e mena, venne il giorno della prima azione legale vinta dalla Fiorentina. E’ soltanto un ricorso, non una vera e propria causa, ma fa epoca. Finora i principi del Foro assoldati dai Della Valle non ne avevano azzeccata una. Da oggi, i titoli restano sempre zero, ma le sentenze passano a una.
Succede che la Virtus Entella stracci sul campo la Fiorentina Primavera al Torneo di Viareggio, praticamente eliminandola al primo turno (complimenti tra l’altro allo staff tecnico che ha allineato un settore giovanile fin troppo promettente alla prima squadra, se non nello spessore tecnico almeno nei risultati). Peccato che si dimentichi che i fuoriquota possono essere non più di quattro (che sono già tanti) e ne schiera uno di troppo, Luca Oneto.
Successe anche alla Fiorentina, nell’ormai lontano 1977. In Coppa UEFA contro lo Schalke 04 nessuno nella società allora di proprietà del compianto Ugolino Ugolini si ricordò che Gianfranco Casarsa era squalificato e non poteva scendere in campo. Risultato, 3-0 a tavolino per i tedeschi e Fiorentina sempre più a fondo nell’annata che si concluse con la salvezza all’ultimo tuffo di Sella & C.
Stavolta è la società ligure con sede a Chiavari a fare la figura della sprovveduta, e la società viola a beneficiare di una sentenza ineccepibile a termini di regolamento, che le regala tuttavia un’ancora di salvataggio al prestigioso torneo giovanile e le evita un’ulteriore figuraccia di cui a questo punto di una stagione che si sta complicando a vista d’occhio nessuno sentiva il bisogno.
La Fiorentina squadra va avanti (forse) a Viareggio, mentre la Fiorentina società festeggia un successo. Certo, è di carta bollata. Certo, la Virtus Entella non è la Roma né il Chelsea, che hanno sicuramente dirigenti e avvocati migliori. Attorno ad Oneto, con tutto il rispetto, ballano indubbiamente tanti meno soldi che attorno a Salah o Llajic. E una società fin troppo propensa a litigare con l’universo mondo (del calcio e non) e a trasferire in tribunale i propri litigi prima o poi per la legge dei grandi numeri una ragione se la doveva pur veder riconoscere.
Resta tuttavia anche in questa circostanza un qualche retrogusto di amaro in bocca. Diciamo la verità, questa Fiorentina dei Della Valle diventata improvvisamente crepuscolare fa poca simpatia. Ne faceva poca, dal 2005 in poi, fuori di Firenze. Comincia a farne meno anche tra i propri stessi tifosi. Abbiamo appena finito di dire ai tifosi juventini intristiti dalla eliminazione in Champion’s che ha ragione Guardiola, tecnico del Bayern: “"Quando si perde si stringe la mano alla squadra che ha vinto e si va a casa". Ecco, sciocchezza regolamentare a parte, fa più simpatia l’Entella che la sua vittoria sul campo se l’era meritata (2-0 senza discussioni) della Fiorentina che per una volta è stata consigliata bene dai suoi addetti alla carta bollata.
Nel frattempo, la sentenza sul caso Salah si allontana a distanza di binocolo, com’era prevedibile. In compenso pare che si avvicini la causa a proposito del caso Benalouane. Figurarsi se a Viale Manfredo fanti non avrebbero condito un ennesimo figurone di calciomercato con una consulenza -sicuramente interessata - di qualcuno dei soliti principi del solito Foro che spinge per nuova carta, sempre rigorosamente bollata. E via, verso nuove avventure.
Il popolo viola si interroga sul perché la proprietà Della Valle si ostini a tenere alle proprie dipendenze uno staff dirigenziale capace di “cannare” in maniera così plateale le scelte di mercato (per di più quando sei in testa al campionato e senti che la coperta si accorcia e non ti protegge più dal freddo che fa lassù, secondo la celebre definizione del Trap). Ma il popolo viola, che una volta le risposte se le dava da solo, magari celebrandole in Viale dei Mille o in Piazza Savonarola con kermesse di popolo assai partecipate e rumorose, adesso attende lumi da una stampa che ne sa meno di lui ma che in compenso ha interesse che il sistema “si tenga”.
Le risposte sarebbero semplici. Non è Prade’ il colpevole come non era Corvino. Se tu compri un giocatore rotto a poche ore dalla fine del calciomercato e poi ti difendi dicendo che non avevi tempo di fare le visite mediche, o sei un pressappochista (ma allora non sei quel Daniele Prade’ che ha salvato per anni la Roma di Sensi dal tracollo fiscale e finanziario consentendole di restare ai massimi vertici del calcio italiano) o stai cercando di coprire i tuoi datori di lavoro, per ovvi e reciproci motivi. Parafrasando Enrico IV, Firenze val bene una figura a bischero.
I responsabili della pessima gestione viola hanno nomi e cognomi ben precisi: Diego e Andrea della Valle. Tutto il resto è aria fritta in pasto al popolo. Viola.

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