Con il girone di ritorno comincia un altro film. A
Milano con il Milan l’ex Mihajlovic
si toglie lo sfizio di consumare freddissimo un piatto della vendetta che
aspetta di assaggiare da tempo. Bacca segna subito, Kalinic non risponde. Nel
finale Boateng approfitta di una dormita difensiva uccellando Tatarusanu. 2-0,
per la felicità di Melissa Satta e di Cristina De Pin.
La settimana dopo con il Torino ci si dimentica per una volta di un gemellaggio spesso a
senso unico e si gioca l’onesta partita che ristabilisce i valori in campo. 2-0
anche qui, con Ilicic e Gonzalo che timbrano il cartellino e illudono il popolo
viola che il peggio sia passato.
A Genova, sponda Genoa, è partita dove si corre tanto e dove per una volta la
Fiorentina non impone il suo possesso palla. Alla fine, pur con il fiatone, la
Fiorentina strappa uno 0-0 che se va stretto a qualcuno quello è il Grifone.
Tra i rigori dell’inverno, il 3 febbraio i viola
vendicano l’eliminazione dalla Coppa Italia contro il Carpi. Nella morsa del gelo segna subito Borja Valero. Dopo
settanta minuti, Lasagna si rivela indigesto anche per la Fiorentina. Il
neo-acquisto Zarate, unico colpo vincente di una campagna acquisti
fallimentare, fa innamorare Firenze con un eurogol al 93’.
A Bologna,
finalmente un Bernardeschi schierato da Sousa dove calcio comanda, cioè al
centro della mediana di centrocampo, illude i viola portandoli in vantaggio. I
suoi compagni lo deludono consentendo a Giaccherini il più comodo dei pareggi.
14 febbraio, per San Valentino arriva l’Inter che vuole dimostrare di non
essere quella dell’andata. Non ci riesce, subendo la Fiorentina, ma passa in
vantaggio nel primo tempo con Brozovic. Nella ripresa pareggia Borja Valero.
Fnirebbe così se Babacar non risorgesse momentaneamente dalla tomba segnando un
altro gol di rapina dei suoi, sempre al 93’.
Quattro giorni dopo arriva il Tottenham, di nuovo sorteggiato come avversario dei viola di Europa
League. Stavolta è dura. Passano gli inglesi su rigore, pareggia Bernardeschi
con un eurogol alla Mauro Bressan. La Fiorentina ne sbaglia tanti, troppi. A
Londra stavolta servirà un miracolo.
A Bergamo, rinasce Mati Fernandez, che quando vede Atalanta vede rosso. Raddoppia Tello al
suo primo gol in viola, accorcia Conti per gentile concessione della difesa
ospite, si rivede Kalinic in contropiede, chiude Pinilla che quando vede viola
vede ancora più rosso. Ma non c’è tempo per una nuova beffa, vince la
Fiorentina 3-2.
A Londra, niente miracoli. L’avventura di coppa dei
ragazzi di Sousa si chiude sotto il peso di tre gol. Stavolta non ci sono
attenuanti, né scuse. In campo sembra che ci sia almeno una categoria di
differenza con il Tottenham, e non a
favore dei viola.
Arriva il Napoli,
e per l’ultima volta la Fiorentina si ricorda di come giocava all’andata. Porta
in vantaggio i viola Alonso, che poi fa il verso a Ilicic scherzando con
Higuain. Pessima idea, pareggio immediato. Finisce 1-1, ma almeno al Franchi si
è rivisto giocare un gran calcio.
A Roma,
per venti minuti, ci si illude di poter restituire lo sgarbo dell’andata, per
non parlare di quelli fatti dai viola la stagione precedente. Poi El Shaarawy e
Salah affondano nel burro. Ilicic segna su rigore il gol dell’ultima illusione.
Nella ripresa ancora Salah (la cui sentenza UEFA slitta nel frattempo a data da
destinarsi) e poi chiude Perotti, altro obbiettivo di mercato, sì, ma degli
altri. Nessuno ancora lo immagina, ma il campionato della Fiorentina finisce
quella sera, con il sorpasso dei giallorossi al terzo posto.
