Khalifa Bin Zayed al Nahayan |
Radio Stadio la dà per certa. Un’offerta che è difficile, se non
alla fine impossibile rifiutare. Come quella per Alonso. Sul piatto dei della
Valle sarebbero stati posti 180 milioni di euro, cash. A metterceli, Khalifa Bin Zayed al Nahayan, presidente degli
Emirati Arabi Uniti con capitale Abu Dabhi, nonché proprietario della compagnia
aerea di bandiera locale. Il cui nome a Firenze sta diventando leggenda.
Etihad. Come la Quinta armata del generale Clark. Arrivano, non
arrivano, i nostri liberatori? E quando arrivano? Pare che l’ultima Linea
Gotica da sfondare, l’ultimo fattore da valutare per rendere operativa l’operazione
(ci si scusi il gioco di parole) sia la questione della fattibilità del nuovo
stadio.
Tanta carne al fuoco da cuocere a
puntino. A fronte di una stagione cominciata che più alla meno non si può. Diciamo la verità, qualcosa di fondato ci dev’essere.
Al di là dei discorsi e delle giustificazioni degli attuali proprietari della
Fiorentina e di tutta la stampa cittadina che adesso – come da diverso tempo –
cerca di far combaciare la realtà con il mito secondo i dettami della filosofia
platonica (ci perdoni il grande filosofo l’accostamento oggettivamente
stridente), non ha senso cominciare appunto una stagione in un modo che pare
tanto un 8 settembre addomesticato se
l’obbiettivo finale non è quello di ritirarsi a Brindisi: vendere, andarsene,
mollare, fare festa.
Non hanno voluto provarci, i Della Valle quando la
Fiorentina era bene o male in testa alla classifica o a ridosso, la stagione
scorsa. Che senso ha provarci adesso – a restare a tutti i costi, intendiamo –
che la squadra è stata ridotta in condizioni tali che anche un Torino, una
Sampdoria, un Sassuolo appaiono concorrenti temibili per una corsa dal sesto al
decimo posto?
E’ una stagione impostata per
concludersi in modo probabilmente complicato. Ciò ha senso soltanto in funzione
di una exit strategy. L’offerta, dice
appunto Radio Stadio, c’é. I Della
Valle la stanno valutando. Ethiad, o
chi per lei, sta valutando nel frattempo
l’opportunità di un investimento complessivo su stadio e infrastrutture (non
dimentichiamo che l’area Mercafir,
finora proposta all’uopo dal Comune, è a due passi dall’aeroporto di Peretola,
su cui tra l’altro pendono pianificazioni e intenzioni di investimento
pubbliche e private, per quanto tutte da verificare).
In attesa di verifiche, l’interrogativo
si impone. Perché lo stadio a Della Valle no e ad Ethiad sì? Le considerazioni, se non le risposte, sono tante. Forse
quattordici anni non sono passati senza lasciare il segno, come le rughe sui
nostri volti di tifosi invecchiati, sulle posizioni di partenza dei Della Valle
medesimi, in termini di amicizie perse e strategie andate a male. Quando fallì
Cecchi Gori era ancora la Seconda Repubblica. Bastava un Mastella a catapultare
degli imprenditori ancor giovani e tutto sommato ambiziosi nel gran mondo dell’alta
finanza, della macroeconomia, della politica che conta.
Da lì in poi, lo scaltro Diego Della
Valle fece lo stesso errore dello sprovveduto Cecchi Gori che aveva sostituito
nel cuore dei fiorentini: si scelse i nemici come peggio non poteva. Berlusconi
e Agnelli li puoi affrontare con qualche chance
se dietro hai una Merkel, non un Mastella. Nel frattempo la Repubblica è diventata
la Terza, e ti sei giocato anche quel Renzi che all’inizio era tutto pappa e
ciccia e veniva a vedere le partite accanto a te con la stessa maglietta viola da
ragazzini cresciuti.
Magari, ci può essere anche il fatto
che lo sceicco, o per meglio dire il presidente di Ethiad, lo stadio se lo paga e con bigliettoni sonanti. Te invece,
secondo lo stile del vecchio ex amico Moratti, volevi applicare la celebre
formula “paga il pubblico, riscuote il
privato”. L’imprenditoria italiana è questa, d’altronde. O sei proprietario
anche del Comune, come la Juventus a Torino che comunque lo stadio l’ha
costruito in tre anni o poco più, oppure devi mediare o trovare mediatori. E un
bel giorno scopri che gli accordi presi con Domenici non valgono più con Renzi,
e Nardella gioca a campana. Il
partito è sempre lo stesso, ma il mondo è cambiato ed il vento pure.
I Della Valle non hanno più
amici, questo è chiaro. Se basta un Cairo – non Murdoch - a portar loro via
RCS, è segno che non è più il loro tempo. E’ il momento di fare i conti e
venirne fuori. La politica li ha rigettati, la finanza pure, l’economia va
avanti in Italia per logiche tutte sue e le scarpe – per quanto di lusso – non sono
un bene primario, strategico.
E’ un nuovo anno zero, se non questo il prossimo. E’ un anno che è cominciato
in salita, e che alla fine è auspicabile che veda la Fiorentina comunque con le
ossa ancora intere. Altrimenti, come nel 2002, si finirà per vendere un
cadavere, o un moribondo in agonia.
Il clima è di smobilitazione, lo
può vedere e respirare chiunque. Ed una smobilitazione furbetta come quella di
re Sciaboletta che scappa a Brindisi.
La vendita di Alonso non si decide a un giorno dalla fine del calciomercato
quando ormai è insostituibile, ma un mese prima. A meno che al buon Conte non
sia stato prospettato proprio questo: te lo diamo, ma chiedicelo alla fine, se
no dobbiamo sostituirlo, e già che ci siamo nel prezzo supervalutato mettiamoci
pure la chiusura della vicenda Salah, che risparmiamo tempo, fegato e avvocati.
A proposito, ci serve anche far pace con la Roma, che se non si faceva
uccellare dal Porto domenica scorsa il buon Borja Valero era a ripararsi dal nubifragio dell’Olimpico,
anziché da quello di Marassi.
Intanto l’Europa League, quel
torneo che Mario Cognigni ha definito inappetibile per la Fiorentina "perché costa”, è alle porte. Una prima
notazione: la finale di questo torneo si giocherà il 24 maggio 2017 alla
Friends Arena di Solna, Stoccolma, Svezia. Stadio i cui lavori – finanziati dalla
Swedbank, la banca nazionale svedese –
cominciarono il 7 dicembre 2009 e finirono il 27 ottobre 2012.
Viene da piangere. E speriamo che
lo sceicco Bin Zayed non se ne accorga, delle nostre lacrime. E’ ancora in
tempo semmai a ripensarci.