Giuliano Sarti lotta contro la commozione, mentre ricorda Giuseppe
Virgili, un altro che se n’è andato dei suoi amici e compagni di quello
spogliatoio fantastico che nel 1956 diventò davvero vanto e gloria di Firenze,
e meraviglia del resto del mondo.
“Siamo rimasti in pochi, è un’angoscia profonda quando qualcuno se ne
va”. Pochissimi, Giuliano. La legge inesorabile della vita non risparmia
nemmeno gli eroi dello sport. Sono passati sessant’anni da quello scudetto
favoloso conquistato con trentatre partite utili consecutive (e peccato per
quella trentaquattresima….) e dodici punti di vantaggio sulla seconda, un Milan
che non era affatto male. Cinquantanove dalla finale di Madrid dove la
Fiorentina contese ad un grande Real la seconda edizione della Coppa dei
Campioni.
All’appello rispondono in pochissimi. Giuliano Sarti di Castello d’Argile,
classe 1933, è uno di questi. Farà 83 anni il 2 ottobre. A festeggiarlo, ci si
augura, ci sarà ancora Ardico Magnini, il terzino di Pistoia, 88 anni sempre ad
ottobre, il 21.
Sergio Cervato, l’altro terzino, non c’è più. Nato a Carmignano di
Brenta il 22 marzo 1929, si è spento a Firenze il 9 ottobre 2005, dopo che una
lunga malattia l’aveva costretto ad interrompere la sua carriera di allenatore,
che aveva compreso anche le giovanili viola.
Anche Beppe Chiappella era stato allenatore dopo essere stato il
capitano di quella Fiorentina che si era cucita il primo scudetto. A San Donato
Milanese era nato il 28 settembre 1924, a Milano si era spento il 26 dicembre
2009. Firenze aveva fatto in tempo a tributargli nuova gratitudine dopo che nel
1978, annus horribilis, aveva salvato la squadra da una retrocessione quasi
sicura, subentrando in panchina a Carletto Mazzone.
Lo stopper Francesco Rosetta invece era di Biandrate, nel novarese,
dove era nato il 9 ottobre 1922. Nel novarese era tornato a vivere e a morire,
l’8 dicembre 2006. Alla Fiorentina si era alternato con Chiappella a indossare
la fascia di capitano. Nel 1957 Enrico Befani gli aveva addirittura conferito
una medaglia per i servigi resi alla società ed alla squadra.
Armando Segato era di Vicenza, dove era nato il 30 maggio 1930. Nato
ala sinistra, Bernardini lo aveva inventato come mediano. Dopo l’addio al
calcio agonistico era diventato allenatore. La sua carriera era stata stroncata
dal solito male incurabile che se lo era portato via il 19 febbraio 1973, qui a
Firenze dove viveva.
Miguel Angel Montuori veniva da Rosario, in Argentina. Scoperto da
padre Volpi, un religioso talent scout di calciatori a tempo perso che lo
segnalò a Befani, fu uno dei fenomeni della Fiorentina del primo scudetto e dei
quattro secondi post successivi, con 72 reti complessive. La sua carriera si
era chiusa anzitempo per un infortunio ad un occhio in amichevole. Senza
fortuna come allenatore né in Italia né in Cile, era tornato a stabilirsi a
Firenze nel 1988. Allenava i giovani dell’Isolotto, finché il male non si era
portato via anche lui, 4 giugno 1998.
Julio Botelho detto Julinho era nato a San Paolo del Brasile il 29 luglio 1929, ed
a San Paolo era morto l’11 gennaio 2003. In una stanza di cui, si venne a
sapere, aveva fatto dipingere i muri di viola. Nella sua bara secondo la sua
espressa volontà fu deposto il labaro della Fiorentina. Fu il più grande
giocatore brasiliano della generazione prima di Pelé, uno dei più grandi in
assoluto del suo tempo. Vittima della saudade carioca quando era a Firenze,
vittima di quella fiorentina una volta ritornato in patria.