Gemellati o no, un gesto affettuoso non si nega a
nessuno. A Firenze il derelitto Verona
va sotto con Zarate. Nella ripresa Pisano si trova in area al momento della
distribuzione dei regali e pareggia il conto. Non servirà a salvare i
gialloblu, ma ai nerazzurri interisti per riagguantare la Fiorentina al quarto
posto sì.
A Frosinone,
la vendetta dei gialloblu laziali si consuma partorendo un inguardabile 0-0 che
serve solo, anche qui, ad allontanare ulteriormente la Fiorentina dagli
obbiettivi dichiarati dai suoi proprietari. Non di recente, comunque, perché il
silenzio stampa di un impermalito Della Valle si protrae ormai da settimane.
Continua il mese della solidarietà. Arriva a
Firenze la Sampdoria di Vincenzo
Montella. Dice lo stesso Paulo Sousa di applaudirlo come merita. Quello che non
dice è di regalargli metà della posta in paio. Gran gol di Ilicic vanificato da
una dormita collettiva su Alvarez.
Tocca quindi all’Empoli levarsi una soddisfazione attesa da vent’anni al Castellani.
Erano i tempi in cui si andava sulla FI-PI-LI in motorino. Adesso si va in
macchina, se ne pigliano due da Pucciarelli e Zielinski, e si torna a casa.
A Firenze, arriva il Sassuolo, spauracchio di tutta la serie A. Deve stare peggio di
noi, in quanto a condizione, perché ne becca tre: Gonzalo, momentaneo pareggio
di Berardi, Ilicic e autorete di Consigli da torneo Viva il Parroco.
A Udine, tocca ai viola confermare la tradizione
che li vuole soccombenti alle pendici delle Alpi carniche. Segna subito uno dei
tanti Zapata dell’Udinese, pareggia
Zarate, vanifica il tutto Thereau.
Una volta Fiorentina – Juventus era l’occasione per riprendersi da campionati mediocri,
per giocare la partita della vita. Quella del 24 aprile sembra la partita del
cuore. Segna Mandzukic dopo uno sterile predominio territoriale viola. Pareggia
Kalinic dopo una faticata immane per bucare la difesa dei campioni d’Italia. Un
minuto dopo, su angolo bianconero, vanno in quattro su Tatarusanu, i viola, e
nessuno su Morata. Un rigore incredibile concesso al 90° viene sbagliato da
Kalinic. Qualcuno comincia a stilare la lista dei non più incedibili, in vista
del mercato di giugno. Kalinic c’é. 1-2, e Juventus campione sul prato del
Franchi.
Di nuovo a Verona, quartiere Chievo. Altro 0-0 che fa chiedere se sia il caso di mantenere la
serie A a 20 squadre. E certi giocatori a stipendio della Fiorentina.
Un altro 0-0 casalingo con il Palermo fa chiedere invece che cosa ci sta a fare l’Ufficio
inchieste. Per come va la partita, non ci sarebbe da meravigliarsi se in estate
Zamparini facesse qualche pacco dono ai viola.
Si chiude a Roma con la Lazio. Tradizionalmente località e avversario infausti come pochi.
Si parte subito sotto, ma poi comincia lo show viola, quattro gol in quaranta
minuti: due volte Vecino (era l’ora), Bernardeschi e Tello. Metà cuore gioisce,
l’altra metà si infuria chiedendo a lorsignori in viola dov’erano andati a
finire negli ultimi due mesi.
Finisce così uno dei campionati più assurdi della
storia della Fiorentina. Con una società allo sbando, e una squadra che se n’è
accorta da tempo. Diego Della Valle sta dietro a comprare
il Corriere della Sera, non una copia ma tutto l’edificio. Forse non ha tempo
di leggere i giornali sportivi. Firenze e Casette d’Ete non sono mai state così
distanti. L’estate sarà lunga e complicata.
Nessun commento:
Posta un commento