Giuseppe Virgili era di Udine, dove era nato il 24 luglio 1935. Si è
spento all’Ospedale Maggiore di Careggi due giorni fa. Era stato soprannominato
Pecos Bill da Gianni Brera, in omaggio ai giornaletti western che come tutti i
ragazzi della sua generazione aveva divorato. Anche i portieri avversari aveva
divorato. 21 delle 59 reti con cui la Fiorentina conquistò lo scudetto nel 1956
erano sue.
Maurilio Prini veniva dalle Sieci, che il 17 agosto del 1932, giorno
in cui era nato, erano già una frazione del Comune di Pontassieve. Prini era
centrocampista offensivo, con il vizio del gol. Sua la rete, tra le altre, che
eliminò la Stella Rossa di Belgrado in semifinale di Coppa Campioni 1957, e che
spedì i viola al Santiago Bernabeu a giocarsi la finale con il Real. E’ morto a
Firenze il 22 aprile 2009.
Guido Gratton era di Monfalcone, dove aveva visto la luce il 23
settembre 1932. Quella luce che si era spenta prematuramente a Bagno a Ripoli
il 26 novembre 1966, quando i rapinatori introdottisi in casa sua per
sottrargli l’incasso del circolo tennistico che dirigeva avevano fatto fuoco,
stroncandogli la vita. Per una volta ancora dai tempi gloriosi del Rinascimento
e del Risorgimento, la Basilica di Santa Croce era stata giustamente concessa
alla celebrazione delle sue esequie.
Claudio Bizzarri, attaccante di riserva di quella leggendaria
Fiorentina, c’è ancora. E’ nato a Porto Civitanova il 21 dicembre 1933 ed ha la
stessa età di Sarti. C’è ancora anche Giampiero Bartoli, difensore nato a San
Giovanni valdarno il 1° aprile 1934, così come Sergio Carpanesi, centrocampista
di La Spezia nato il 22 marzo 1936. E’ ancora tra noi anche Alberto Orzan,
centrocampista di San Lorenzo di Mossa, nato il 24 luglio 1931.
Non c’è più il portiere di riserva Riccardo Toros, nato e morto a San
Lorenzo Isontino (1 dicembre 1930 – 27 giugno 2001). Né Bruno Mazza,
centrocampista nato a Crema il 3 giugno 1924 e morto a Milano il 25 luglio
2012. Né Aldo Scaramucci, mediano di Montevarchi, dove era nato il 24 febbraio
1933 ed é morto il 10 gennaio 2014.
Fulvio Bernardini, fuoriclasse del nostro calcio sia come giocatore
(talmente forte che Pozzo non lo convocò ai vittoriosi mondiali del 1934 per
non sconvolgere gli equilibri di squadra) sia come allenatore (la cui carriera
decollò proprio con il sorprendente scudetto viola), era di Roma. Nato il 28
dicembre 1905 e scomparso il 13 gennaio 1984, dopo aver rifondato anche la
Nazionale italiana, avviandola verso il titolo mondiale conquistato con Bearzot
in panchina.
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Il Corriere dello Sport del 7 maggio 1956 |
Enrico Befani, presidente senza bacini di utenza ma con una grande,
sconfinata voglia di vincere e passare alla storia di Firenze oltre che a
quella della natìa Prato, era del 1910. Scomparve nel 1968, pochi mesi prima
che il suo successore Nello Baglini regalasse a lui e a tutti i tifosi la gioia
del secondo scudetto.
Questa è la storia. Gli eroi son tutti giovani e belli. E come tutti
gli altri, invecchiano e ci abbandonano, lasciandoci con il cuore gonfio di
tristezza. Come se fossimo stati con loro, in quei giorni di gloria, in quello
spogliatoio dove – come dice Giuliano Sarti – entravano soltanto amici. E
uomini veri.
dedicato a mio padre